Lavora con Vip e aziende di prestigio, ai quali cura gli allestimenti per eventi e feste; è conosciuta anche come ‘Signora Bulzaga‘, nel cui Garden ogni anno realizza il famoso setting natalizio; è reduce dal matrimonio di Laura Pausini, con cui collabora da molti anni, ma la set designer Sonia Baldini non si ferma mai e sta già pensando al prossimo Natale. D’altronde, è sempre pronta ad affrontare le sfide che il suo lavoro le mette davanti: entrare nel mondo dell’altro, capirne i gusti e i desideri, progettare ogni volta un mondo nuovo.
Faentina, dopo aver studiato Economia, ha deciso di buttarsi nel mondo degli allestimenti e del set design, formandosi con corsi di decorazione e scenografia floreale in tutta Europa. In particolare, l’ha colpita l’esperienza a Londra da Kenneth Turner, corso in cui le sue compagne erano nobildonne e lei era la più giovane. Guardandole le mani, il maestro ha saputo riconoscere una persona che lavorava con i fiori, a contatto con la natura. Dopo circa 20 anni di carriera, non si può dire che il maestro non sia stato lungimirante.
Baldini, sta curando qualche allestimento in questo momento?
«La prossima settimana seguiamo una società di Bologna che organizza un evento in Piazza VIII Agosto, molto importante proprio per la città di Bologna. Poi ci sarà una cena privata al Teatro Arena del Sole. Stiamo preparando un allestimento a tema Luna e pianeti: porteremo una Luna gigante di nove metri».
Quali sono altre aziende o Vip a cui ha curato gli allestimenti di Natale quest’anno?
«Per questioni di riservatezza non posso fare i nomi, ma stiamo lavorando all’allestimento per un’importante casa automobilistica e un ristorante stellato, entrambi nel Modenese. È bello quando si instaura un rapporto con queste persone, che continuano a richiamarti per gli allestimenti di Natale. Il periodo di Natale non è un periodo qualunque, è un periodo dove entri nell’intimità delle persone e delle case. Questo secondo me fa la differenza, perché a Natale si ha piacere di lavorare con le stesse persone anno dopo anno, instaurando un rapporto e creando una certa atmosfera».
In che cosa consiste il suo lavoro?
«Per fare una scenografia, prima di tutto, bisogna cercare di capire le persone che hai davanti, chi sono, che cosa li muove, cosa vorrebbero fare. È anche un lavoro introspettivo. Poi devi cercare di rispettare lo spazio. Ad esempio, abbiamo creato un allestimento di Natale in un ristorante molto particolare, fatto dall’architetta India Mahdavi; significa entrare in uno spazio con caratteristiche ben definite di design, che parla una lingua a sé. È importante rispettare lo spazio e le scelte architettoniche. Poi arriva il progetto vero e proprio, in questa fase si ha bisogno degli artigiani, dei fabbri, non c’è tutto a livello commerciale. È un lavoro molto bello, una sfida continua che mi gratifica molto».
Baldini, lei è anche reduce dall’allestimento del matrimonio di Laura Pausini. Com’è stato? A che cosa si è ispirata?
«Noi non sapevamo che fosse il suo matrimonio. Ce lo ha raccontato solo il giovedì sera e il matrimonio era il sabato. Un anno prima ci aveva chiesto di curarle la festa per i suoi 30 anni di carriera. Lei amante dell’azzurro, la festa era colorata con dei fiori di carta tra il magenta e il fucsia, senza nessun riferimento al matrimonio. Un’atmosfera molto nordica, ma colorata. Abbiamo costruito questa serra in vetro e ferro, come se fosse una casa. L’entrata era allestita con poltrone, divani, tappeti e cuscini; poi la seconda parte erano i tavoli dove cenare. Ogni tavolo era un po’ personalizzato in base a chi ci si doveva sedere. C’era una grande attenzione al dettaglio, ma lei è così, quindi non sospettavamo nulla. Quando ce lo ha rivelato, a parte la grande emozione, poi fondamentalmente non è cambiato nulla per il lavoro».
È stata soddisfatta del risultato?
«Sì, moltissimo. Soprattutto per il rapporto con Laura, che seguiamo da anni. Anche per lei è molto importante il rapporto, altrimenti avrebbe potuto trovare qualcun altro, ma le piace lavorare con qualcuno di fiducia. Poi, da un lato, se conosci una persona da tanti anni è più facile creare qualcosa di suo gusto, altrimenti se parti da zero devi riuscire a entrare nella sua testa. È stato molto bello che sia riuscita a fare una cerimonia così intima; se la notizia si fosse diffusa, non sarebbe mai stato possibile. Sono molto soddisfatta».
Parlando invece di Garden Bulzaga, quest’anno come ha concepito il Natale in quello spazio?
«Quest’anno abbiamo voluto puntare sul colore: creando una scatola completamente rossa. Con tutto quello che è successo, abbiamo pensato che le persone volessero completamente essere avvolte dal colore ed entrare in un mondo. È la prima volta che copriamo il soffitto e ci abbiamo appeso degli oggetti che scendono. Poi c’è l’elemento fantastico, quest’anno siamo stati meno legati al reale, in modo da entrare nell’immaginario di ognuno di noi, legato alla nostra infanzia, ai ricordi delle favole e dei racconti. Sono il mondo di “Alice nel Paese delle Meraviglie” e di Willie Wonka, sono mondi che ognuno di noi se li costruisce come vuole».
Altri elementi caratterizzanti?
«Oltre al rosso c’è molto anche il colore rosa, che è di tendenza quest’anno. Poi abbiamo creato degli spazi molto grandi, come il panettone o la casa di pan di zenzero, dentro i quali si può entrare. In questo mondo è tutto un po’ rovesciato: trovo funghi a terra, sospesi, che si muovono e non capisco se sono io che mi muovo o loro. È uno spazio che permette ad ognuno di creare la sua storia».
Qual è stato il riscontro dei clienti?
«È stato molto positivo. Entrano e dicono “Oh questo è Natale”, si riconoscono nel rosso e possono tornare bambini. Anche il profumo del panettone, delle candele, del cioccolato li conquista. Hanno apprezzato molto le sfere di carta di varie forme e i nastri di velluto, giganti e non. Una delle tendenze è anche l’albero con i fiocchi e quindi le persone portano a casa i nastri».
Qual è il suo obiettivo quando crea l’allestimento natalizio?
«Io e la mia squadra non siamo strettamente legati alla vendita degli oggetti. Il mio obiettivo non è vendere l’oggetto, ma l’oggetto mi serve per creare un mondo: quella teiera o quella pallina servono a rimandare in un altro luogo o in un altro tempo. Certamente faccio ricerca e mi piace che il prodotto sia venduto, ma il mio obiettivo è arrivare alle persone in un altro modo. L’idea è che entrare a Garden Bulzaga sia come entrare in un mondo parallelo, dove trovare benessere. Un po’ come farsi un buon gin tonic o fare un’ora di yoga. Questo mi gratifica molto; infatti, sono già pronta per il prossimo Natale».
Ha già qualche idea? Ci può fare qualche spoiler?
«Per il prossimo Natale sono orientata verso il discorso della natura, dell’ambiente e del loro rispetto. È una strada che non mi dispiace perché non l’ho mai affrontata: sarà un Natale immerso nella natura. Poi non posso dire altro».
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