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Italia Nostra scende in Piazza per salvare i capanni balneari il 26 marzo

Lacune e mancanza di cautela ed approfondimento, anche se era stato promesso, per questo motivo Italia Nostra, sezione di Ravenna, scende in Piazza del Popolo per dare voce a chi tenta di salvare il paesaggio, dune, edilizia tradizionale e spiagge libere, ed organizza un presidio martedì 26 marzo, a partire dalle 15.30, in occasione del Consiglio Comunale, dove dovrebbero essere presentati atti riguardanti i capanni.

Partono le operazioni di demolizione ma ancora nessuna valutazione ambientale

«Ancora nessun chiarimento sulla questione capanni balneari,dichiarano da Italia Nostra – per i quali è stata emessa ordinanza di demolizione. Da quel che risulta, non è stata predisposta alcuna valutazione di incidenza ambientale (VIncA) relativa alle operazioni di demolizione, già iniziate in modalità “fai-da-te” su scalette improvvisate all’interno del cantiere “Parco Marittimo”, non risulta predisposto alcun piano della sicurezza, e non risulta emessa dalla Soprintendenza alcuna autorizzazione paesaggistica, nonostante sia obbligatoria per tutte le operazioni che manomettono significativamente il paesaggio».

Dal gruppo sottolineano come gli storici capanni balneari siano manufatti di rilevanza storica e testimoniale (peraltro tutti dotati di regolare concessione fino a pochi anni fa) e non baracche che deturpano il paesaggio, anzi, che lo qualificano in modo significativo:

«è noto a tutti – spiegano – persino al Consiglio comunale che ha approvato svariati atti che apparentemente vanno in questa direzione. Ma i giri di parole si sprecano, tra “ricollocazioni”, tutela tramite demolizione e così via. E’ noto, inoltre, che la valutazione di incidenza sia obbligatoria, trattandosi di operazioni che avvengono in zone del Parco del Delta del Po e Rete Natura 2000».

«I capanni, lo ricordiamo, – continuano – hanno contribuito con la loro presenza a conservare e a favorire l’accrescimento delle dune o dei relitti dunali tra stabilimento e stabilimento, ed al contempo hanno garantito che le spiagge libere frontistanti si mantenessero tali. Dal momento che si tratta di ambiti fortemente antropizzati, all’assalto dei quali ora si aggiunge anche il progetto “Parco Marittimo”, non si comprende perché questi esempi, probabilmente tra gli ultimi sopravvissuti, di “archeologia balneare” in Italia, debbano scomparire».

Leggi anche: Capanni balneari. «Il ghetto a Casalborsetti è inaccettabile». Ci sarà un incontro in Comune

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