Mattia Battistini, il pittore-fabbricatore-artigiano, creatore instancabile ed eclettico, capace di uno stile essenziale e mai scontato, che riesce a trasformare le atmosfere della città, dei campi di battaglia, della fabbrica, del post industriale, dell’inquietudine della vita in un incalzante e drammatizzante “realismo lirico”.
In un’intervista dichiara con fanciullesca semplicità il suo modo d’intendere il lavoro, una creatività all’insegna di una leggerezza libera da codici estetici:
«Non ho mai inseguito un’idea di pittura in particolare, mi sforzo sempre di cercare e trovare la pittura che in un determinato momento mi sia vicina, quella che mi fa parlare il più spontaneamente possibile. Così facendo, e senza perseguire uno stile, il mio percorso può risultare incoerente…. L’incoerenza è il mio essere, l’incoerenza è anche un modo per non sottostare a regole e leggi di mercato, che sempre, quando sono ferree, uccidono l’artista e la sua espressione. Tutto nasce da un’ira, da un momento perplesso, da una gioia, da tanti momenti diversi della mia vita: mi parrebbe allucinante se il risultato di tali diversità fosse più o meno sempre lo stesso!».
Una vita la sua tra Ravenna, città natale, Parigi, Roma, Firenze e poi il mare, del quale risuonano echi nei paesaggi e nella luce della sua pittura. La sua produzione si consacra a diversi ambiti: non solo pittura, ma sculture, xilografie, maschere, marionette, ballerini, funamboli, arazzi, video, libri d’artista, cortometraggi di animazione, giocattoli di legno, installazioni e tanto altro a documentare la sua attitudine multimediale. I soggetti affrontati con le sue poliedriche tecniche sono tanti: primi fra tutti gli animali, in particolare i gatti, le navi sono un altro amore, forse quello più antico, poi nudi, ritratti, atleti, nature morte, paesaggi, pescicani, balene, giocatori, ciclisti, carabinieri e la guerra, mai troppo inquietante con soldati tedeschi, russi, americani, arabi e israeliani, greci e troiani, prussiani, francesi, inglesi, serbi, ecc.
Il suo punto di partenza è sempre il materiale, il più delle volte elementi di recupero, riassemblati, riciclati per un nuovo utilizzo e disposti in strutture e trame evanescenti, su supporti non squadrati, ma che trovano nell’asimmetria il loro equilibrio.
Una mostra da non perdere, dove ogni opera è minuziosamente equilibrata, dove poesia, estro e ritmo sono lo specchio della personalità di Mattia Battistini, capace di farci sorridere senza battute ed emozionare per l’innocenza e la semplicità delle sue qualità umane, della sua fragilità che diventa la sua forza.
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