Era da tempo che Giulia Lavatura pensava alla possibilità del suicidio portando con sé ciò che aveva di più caro: la figlia di sei anni e la cagnolina. Anche il lungo post su Facebook in cui annunciava le sue intenzioni era stato scritto ben prima della mattina dell’8 gennaio, giorno in cui Lavatura si è lanciata dal nono piano del palazzo di via Dradi a Ravenna in cui abita, tenendo la figlia tra le braccia e legandosi il cane al busto.
Lavatura è l’unica sopravvissuta, salvata dalle impalcature attorno al palazzo, che hanno attutito l’impatto con la terra. All’Ospedale Bufalini di Cesena, dove è stata portata dai soccorsi, è stata sedata e operata alle vertebre, con una prognosi di 40 giorni.
L’avvocato difensore Massimo Ricci Maccarini, che dovrà difenderla dalle accuse di omicidio pluriaggravato e uccisione di animali, per i quali è in arresto, ha detto al Corriere Romagna che la 41enne è consapevole della morte della figlia.
Nella mattina del 9 gennaio, infatti, si è svolto al Bufalini il primo interrogatorio. Giulia Lavatura ha risposto a tutte le domande. A interrogarla sono stati il pm Stefano Stargiotti, accompagnato dal dirigente della Squadra Mobile di Ravenna Claudio Cagnini, in presenza del responsabile di Psichiatria e dell’avvocato difensore.
«È mia opinione che questa ragazza non sia imputabile – ha commentato l’avvocato Ricci Maccarini al Corriere Romagna -. Giulia aveva bisogno di aiuto, un aiuto che però non è arrivato. In un caso come questo gli interventi dal punto di vista legale non devono essere finalizzati alla pena, che lei ha già avuto e che l’accompagnerà per sempre, ma alla tutela della sua vita e della sua mente».
La strategia difensiva, dunque, toccherà la questione della capacità di intendere e di volere della donna, anche a fronte di un diagnosticato disturbo bipolare. Lavatura, infatti, era in cura da circa 10 anni al Csm di Ravenna (Centro di Salute Mentale), ma durante l’interrogatorio ha ammesso di aver sospeso i farmaci prescritti.
A tormentarla negli ultimi mesi era il terrore di indebitarsi per la ristrutturazione di una sua casa, sulla quale erano state avviate le pratiche per ottenere il Superbonus 110%, nonché un difficile rapporto con il padre, che lei riteneva invadente.
Inoltre, si legge sul Carlino, durante l’interrogatorio, la donna ha assicurato di non aver somministrato farmaci alla figlia. Dichiarazione che andrà accertata con le analisi del sangue sul corpo della bambina, disposte dalla procura. Non è invece stata disposta l’autopsia, perché le cause del decesso sono chiare.
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