Ex Farmografica di Cervia, Alemanno: «92 lavoratori abbandonati, il Governo intervenga»

«Serve un Disegno di Legge che introduca precise normative che consentano di prevenire e punire simili comportamenti da parte delle multinazionali»

L’on. Gianni Alemanno, Segretario Nazionale di Indipendenza!, torna sulla questione della chiusura dello stabilimento ex Farmografica di Cervia da parte della multinazionale austriaca Mayr Melnhof (MM Packaging).

«Dopo il licenziamento alla vigilia di Natale di 92 lavoratori della Mayr Melnhof nello stabilimento produttivo di Cervia – esordisce Alemanno -, destinato ad essere delocalizzato in Spagna o in Polonia, si attende ancora un risolutivo intervento del Governo Meloni per salvare questi posti di lavoro. Nonostante il lodevole impegno del Prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, e delle autorità locali e nonostante l’impegno del Gruppo Focaccia di Cervia a rilevare l’impianto, la multinazionale austriaca ha continuato a perseguire il suo vergognoso obiettivo di azzerare questo sito produttivo per evitare ogni forma di concorrenza sul territorio».

«Questo comportamento è particolarmente odioso perché la Mayr Melnhof ha usufruito fino ad oggi degli ammortizzatori sociali e del premio assicurativo riservato alle imprese danneggiate dall’alluvione in Romagna. Anche per questo il Governo deve rispondere immediatamente all’appello dei sindacati e del Prefetto per aprire un Tavolo Nazionale di crisi coinvolgendo anche la Struttura Commissariale del Gen. Figliuolo, minacciando la multinazionale austriaca di specifiche ritorsioni se non accetterà di cedere l’impianto ai nuovi acquirenti».

«Il Movimento politico Indipendenza! – conclude Alemanno -, che su questa vicenda è prontamente intervenuto grazie al nostro Consigliere comunale Monica Garoia, farà tutto quanto in suo potere per costringere i Ministri competenti ad intervenire, mentre sta predisponendo un Disegno di Legge che introduca precise normative che consentano di prevenire e punire simili comportamenti da parte delle multinazionali. Vengono in Italia quando gli conviene, intascando contributi pubblici di ogni genere, e poi licenziano i lavoratori non appena questa convenienza sembra venire meno. L’Italia non può essere il comodo alloggio per speculatori di questo genere».

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