Si intitola “Fascismo infinito” il provocatorio saggio di Francesco Borgonovo, edito da Lindau, che descrive in modo sottile e sagace l’ossessione per il “pericolo nero che ci impedisce di vedere il nuovo regime”. Per il giornalista 40enne originario di Reggio Emilia, vice direttore del quotidiano “La Verità”, collaboratore per testate come “Panorama” e “Primato Nazionale”, e conduttore sull’emittente Giornale Radio del programma “Ztl”, è l’ennesimo saggio dopo – fra gli altri – “Tagliagole. Jihad Corporation”, “L’impero dell’Islam”, “Contro l’onda che sale. Perché le sardine e gli altri pesci lessi della sinistra sono un bluff” e “La malattia del mondo. In cerca della cura per il nostro tempo”.
L’autore presenta il libro martedì 12 marzo (alle 19.30), al Salone dei Mosaici di via IX Febbraio 1 a Ravenna, ospite dell’associazione culturale “Tessere del ‘900” (dopo la conferenza, segue la cena con l’autore su prenotazione).
Borgonovo, come nasce l’idea di un nuovo libro sul fascismo?
«Dal desiderio di parlare non tanto del fascismo storico, ma dell’uso del termine ‘fascismo’, come offesa spesso strumentale. Se non si rientra nel pensiero dominante, si è fascisti. Anche i comunisti possono diventarlo, paradossalmente. Il saggio è il tentativo di ricostruire come si è arrivati a questo».
“Il fascismo non esiste. Eppure non sembra finire mai”. Può spiegare meglio questa sua frase?
«Il fascismo è storicamente finito con la fine di Mussolini. Oggi esiste un’estrema destra, anche se non sarebbe corretto definirla così, ma non c’è nessuno che usi simboli del regime storico o che voglia rifare il fascismo storico. Per contro il razzismo c’è e ci sarà sempre, così come gli imbecilli, non ci può fare nulla. Etichettarli come fascisti, fa comodo a qualcuno, è un classico esempio di uso strumentale del termine».
Continuiamo con gli esempi: Fratelli d’Italia, com’è secondo questa logica di pensiero?
«Il partito viene dipinto come fascista esattamente come Forza Nuova. Eppure tra Fratelli d’Italia e Forza Nuova c’è differenza. Mettere tutto sotto lo stesso calderone, ‘fascisti’, fa sì che poi non si riesca a parlare dei propri programmi, che non possano nascere condivisioni. Spesso è stato chiesto alla premier Giorgia Meloni di dichiararsi antifascista, cosa che personalmente spero non faccia mai. Per il semplice fatto che oggi il fascismo non c’è più, menrte l’antifascismo è un’ideologia. Se anche lo dichiarasse pubblicamente poi, c’è chi troverebbe qualcos’altro che non va».
Sta in pratica dicendo che il termine ‘fascismo’ è una fortissima arma retorica?
«Esattamente, e lo è per gran parte della Sinistra ma anche per parte della Destra. Potrei proseguire con gli esempi di uso improprio: Trump è fascista, Putin è fascista ma anche comunista, Israele è uno Stato fascista poi però c’è l’islamismo israeliano…».
Lei dice che il ‘pericolo nero’ impedisce di vedere il nuovo regime. Qual è?
«Si sente spesso dire che sono finite le ideologie, ma la realtà è un’altra: si è imposta l’ideologia liberale che promette il paradiso in terra ma, non riuscendo nell’intento, deve per forza dare la colpa a qualcuno, il fascista. Oggi come oggi si tende a usare la parola ‘fascista’ da un lato come sinonimo di ‘oppressore’ e dall’altro per infangare e per screditare».
C’è una via d’uscita a questo cortocircuito della politica?
«La buona notizia è che la gente comune ne è uscita da un pezzo e ha serenamente votato anche partiti di destra accusati di essere fascisti. Per un certo tipo di Sinistra, però, questa strumentalizzazione resterà un tema identitario, difficile da scardinare».
Si può fare lo stesso ragionamento guardando a un certo tipo di Destra nell’utilizzo del termine ‘comunismo’?
«Sì. Il meccanismo è analogo perché di fatto anche il comunismo non esiste più. Essendo nato a Reggio Emilia, ho un grande rispetto per una terra di Sinistra che ha prodotto anche buoni risultati. Ed è un peccato che sotto la stessa ‘etichetta’, con connotazione negativa, finiscano anche cose buone, come l’attenzione verso il lavoro solo per fare un esempio. L’Emilia Romagna è una regione emblematica in Italia in quanto fatta di territori che hanno conosciuto una robusta tradizione di antifascismo ma anche di fascismo».
Dando uno sguardo oltre confine, il fenomeno riguarda anche l’Europa?
«Il problema esiste in forme diverse, rispetto all’Italia che ha avuto il fascismo. Negli Stati Uniti è visibile: per fare la guerra al terrorismo, si sono inventati la formula dell’Islam fascista per dipingere il male assoluto. Madeleine Albright, ex segretario di Stato dell’amministrazione Clinton, ci ha scritto un libro sopra, “Fascism. A warning”».
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