Nei giorni scorsi è stato annunciato l’acquisto della aree A e B di Ortazzo e Ortazzino da parte dell’Ente Parco. Resta fuori l’area C, quella più interessante per il mercato la cui esclusione ha generato critiche e perplessità, perché rende possibile speculazioni da parte di privati. Il parere di Legambiente su Ortazzo e Ortazzino è che sulla zona C ci possa essere una speculazione edilizia da parte di una nota famiglia ferrarese.
Il 15 novembre Regione Emilia-Romagna e Comune di Ravenna hanno messo nella disponibilità dell’Ente Parco le risorse necessarie all’acquisto delle aree di Ortazzo e Ortazzino. 437 mila euro che permetteranno all’Ente Parco di esercitare il diritto di prelazione sulle aree A e B, di cui 255mila euro già stanziati dalla Regione, 95mila dal Comune di Ravenna e 87mila dall’Ente Parco.
Il 14 novembre scorso è stato reso pubblico il parere di ISPRA riguardante l’Ortazzo e Ortazzino e Foce Bevano che ritiene che l’area classificata come zona C, non vincolata da protezione totale, dovrebbe rientrare nella zona B, escludendo qualsiasi tipo di speculazione da parte di privati.
«Passato un giorno solo – scrivono le Legambiente di Emilia-Romagna, Delta del Po e Ravenna – dalla pubblicazione del parere di ISPRA, apprendiamo dalla stampa che il Parco del Delta del Po comprerà finalmente l’area classificate B e A. Tuttavia nell’acquisto non è compresa l’area classificata come zona C, per la quale esiste un’opzione di acquisto da parte di un’azienda agricola ferrarese che risulta essere della famiglia Mazzoni».
«Si tratta degli stessi imprenditori – continua – che hanno richiesto al comune di Comacchio di poter edificare un’area di Lido degli Estensi con 1500 appartamenti. La nostra preoccupazione è quindi che ci si avvii verso una nuova speculazione edilizia, uno sfruttamento del territorio che condanniamo da ogni punto di vista, che passa attraverso un’operazione di speculazione finanziaria a cui gli Enti del territorio non hanno potuto (o saputo?) mettere freno».
«Il Parco del Delta del PO, la Regione Emilia Romagna e il Comune di Ravenna – concludono – non possono lasciare l’area C in mano a privati, non dopo il parere di ISPRA, che deve essere considerato, anche per rimediare a quanto non è stato fatto in precedenza. D’altra parte, quali sarebbero gli “interessi forti” che Parco e Regione dovrebbero non contraddire, venendo meno a quanto espresso in maniera chiara ed inequivocabile da ISPRA, ovvero l’applicazione della tutela più rigorosa anche per la zona C?».
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