‘Una notte al museo’: la voce di un ospite dell’hub di Classe

Più notizie ha chiesto a un ospite dell'hub istituito presso il Museo Classis, Annalisa Bazzocchi, di parlarci della sua esperienza.

hub di Classe
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Primi timidi segni di miglioramento a Ravenna: con il progressivo abbassamento dei fiumi i cittadini di Ravenna possono rientrare nelle proprie case, cercando di riprendersi da queste terribili giornate.

Un punto di incontro e condivisone in un momento di difficoltà che non ha precedenti. Tante associazioni e imprenditori si sono mobilitati per assistere gli sfollati e per rifornire gli hub con beni di prima necessità, come nel caso dell’associazione di Volontariato Il Terzo Mondo ODV, che ha consegnato presso la palestra ITIS  “Nullo Baldini” di via Cassino 100 bottiglie d’acqua, coperte e alimenti per gli alluvionati alloggiati presso l’Istituto.

Più notizie ha chiesto a un ospite dell’hub istituito presso il Museo Classis, Annalisa Bazzocchi, di parlarci della sua esperienza.

Quando è arrivata all’Hub e cosa ha dovuto fare?

«Sono arrivata da Madonna dell’Albero all’Hub di Classe al Museo Classis ieri, 17 maggio, intorno alle ore 15.40. Essendo stata appena diramata l’ordinanza per l’evacuazione immediata, molte persone si erano recate in quel momento al museo per la registrazione, richiedevano nome, cognome, numero di telefono e le esigenze particolari. Al momento dell’allontanamento dall’hub ci si recava allo sportello per cancellare la propria registrazione, il tutto al fine di favorire il controllo degli accessi e dei posti disponibili».

Come è stato gestito il flusso di gente?

«Inizialmente si è creata un po’ di fila ma in breve tempo è stata smaltita, dando la precedenza a famiglie con bambini e anziani. I volontari, di varia provenienza, protezione civile, volontari del comitato cittadino, scout, volontari delle FF. OO., vigili del fuoco e chissà quanti altri non riconoscibili, si sono dimostrati organizzati e rapidi nell’adottare iniziative».

Com’è strutturato l’hub?

«Una stanza al piano terra è stata dedicata ai bambini e neonati, con tavoli, sedie e microonde per riscaldare le pappe; un’oasi serena per genitori e bambini piccoli. Sono stati prontamente accolti anche gli animali domestici, soprattutto cani delle più svariate taglie ma anche alcuni gatti e pappagalli. È stato allestito, sempre al piano terra, uno spazio per anziani con difficoltà e fragili, visitati da un medico accorso appositamente e costantemente vigilati. Sono state anche raccolte le richieste di farmaci da parte di chi non ne aveva con sé».

Come hanno reagito i ravennati al momento dell’evacuazione?

«Ho notato tre differenti reazioni: c’è chi ha subito eseguito l’ordine di evacuazione, chi ha atteso l’arrivo delle forze dell’ordine per lasciare le proprie case e chi lo ha totalmente ignorato. All’hub alcuni hanno iniziato a chiedersi quanto fosse utile restare o meno: continuavano a controllare costantemente il sito dell’ARPAE, riflettendo sulle loro possibilità».

E durante la permanenza?

«Una volta arrivati lì il clima era abbastanza disteso, non c’erano tensioni, ed anzi si è sviluppato un clima abbastanza collaborativo, è stato bello vedere molta gente mettersi a disposizione per aiutare. Non ci sono state grosse problematiche. Anche i bagni, nonostante il gran numero di gente accolta, si presentavano decentemente. Chi aveva animali li portava spesso fuori; ho notato un forte senso di rispetto da parte di tutti, il che mi ha fatto molto piacere. Ovviamente eravamo liberi di muoverci, passeggiare nel parco e andare nei locali fuori dal museo, magari per prendere una pizza o un caffè».

Cosa avete fatto durante la giornata?

«Molte chiacchiere, soprattutto sulle condizioni del meteo, principale argomento di discussione, visto il momento. Alcuni ne hanno approfittato per dormire. C’è chi ha conosciuto persone nuove o ritrovato vecchi amici. Altri si sono impegnati attivamente aiutando».

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Come è stato dormire in un museo?

«Accamparsi all’interno delle sale di un museo è un’esperienza molto particolare, a contatto con le opere e i reperti esposti. Avevo il timore che si potesse danneggiare qualcosa, ma sono stati tutti molto rispettosi. Ho apprezzato molto l’apertura di questo spazio che, proprio per le sue grandi camerate, il gran numero di bagni e posti auto si si è rivelato un’ottima scelta».

La notte come è andata?

«Nulla di preoccupante. Ovviamente non è facile dormire nella stessa stanza con tanta gente: qualcuno russava, le luci non erano completamente spente (ovviamente per dare libertà di movimento) e prima dell’arrivo dei sacchi a pelo alcuni dormivano con i cappotti. Un episodio divertente è stata l’attivazione della voce narrante che descriveva la storia di Ravenna: ha tenuto compagnia a chi ha dormito nell’ala dedicata allo sviluppo della città. Abbiamo ricevuto questa bella lezione di storia. La stanchezza alla fine ha predominato».

Qualcuno al di fuori degli enti e volontari preposti ha prestato assistenza all’hub?

«La protezione civile aveva già fornito delle brandine grandi e comode, ma non essendo numericamente sufficienti viste le ultime evacuazione massive, sono stati messi a disposizione numerosi lettini da spiaggia da parte di alcuni stabilimenti balneari. Alcune persone hanno portato coperte e durante la notte sono arrivati i sacchi a pelo del Ministero dell’Interno, messi a disposizione di chi una coperta non l’aveva ancora ricevuta».

I cittadini presenti hanno collaborato all’assistenza?

«Anche vari cittadini accolti sono stati coinvolti nell’allestimento dell’hub ed in altre mansioni più semplici, come per velocizzare le procedure di assegnazione delle brande, di consegna del pasto e di distribuzione delle coperte. Il cibo e le bevande sono stati forniti da varie attività, non so bene quali».

Tutto sotto controllo insomma…

«Sì, assolutamente. Si è trovato posto per tutti, i volontari della protezione civile hanno tenuto monitorata la situazione, non ho vissuto questa esperienza come traumatica, devo dire che ho apprezzato tutti gli sforzi che sono stati fatti per noi».

Secondo lei come uscirà la romagna da questa esperienza?

«Non ho le competenze tecniche per dirlo, ma una cosa è certa: i danni sono notevoli, sia per i privati che per le imprese. Al momento bisogna concentrarsi sul superare l’allerta, per poi rimboccarsi le maniche e reagire. Le iniziative autorganizzate non sono molto d’aiuto in questo momento, possono anzi essere d’intralcio ai soccorritori; non sarà facile, ma puntiamo ad un ritorno alla normalità».

Gli hub restano in funzione, le persone che hanno subito danni alle loro abitazioni o che hanno particolari condizioni personali o logistiche possono rimanere ospiti, anche a cessata allerta. Per chi è stato trasferito ai centri di accoglienza è previsto il trasporto nelle rispettive località con pullman. Le informazioni verranno fornite direttamente dagli hub.

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