14 Ott 2023 11:16 - Arte
Marcello Landi: «Rilanciamo il mosaico con le scuole d’arte dove si è formato Zeffirelli»
Il presidente dell'associazione Dis-Ordine e noto intellettuale ravennate parla a ruota libera di mosaico, biennale e arte contemporanea.
di Roberta Lodisco
Prende il via oggi , giornata in cui si celebra anche la “Notte d’Oro“, la “Biennale del Mosaico contemporaneo“, che accompagnerà ravennati e turisti fino al 14 gennaio 2024. Un calendario ricco di inaugurazioni e mostre seminate in ogni parte della città colora questa ottava edizione a cura di Daniele Torcellini. Frontman di alcuni speciali eventi l’intellettuale e presidente di Dis-Ordine, Marcello Landi, che presenta gli appuntamenti organizzati dall’associazione per questa occasione speciale e offre una piccola analisi dell’importanza dell’arte del mosaico e della sua valorizzazione e trasmissione nel tempo.
Landi, cosa potremo ammirare in occasione della “Biennale” alla Galleria Laboratorio Dis-Ordine?
«La mostra “Nomos Empsychos” di Fabio Tramonti, una riflessione sui mosaici paleocristiani di Ravenna e il concetto di ‘Stato totale’. Un’esposizione in cui il mosaico si giustappone alla pittura parietale attraverso un possibile dialogo tra le simbologie e i concetti assolutistici dell’epoca con l’attuale, anch’essa dominata da una sorta di assolutismo consumistico e narcisistico. L’inaugurazione sarà alla Galleria in via Massimo d’Azeglio oggi alle 17».
Pochi giorni fa avete anche presentato la prima “Mappa di Mosaico contemporaneo”. Di cosa si tratta?
«Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il liceo artistico, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e il MAR e si occupa del censimento dei siti di mosaico moderno e contemporaneo in città. Questo elaborato grafico è nato da un’idea degli insegnati del liceo artistico, coordinati da Elena Pagani. Non immaginavo che le opere legate al mosaico in città e dintorni fossero così tante. Sarà possibile trovare la mappa presso lo IAT e alcuni punti nevralgici della città».
Fra le opere censite nella mappa , qual è la sua preferita?
«Difficile, sono veramente tante, forse una che mi sta molto a cuore ma in condizioni degradate è l’Albero della Vita al Parco della Pace. Serve mettere in atto un progetto di restauro perché queste opere rischiano di non sopravvivere fino alla prossima generazione».
Ma gli appuntamenti di Dis-Ordine per la “Notte d’Oro” non finiscono qui. Giusto?
«Assolutamente no, il progetto che vogliamo far decollare in questa occasione ma che contiamo di portare avanti è “Via Portone Museo a Cielo Aperto”, per rilanciare il Borgo San Biagio e la sua antica vocazione storica. Dalla prossima settimana inizieremo a collocare le prime opere in mosaico che ci sono state date da vari mosaicisti, grazie al Comune di Ravenna, Ordine della Casa Matha, Fondazione del Monte di Bologna e al liceo artistico».
Qualcosa di speciale per l’inaugurazione in programma il 31 ottobre alle 12?
«Sì. In una giornata così speciale, abbiamo deciso di ideare un progetto per valorizzare il Portone che, al momento, è in una condizione di degrado. Metteremo dei pannelli con personaggi e artisti che hanno frequentato questa strada e il borgo, fotografie del tempo che fu e del tempo che sarà».
Ritornando alla “Biennale”, ravvisa dei difetti a livello organizzativo?
«Sono stati tutti davvero bravi a dare vita a questa edizione. Se proprio devo fare qualche appunto consiglierei la prossima volta di anticipare l’organizzazione. Abbiamo cominciato i lavori a maggio, magari iniziando un anno prima potevamo coinvolgere personalità e artisti di spessore da fuori Ravenna».
Che aspettative ha nei confronti di questa edizione?
«Stavo proprio segnando gli eventi da seguire, sono tanti e tutti splendidi. Ho il timore che possa essere difficile riuscire a partecipare alle numerose vernici. Sicuramente l’assessore Sbaraglia avrà un gran da fare a presenziare a tutti, c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Non ho capito bene il perché della concomitanza di quasi tutte le inaugurazioni con la “Notte d’Oro”… Magari per il futuro si potrebbe rallentare il programma per evitare sovrapposizioni. Ma non vedo l’ora di partecipare».
Oltre ai vostri progetti, consigli di visite per la “Biennale”?
«Ovviamente non si può certo mancare alla mostra dedicata a Burri, importantissima. Sono curioso di vedere anche la mostra “La memoria fisica della materia“ che affronta dei temi che noi abbiamo sviluppato già in passato negli anni ’80 con grandi designer. Fra le opere esposte al MAR anche una proposta da un progetto di Ettore Sottsass di proprietà della Fondazione Raul Gardini, un bozzetto dal titolo “La Città morta” di cui noi abbiamo proposto lo sviluppo in mosaico, anche questo sarà presentato oggi alle 20.30».
Secondo lei come si rapporta Ravenna con il mosaico?
«Il mosaico è ormai globalizzato e Ravenna deve imparare a dare delle risposte. Vengono da tutto il mondo per fare dei corsi dedicati al mosaico, ma la gente pensa che possa bastare una settimana per imparare quest’arte e torna a casa fondando scuole e aziende. Noi non abbiamo ancora capito l’importanza di queste competenze manuali, che esistono a Ravenna da secoli».
Cosa si può fare per tutelare maggiormente il mosaico?
«Dobbiamo salvare l’istruzione. Il mosaico di Ravenna prende vita da figure di spicco del ‘900 che hanno capito l’importanza di salvare questa arte attraverso l’insegnamento. Le scuole oggi rischiano di scomparire. Dobbiamo favorire in ogni modo la formazione e la trasmissione di competenze. Le scuole d’arte erano il cuore pulsante del territorio prima delle decimazioni della Ministra Gelmini, nel silenzio di intellettuali e politica. Le nostre scuole d’arte erano famose in tutto il mondo. Erano dei luoghi fondamentali, che davano vita a una sensibilità particolare, non solo legata all’arte del mosaico ma a tutti i tipi di arte. Noi come associazione cerchiamo di mettere insieme le varie generazioni per trasmettere il patrimonio che noi abbiamo ricevuto in prestito».
Molte figure importanti nascono in istituti artistici…
«Assolutamente sì. Penso a Zeffirelli che ha fatto l’istituto d’arte, e anche Dolce e Gabbana, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, personalità uniche con una sensibilità fuori dal comune. Ricordo che Loredana Bertè ha fatto l’Istituto d’Arte ad Ancona, è uscita pochi anni prima che io arrivassi lì per fare il preside. Quando ho fatto il preside al liceo artistico di Faenza ho avuto come alunna Laura Pausini».
Cosa può favorire la valorizzazione dell’arte del mosaico oltre alla formazione?
«Di idee ce ne sono tante, sicuramente la collaborazione con l’arte contemporanea è fondamentale. Noi in passato abbiamo stretto rapporti con artisti di arte contemporanea. Si potrebbe iniziare a creare dei programmi ad hoc per la promozione e, soprattutto, imparare a collaborare tutti di più».