Paola Novara racconta la storia e l’archeologia della città di Ravenna

Non poteva che nascere a Ravenna, città ricca di storia e di meraviglie monumentali, un’esperta di storia e archeologia dell’Antico Esarcato quale Paola Novara. Ha saputo trasformare il suo amore per gli studi storici in una professione, dedicandosi sempre di più alla scrittura. Oggi può essere considerata una delle studiose più attente e prolifiche: con la sua ‘penna’ ha svelato e descritto tante bellezze aiutando alla calorizzazione del territorio.

Una vita dedicata agli studi

Paola Novara nasce a Ravenna l’8 dicembre 1960. Sin da giovanissima sviluppa un forte fascino per il passato e si laurea in Storia con indirizzo medievale all’Università degli Studi di Bologna, con una tesi in Archeologia Cristiana: “Le corone e i simboli del potere nell’arte paleocristiana”. Per completare la sua formazione, la scrittrice ottiene poi un dottorato in Archeologia Tardoantica e Medievale.

Nel corso degli anni, inizia a collaborare con la Soprintendenza dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna e di Ravenna. Mai appagata dal suo sapere, in parallelo, prosegue gli studi ufficiali e si laurea anche in Topografia antica a Ferrarae in Scienze del Libro e del Documento all’Università degli Studi di Bologna a Ravenna con una tesi in “Management delle Biblioteche”. Attualmente è impiegata come funzionaria al Museo Nazionale di Ravenna, lavoro che le permette di portare avanti i suoi studi e le sue ricerche sulla storia e l’archeologia della città.

Alla scoperta della città di Ravenna attraverso le opere di Paola Novara

Sono centinaia le pubblicazioni che può vantare la scrittrice ravennate. Articoli scientifici, recensioni, atti di convegni e ovviamente anche molteplici volumi che descrivono Ravenna e la Romagna del periodo tardo antico e medievale.

Risale al 1994 la sua prima pubblicazione è “S. Adalberto in Pereo e la decorazione in laterizio nel ravennate e nell’Italia settentrionale (secc. VIII-XI)” (“Documenti di Archeologia”, collana diretta da S. Gelichi e G. P. Brogiolo, n. 3). Segue nel 1997 “La cattedrale di Ravenna. Storia e archeologia” (Danilo Montanari Editore). Conquista gli appassionati di storia nel 2018 con “Storia delle scoperte archeologiche di Ravenna e Classe” (Danilo Montanari Editore), che è una delle sue pubblicazioni più note, insieme a “Pel bene dei nostri monumenti. Odoardo Gardella. Archeologia e antichità locali nella Ravenna dell’Ottocento” (Edizioni Nuova S1), pubblicato nel 2004. C’è spazio anche per un ebook nel 2009 con Fernandel: “Rileggere l’Ottocento. Fortuna critica e iconografia di Ravenna nel XIX secolo” (Fernandel). Con Giovanni Gardini pubblica “Le collezioni del Museo arcivescovile di Ravenna” nel 2011. Nel 2016 uno studio su “Ravenna medievale. Chiese e altri edifici di culto. Note di storia e archeologia” (Supernova).

L’avvio di una proficua collaborazione con l’editore Il Ponte Vecchio

A partire dal 2016 inizia una proficua collaborazione con l’editore Il Ponte Vecchio, per cui pubblica – in pratica – quasi un libro all’anno. Il primo, scritto a quattro mani con Alessandro Luparini, si intitola, “Storia di Ravenna. Dalle origini all’anno Duemila”. L’anno seguente, il suo sguardo si rivolge alla Romagna con uno studio su “La Romagna dei castelli e delle rocche”.

Particolarmente apprezzato è stato il suo libro “Sotterranei e segreti di Ravenna” (2018) che rappresenta un vero e proprio tuffo nel mistero.

«Le cripte sono i sotterranei più diffusi a Ravenna – svela Novara –. La città vanta un primato al riguardo dato che ne ha più di qualsiasi altra. Nel libro mi occupo in particolare di quelle all’interno delle basiliche di San Francesco e di Sant’Apollinare in Classe. Sulla prima, la più ammirata da turisti e visitatori, ho scoperto che non era per nulla conosciuta fino all’Ottocento. Il ritrovamento lo si deve a Corrado Ricci. La seconda, invece, è sempre stata molto nota. Però c’è una storia che merita di essere raccontata. I monaci di Classe erano convinti che dentro la cripta ci fossero le spoglie di Sant’Apollinare e chiesero al Papa l’autorizzazione a cercarle. Non era cosa così scontata perché c’era il monastero di Sant’Apollinare a Ravenna, che sorgeva dove oggi c’è la basilica, che sosteneva di avere le spoglie. La vicenda finì che i monaci di Classe trovarono il corpo in un sepolcro ed ebbero ragione».

Sempre nel 2018 scrive anche la storia di “Enrico Pazzi e la creazione del Museo Nazionale di Ravenna”, in tal caso per l’editore Supernova.

Molto amato anche il volume “La Romagna delle pievi” (2020) che ha per protagoniste le piccole chiesette che costituiscono un vero e proprio patrimonio disperso nelle campagne e nelle colline del territorio.

«Le pievi ravennati più interessanti – racconta Novara – sono quelle che sorgevano nella zona Decimana, dove ancora sopravvive San Cassiano in Decimo, sul cui campanile si trova ancora in opera un gruppo di ‘bacini’ del XII secolo di importazione. A livello personale, la pieve a cui sono più affezionata è quella del Tho di Brisighella, semplicemente perché è la prima che ho studiato tanti anni fa».

Nel 2021 offre ai suoi affezionati lettori uno sguardo sulla “Vita quotidiana nella Ravenna Medievale”, con curiosità sui lavori, le strade, il cibo, le usanze, come mai fatto prima. «Nell’organizzazione urbana – ricorda –, la città ha conservato una consistente impronta dell’impianto tardoantico. Questo perché Ravenna è uno di quei rari casi in cui si sono conservate quasi per intero le mura tardo antiche».

L’ultima pubblicazione della Novara risale allo scorso anno ed è dedicata a “Santa Croce di Ravenna: archeologia e storia”.

I social

Pezzi di storia e nuove pubblicazioni sono visibili sulla sua pagina Facebook per tutti coloro che vogliono approfondire il suo lavoro.

Cresciuta a pane e libri porto il mio amore per la lettura su carta. Parlo di opere letterarie da scoprire e di cultura in ogni sua forma. Riduco a 10 ogni vostra domanda o curiosità. Per Più notizie mi occupo delle rubriche letterarie e delle bellezze del territorio.

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