Diario dell’alluvione di maggio 2023. La Romagna sprofonda nel fango ma non si arrende

Dall'allerta del 15 maggio agli allagamenti che interessano la provincia di Ravenna nei giorni successivi. 27.775 le persone evacuate, 6 morti e migliaia di euro di danni.

L’acqua cadeva a dirotto un anno fa, già dal 14 maggio la Romagna era in allerta arancione per criticità idrogeologica e iniziava a tremare, ancora sofferente a causa di ciò che aveva subito solo un paio di settimane prima. Il 15 maggio la pioggia non si ferma e la situazione passa a un livello critico, verrà diramata l’allerta Rossa, nessuno si aspettava ciò che sarebbe successo: una vera e propria alluvione.

Dall’allerta ai primi allagamenti

L’allerta 61 prospetta precipitazioni fino al 17 maggio: «Nell’intero arco delle 48 ore è previsto un accumulo medio complessivo di circa 150 mm di pioggia. Rispetto ai fiumi, sui bacini romagnoli affluenti del Reno sono previsti colmi di piena vicini ai franchi arginali, ai massimi storici registrati. Sono inoltre possibili significativi innalzamenti sul reticolo idrografico minore, con fenomeni di erosione spondale e possibili inondazioni delle aree limitrofe».  

Tante le misure precauzionali attivate per fronteggiare il problema, come la chiusura di scuole, centri occupazionali, palestre comunali, mercati e cimiteri, e anche l’invito a tutta la popolazione di evitare spostamenti e di stare lontani da fiumi e corsi d’acqua, considerate zone di particolare rischio.

Già dalle prime luci del 16 maggio si verificano le prima frane in collina, mentre preoccupa il rapido accrescimento dei fiumi, con conseguente chiusura di ponti e strade in prossimità di aree a rischio. Nel pomeriggio giunge la sospensione della circolazione ferroviaria e il prolungamento dell’allerta rossa per le 24 ore successive. Le autorità iniziano a consigliare alla popolazione di spostarsi ai piani alti, si avvia la macchina dell’assistenza con l’apertura dei primi hub.

I primi allarmi di evacuazione arriveranno intorno alle 18.30 di sera, partendo da Faenza per poi proseguire con Cervia, Bagnacavallo, Russi e Ravenna. La ss16 verrà chiusa. La Romagna si fermerà, in attesa.

La Romagna sprofonda nel fango

Intorno alle 21, con il sopraggiungere della notte, la tragedia: Faenza è completamente in ginocchio. I fiumi Marzeno e Lamone superano gli argini e l’acqua entra nel centro abitato: da via Cimatti a via De Gasperi, fino a Corso Europa e le strade limitrofe in riva destra. Da via Renaccio, via Lapi, via Carboni e strade limitrofe in riva sinistra.

Il sindaco Isola si rivolge alla popolazione chiedendo a tutti i cittadini di andare ai piani più alti possibile. Se necessario, anche sui tetti. I Vigili del Fuoco stanno effettuando i soccorsi. La situazione si presenta molto più grave degli eventi dei primi del mese, viaggiano notizie confuse, si parla di acqua a 4 metri di altezza nelle case più basse. Acqua che continua a salire, interessando sempre più vie.

A subire la forza dell’acqua nella notte fra il 16 e il 17 maggio sono anche i comuni di Sant’Agata sul Santerno per la rottura del Santerno che inonda gran parte del centro abitato, per poi arrivare a Mordano e a Bagnara di Romagna.

Il Senio cede a Castel Bolognese per poi raggiungere Solarolo, Barbiano e il centro di Lugo. L’acqua comincia a risalire dalla parte sud della pianura, lato via Emilia, per raggiungere il centro storico. A Cervia molte vie si ‘risvegliano’ invase dall’acqua.

Nella giornata del 17 gli ordini di evacuazione procedono su tutto il territorio. I momenti di terrore si susseguono. La gente viene portata via dalle case con ogni mezzo possibile: gommoni, barche, elicotteri, canotti ma anche pedalò e tavole da surf.

Il Ronco, il Montone e i Fiumi Uniti entrano nello stato di allerta e rischiano l’esondazione. La gente evacuata a Ravenna inizia a spostarsi verso i centri d’accoglienza presenti nel territorio comunale o negli alberghi messi a disposizione dagli imprenditori locali per ospitare la popolazione a rischio.

Intorno alle 4 di notte la frattura del Lamone fra Reda e Fossolo sovraccarica il Cer e tutta la rete secondaria dei canali consortili e allaga parti significative delle campagne.  Allagamenti si registrano anche a Russi, Godo, San Pancrazio e Villanova di Ravenna.

Ravenna dai grandi fiumi al pericolo dei canali minori: si allaga Fornace Zarattini

Durante la giornata del 18 maggio a mettere in agitazione la popolazione della città di Ravenna sono i canali minori dell’area nord-ovest della città, che continuano a ingrossarsi per la costante immissione d’acqua. Durante la notte allarmi in via Faentina per allagamenti, con il nuovo giorno la strada viene chiusa per l’esondazione del piccolo canale Magno che scorre dietro Cisalfa.

La Protezione Civile inizia a erigere un muro per paura che l’acqua possa raggiungere il centro. Al contrario rientra l’allarme nei quartieri sud della città, quelli nei pressi dei Fiumi Uniti, evacuati il giorno prima. I residenti ritornano a casa, l’allarme si sposta a sorpresa in un’altra parte della città.

Non ci sarà nulla da fare per Fornace Zarattini, l’acqua invaderà l’area e allagherà abitazioni e le numerose aziende della zona. L’emergenza idrogeologica rientrerà lentamente nei giorni successivi, lasciando dietro di se interi paesi sommersi come Conselice, che risorgerà dall’acqua solo molte settimane dopo i terribili eventi.

La popolazione non si arrende

Ma la Romagna non si arrende. Già nella stessa giornata del 18 arrivano i primi aiuti economici e non solo. Si formano gruppi di volontari per fornire assistenza nei luoghi rimasti bloccati nel fango. Innumerevoli famiglie e giovani di tutta Italia si armeranno di pale e stivali per scavare e liberare le case degli alluvionati. La macchina della solidarietà corre come un treno e grazie ad essa, la Romagna è riemersa dal fango.

Nei giorni dell’alluvione più di 27.775 persone della provincia di Ravenna sono state evacuate. A Faenza l’acqua ha raggiunto i 7 metri d’altezza, centinaia di persone sono rimaste senza casa, ancora oggi, dopo un anno, alcune di loro non sono riuscite a tornarci. I terribili eventi hanno causato in provincia 6 vittime e migliaia di euro di danni.

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