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Cos’è un rigassificatore: a Ravenna sarà una nave, ma non tutti in Italia lo sono

Dopo la presentazione di Snam sullo stato di avanzamento dei lavori e dei progetti a beneficio della comunità, si è tornati a parlare del rigassificatore che entrerà in funzione a Ravenna nei primi mesi del 2025.  I rigassificatori, però, sono impianti di cui fino al 2021 – prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dei conseguenti problemi di approvvigionamento di gas – non si parlava. Ecco che cos’è un rigassificatore.

Cos’è un rigassificatore

I rigassificatori servono per riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto, sigla GNL o LNG. Sono stabilimenti industriali indispensabili per poter utilizzare gas proveniente da paesi non collegati all’Italia da gasdotti, ad esempio gli Stati Uniti o il Qatar.

Il gas naturale, infatti, può essere trasportato via nave, ma ciò conviene solo se prima è allo stato liquido, cioè in forma di GNL, perché occupa un volume circa 600 volte inferiore. In questo modo una nave può trasportarne una quantità molto maggiore. Una volta arrivato via nave negli impianti di rigassificazione, che dunque si trovano sempre sulla costa, il GNL è ritrasformato in gas e successivamente viene immesso nei gasdotti del territorio, da cui arriva a centrali termoelettriche a gas, aziende e case.

Esistono diversi tipi di rigassificatori, a seconda della posizione in cui sono collocati: ci sono quelli onshore, cioè sulla terraferma e ci sono quelli offshore, che si trovano in mare a poca distanza dalla costa, alla quale sono collegati da un gasdotto. I rigassificatori offshore possono essere isole artificiali, costruite per restare dove si trovano, cioè piattaforme, oppure navi rigassificatrici. Queste ultime sono dette floating storage and regasification units, “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione”, indicate con la sigla FSRU.

I rigassificatori presenti in Italia

In Italia ad ora ci sono quattro rigassificatori funzionanti. Il più grande tra i rigassificatori in Italia è il Terminale GNL Adriatico, un impianto offshore al largo di Porto Viro in provincia di Rovigo. Si tratta isola artificiale. Ha una produzione massima annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas, è attivo dal 2009 e la società che lo gestisce è una joint venture composta dalla compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil (al 70 per cento), dall’azienda petrolifera statale qatariota Qatar Petroleum (23 per cento) e da Snam (7 per cento).

Il più vecchio – realizzato negli anni ’60 – è una struttura onshore a Panigaglia, in provincia di La Spezia. Ha una produzione massima annuale di 3,5 miliardi di metri cubi e appartiene a Snam, la società che gestisce la rete di gasdotti italiana, la stessa di quello a Ravenna.

Il terzo rigassificatore è una FSRU e si trova nel mar Tirreno, di fronte alla costa tra Livorno e Pisa. Immette gas in rete dal 2013 e ha una produzione massima annuale di 3,75 miliardi di metri cubi. Appartiene a Snam per il 49,07 per cento, alla società di investimento First Sentier Investors per il 48,24 per cento e alla società di noleggio e gestioni di navi metaniere Golar LNG per la parte restante.

Il rigassificatore di Piombino, entrato in funzione a luglio, è la FSRU Golar Tundra, una nave che può produrre fino a 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di proprietà di Snam. La nave rimarrà a Piombino per tre anni, poi andrà destinata altrove.  La BW Singapore, attualmente in Egitto, è gemella della Golar Tundra; arriverà a Ravenna a fine 2024 ed entrerà in funzione dopo i test, presumibilmente entro il primo trimestre del 2025.

«Con i rigassificatori di Ravenna e Piombino – ha detto Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, a Ravenna – , uniti a quelli preesistenti, arriveremo ad avere tra il 35 e il 40% dei consumi derivanti dal gas naturale liquefatto».

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