Dallo scavo di anni in archivi italiani e tedeschi e dall’uso filologico e originale delle fonti emerge un quadro complessivo e unitario dei rapporti intercorsi fra i due architetti negli anni Trenta.Ripercorrere la loro intensa attività progettuale, analizzarne i contenuti politico-culturali, evidenziarne il contributo alla definizione del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco, implica non soltanto tracciare un palinsesto inedito utile a colmare un vuoto della storiografia europea del Novecento, ma anche affrontare le diverse modalità con cui i due paesi, l’Italia e la Germania, guardano alla loro “eredità scomoda”. Alla ricerca di un senso nei meandri sempre più interdisciplinari e transculturali della ricezione contemporanea di quell’eredità.
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