«Marcia indietro del Comune di Ravenna sull’ordinanza per abbattere i capanni balneari», annuncia Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna. Si tratta della comunicazione del 31 gennaio scorso che ha intimato la demolizione, entro 90 giorni, dei 74 capanni di legno storicamente esistenti sul litorale ravennate, perché non in regola con la concessione. All’ordinanza sono seguite manifestazioni, assemblee e una petizione per salvare i manufatti tradizionali: i capanni restano almeno fino a settembre. Anche se qualcuno aveva già provveduto a smontarli.
Secondo Ancisi, l’ordinanza è stato di fatto sospesa con l’atto del 15 marzo con cui il Comune ha chiesto al Parco del Delta del Po «di esprimere le proprie valutazioni sotto il profilo ambientale in merito ai tempi e alle modalità di esecuzione delle demolizioni, fornendo quindi puntuali prescrizioni tecniche alle quali i soggetti privati dovranno attenersi nell’esecuzione delle demolizioni dei predetti manufatti».
«Gli abbattimenti sono di conseguenza sospesi – spiega Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna – fino a che non arrivi la risposta del Parco del Delta. Di conseguenza, l’ordinanza dovrà essere riformulata e il termine dei 90 giorni ripartire da capo. Essendo in piena attività gli stabilimenti balneari, i capanni sono dunque salvi almeno fino a settembre. Ma non finisce così, come nella sintesi seguente».
«L’atto del 15 marzo si rivolge anche alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio – sottolinea Ancisi -. Questo perché l’autorizzazione paesaggistica, richiede il parere vincolante della Soprintendenza. Essa è stata però ignorata dall’ordinanza, nonostante i capanni balneari, concorrendo secolarmente a caratterizzare il litorale ravennate, sottoposto a tutela ambientale e a dichiarazione di notevole interesse pubblico, non possano essere rimossi senza produrre una modificazione rilevante del paesaggio degna assolutamente di valutazione. Anche la Soprintendenza dovrà dunque battere un colpo».
«Le normative europea, nazionale e regionale impongono che ogni progetto ricadente nelle aree naturali protette, come quelle su cui sorgono i capanni balneari, siano sottoposte preventivamente alla VIncA, valutazione di incidenza ambientale – spiega Ancisi -. Ho dunque chiesto copia della VincA sull’ordinanza di demolizione dei capanni al competente servizio Ambiente del Comune, il quale mi ha risposto di non esserne in possesso, ma rinviando anche questa valutazione, senza negarne dunque la necessità, alla risposta del Parco del Delta di cui sopra».
Il Comune inoltre dovrebbe pubblicare il bando per la gestione dei capanni e il mantenimento delle spiagge da parte di un’associazione – cioè i capannisti balneari – e individuare le aree in cui riposizionarli. Ma a questo punto tutto è rimandato.
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