Porta Teguriense: l’epilogo dell’Impero romano d’occidente

Giusta valorizzazione della “Breccia di Porta Pia” dell’ultima “capitale” che consacrò l’arrivo in città di Odoacre alla testa dei suoi Eruli

porta teguriense

Non si può negare che il divenire storico e i grandi cambiamenti evolutivi siano avvenuti sotto la spinta di grandi migrazioni: basta ricordare la grande irradiazione che dall’Africa ha portato Homo erectus a popolare gran parte dei continenti e ad intraprendere quel percorso di differenziazione definito speciazione. Tutti noi siamo il prodotto di quel viaggio attraverso i continenti a raggiera dall’Africa orientale. Il movimento dell’uomo è metafora del movimento della storia. Dopo le migrazioni vi è la stabilizzazione, ossia l’adattamento che porta con sé il concetto di autoctonia: basta leggere qualche pagine di Erodoto o Tucidide per capire come ogni popolo si sia dato un punto di inizio, un rito di fondazione e di li’ in poi il concetto di discendenza da un capostipite.

Perché le carte si rimescolino di nuovo e si ritorni a ibridarsi, devono passare intere epoche e si devono creare le premesse di una grande invasione che prescinde da aspetti individualistici: migrazioni di popoli facilitate da contatti precedenti e da un culturalismo rovesciato; se per culturalismo si intende la superiorità di alcuni popoli nel vantare un maggior progresso culturale e tecnologico nei confronti di altri etichettati come “sottosviluppati”, il culturalismo rovesciato è l’ansia emulativa di chi ha un senso di inferiorità culturale nei confronti di paesi considerati “ superiori”.

La strategia dei barbari

Tale situazione si venne a creare nel lungo tratto temporale dell’Impero Romano quando a partire dal terzo secolo si fecero sempre più aggressivi gli attacchi delle popolazione germaniche divise in una miriade di popoli-tribù dai Goti, agli Alamanni, ai Burgundi, ai Vandali per non parlare degli Alani di origine iranica. Man mano che l’Impero gestiva sempre con maggior difficoltà la difesa dei confini nella loro elasticità, la pressione aumentava poiché le debolezze erano considerate opportunità. La strategia barbarica era infiltrarsi nell’impero e assumere la difesa stessa della compagine imperiale. Potrebbe sembrare un paradosso ma questa fu la realtà: il ricorso alla difesa avveniva mediante l’arruolamento dei barbari anche nei gradì più alti per respingere altri barbari. Teodosio il Grande che succede a Valente morto nella battaglia di Adrianopoli in cui i Visigoti sconfissero l’esercito romano ad Oriente ricorse al riconoscimento dei barbari come “federati” e al loro arruolamento.

Ricordiamo che la corte di Ravenna con i suoi deboli imperatori teodosiani, Onorio e Valentiniano III, ne continuarono la pratica e ricorsero anche agli Unni per opporsi alle ingerenze dell’Impero romano d’Oriente. Vale la pena ricordare che Grata Onoria figlia di Galla Placidia e sorella di Valentiano III sottoposta ad un matrimonio riparatore si promise ad Attila inviandogli un anello se l’avesse liberata dallo scomodo marito

Le truppe di Odoacre entrano a Ravenna

Nel tardo antico, dalla ammissione degli storici dell’epoca come Salviano di Marsiglia, il concetto di “romanità” coincideva con l’idea di inefficienza, ingiustizia, intrigo e pressione fiscale e la difesa del proprio territorio era affidato alle truppe barbariche che venivano profumatamente pagate e quando non lo erano, si davano ai saccheggi ai danni dei grandi proprietari terrieri. Questo accadde nel tonfo finale del 476 quando le truppe di Odoacre entrarono in città attraverso la cosiddetta porta di Odoacre o Teguriense senza tanto sforzo e destituendo il simulacro di un imperatore , l’esile Romolo Augustolo.

Nessuno si accorse che l’impero ad Occidente era caduto, tutto continuò senza tanto scalpore, si sollevò Ravenna dalla presenza di un imperatore e si misero in salvo le insegne a Costantinopoli. E’ paradossale come l’Italia che era uno spazio geografico e politico ben definito a partire da Cesare e soprattutto con le regiones augustee rinuncerà per circa 1500 anni ad una identità nazionale. Effettivamente l’impero romano con i suoi Onori e Valentiani aveva dato il peggio di sé e aveva fatto preferire Odoacre e Teodorico se non fosse stato per il “vezzo” di eresia e per l’opposizione della Chiesa che vedeva nell’arianesimo una minaccia al primato del solio di Pietro.

odoacre

I processi migratori

Spaventa ma non sorprende la mancanza di visione politica, di identità di popolo e il cinismo di cortigiani imbelli ed incapaci. Non sappiamo quanto l’integrazione andò avanti nel tardo Impero e nei Regni romani barbarici ma certo è che il rimescolamento avvenne naturalmente come stratificazione di popoli che si riversano nella nostra penisola da nord a sud. L’integrazione è diretta dall’alto, l’ibridazione dal basso e sempre ha a che fare con i numeri. Le migrazioni o invasioni antiche avvenivano per motivi climatici e demografici essenzialmente, probabilmente anche per la pressione espansionistica dell’impero; le migrazioni moderne sono politamente indotte dalla destabilizzazione di ampi territori, sono un fenomeno provocato e a sua volta destabilizzante, sempre preparato affinché si incunei in una sacca di bisogni e di incardinamento sociale.

Parlare di integrazione è puramente speculativo, la storia farà il suo corso e i flussi migratori daranno un nuovo volto al Mediterraneo e alle sue terre non diversamente dal quel 476 quando ci fu l’ultimo epilogo di un processo iniziato qualche secolo prima senza che nessuno battesse ciglio.

MARIA GRAZIA LENZI

Diplomatasi nel 1978 al Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna, si è laureata in Lingua e Letteratura Latina presso l’Ateneo bolognese nel 1985. Laureatasi anche in Lingue Moderne e Conservazione dei Beni culturali, oltre a inglese, francese e spagnolo, ha approfondito l’arabo con il corso triennale presso l’IsiAO, conseguendo il diploma nel 2009. Quasi contemporaneamente si è dedicata ad un corso di perfezionamento sull’organizzazione della città storica, del territorio e dei loro modelli di rappresentazione presso la Scuola Superiore di Bologna.

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