Alberto Angela: «Mi sento un ricercatore prestato alla televisione»

Sala Conferenze Sold Out e più di 400 persone collegate sul canale YouTube di Ateneo per partecipare all'evento

Sold Out per il convegno al Pala Congressi di Ravenna, che ha visto come protagonisti il conduttore televisivo e divulgatore scientifico Alberto Angela e il Prof. Stefano Benazzi, antropologo dell’Alma Mater – Campus di Ravenna.

La sala ha raggiunto il numero massimo di partecipanti nell’arco di poche ore dall’apertura delle iscrizioni. Inoltre, è stato possibile partecipare all’incontro a distanza in diretta streaming sul canale YouTube di Ateneo, più di 400 le persone collegate.

L’appuntamento si è aperto con i saluti istituzionali: «La terza missione, – dice Simona Tondelli, rettrice vicaria – ovvero la divulgazione della ricerca è uno dei compiti fondamentali del mondo universitario e uno dei principali impegni dell’Università di Bologna. Noi ci impegniamo quotidianamente con dipendenti e studenti per diffondere nel mondo di tutti i giorni le nuove scoperte scientifiche».

Da ricercatore a divulgatore scientifico

Alberto Angela è stato introdotto sul palco dal direttore del dipartimento di Beni Culturali, il Prof. Canetti e dal Prof. Stefano Benazzi. La serata parte proprio dal percorso di crescita di Alberto Angelo nel mondo della ricerca:

«Ho cominciato il mio percorso nel mondo della ricerca già da piccolo – spiega Alberto Angela – non pensavo di diventare un divulgatore ai tempi, ho intrapreso il mio percorso universitario orientando le materie verso la paleoantropologia. Ho fatto anche scavi, due campagne in Congo, tre in Tanzania, Etiopia e Oman. I libri ci spiegano molto, ma la pratica insegna molto di più. Ho avuto modo di scavare al fianco di giganti della materia, che leggevo sui miei libri, è una cosa che non si può descrivere».

Angela spiega che il suo Habitat naturale è proprio quello del campo – tenda e fuoristrada – e ci offre una piccola anticipazione un nuovo lavoro che uscirà a breve sull’argomento.

«Con il tempo ho capito che volevo diffondere queste esperienze – continua il divulgatore – Volevo iniziare a divulgare queste conoscenze, è necessario per la società, i cambiamenti sono rapidissimi e bisogna fornire strumenti per affrontarli. La mia prima esperienza è stata nella televisione Svizzera, il programma è poi stata acquistato in Italia e da lì poi c’è stata la mia evoluzione come divulgatore, ma io mi sento un ricercatore prestato alla televisione».

Alberto Angela spiega che per diventare un divulgatore è necessario: avere massimo rigore scientifico, conoscere bene l’argomento, mettersi sempre in questione con altri esperti, capire il migliore mezzo e il miglior modo al fine di essere più efficace possibile nella diffusione di conoscenze. Il tutto alla fine deve essere gradevole, generando emozione e sorriso.

L’importanza del rigore scientifico per la divulgazione

Il rigore scientifico lo dimostra lo stesso Prof. Stefano Benazzi che ha partecipato alla realizzazione di una puntata dedicata ai Neanderthal in qualità di consulente esperto in materia. Sarà proprio da un confronto su un ritrovamento di strumenti utilizzati per la caccia presso la Grotta del Cavallo, che si inizia a parlare del percorso dell’evoluzione dell’uomo. Un percorso lungo milioni di anni. Durante lo spostamento nella Savana nascevano le prime conformazioni a Tribù di coppie.

«A livello morfologico le caratteristiche del Sapiens come lo conosciamo sono di circa di 100/120 mila anni fa, – spiega Benazzi – molto simili a noi, a differenza di quelli di 300 mila anni fa che avevano un cranio molto allungato; per questi ultimi, saranno necessari ulteriori livelli evolutivi per raggiungere un comportamento culturale simile al nostro».

Il divulgatore e il Prof. Benazzi si confrontano anche sulle differenze fisiche di questi antenati «Le variazioni dipendono dal contesto, -spiega Benazzi – il Neanderthal si adattava a un clima freddo, alto circa 1,60, molto robusto, con un consumo calorico di circa 4000 kcal al giorno, una faccia molto rigonfia con un cranio basso, molto allungato. Il tutto a differenza dei Sapiens, che presentano un cranio più delicato con i parietali più larghi adattato a un cervello diverso. Vivevano in media 25 anni, considerando la mortalità infantile; senza considerarlo la media si alza a circa 40 anni».

Fuoco e ornamenti sono altri punti di confronto della serata: sembrerebbe dai ritrovamenti archeologici che probabilmente gli uomini Neanderthal non sapevano produrre il fuoco, ma sapevano mantenerlo. Non utilizzavano invece ornamenti. Nei Sapiens il fuoco diventa invece sistematico, come anche piccoli elementi per abbellire la persona.

The Last Neanderthal

Il confronto segue con una piccola anticipazione e analisi della ricerca che coinvolgerà il prof. Benazzi e il suo laboratorio BonesLab: The Last Neanderthal.

«Ci sono diverse ipotesi – spiega Benazzi – sulla scomparsa dei Neanderthal, da dividere in tre macro aree: competizioni, problemi demografici o cambiamenti climatici. Tanti fattori e possibilità da prendere in considerazione. L’unico modo per riuscire a capire perché è scomparso il Neanderthal e a cascata tutte le altre specie eccetto il Neanderthal. Metteremo insieme un’esperto dell’ambiente, uno di cultura e uno d’antropologia, cercando di ricostruire cosa è successo».

Angela: «Dimostriamo di essere dei Sapiens!»

Alle ultime battute una piccola riflessione sulla nostra società e sul nostro futuro:

«Si sente parlare spesso di come le risorse siano limitate – spiga Alberto Angela – e di come siamo veramente tantissimi. Bisogna stare attenti, la vita sulla terra è un treno e ci vuole ben poco ad essere scaricati. Siamo alla fine del nostro mondo. Siamo noi stessi in pericolo d’estinzione eppure portiamo avanti guerre e distruzione. La storia dei Sapiens vincitori è un esempio per tutti. Siamo incredibilmente collegati alla natura, una volta era la glaciazione, oggi l’inquinamento. Ci vuole niente per scomparire. Siamo Sapiens! la specie più incredibile che abbia mai popolato la terra, ma noi, adesso, dovremmo davvero dimostrare di essere dei Sapiens, è questo il momento.»

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