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Un quarto di secolo ci separa dal magistrale e fondamentale revival che ha restituito al pubblico di tutto il mondo l’età dell’oro di cui il Buena Vista fu parte. Oggi Buena Vista Social Club è ancora profondamente rilevante e, soprattutto, ancora incredibilmente affascinante. Lo dimostra l’appuntamento a Lugo, che ne unisce due diverse generazioni: Eliades Ochoa, classe ‘46, ne era parte fin dall’inizio; Roberto Fonseca, classe ’75 e una madre ballerina all’altrettanto celebre Tropicana Club, si è unito alle tournée del gruppo nei primi anni Duemila, lavorando accanto a leggende come Ibrahim Ferrer e Omara Portuondo. Ed entrambi sono aperti alle contaminazioni. Ochoa ha firmato il disco AfroCubism con Toumani Diabaté; mentre per Fonseca l’interesse per il passato, fino a risalire alle radici africane, è sempre stato la scintilla per lanciarsi nel futuro di una musica senza confini ma dalla forte identità. Il suo trio si completa con Raúl Herrera alla batteria e Yandy Martínez Rodriguez al basso elettrico, mentre Ochoa sarà spalleggiato da un ensemble di cinque musicisti.
Prima della Rivoluzione cubana del 1959 e durante i decenni della dittatura di Fulgencio Batista, tutti i locali dell’Avana erano segregati. C’erano sociedades de blancos e sociedades de negros, club per gli sportivi e club per i sigarai, club per dottori e ingegneri…Il Buena Vista, attivo dal 1932, era un club per soli membri neri che aveva le proprie radici nei cabildos, le fraternità a cui per secoli avevano aderito gli schiavi africani di Cuba. Nei club si beveva, fumava, giocava a carte, si danzava e si faceva musica. Dopo il rovesciamento di Batista, il presidente eletto Manuel Urrutia Lleó, devoto cristiano, si dedicò a riformare lo stile di vita cubano, chiudendo case da gioco e locali notturni. Ma il colpo di grazia a quell’epoca di musica fu il desiderio del nuovo governo di costruire una società senza distinzioni di classe o etnia. Il linguaggio culturale e musicale delle comunità non-bianche si era sviluppato in risposta a una società segregata, della quale la Sinistra cubana intendeva cancellare ogni traccia con l’introduzione di club più inclusivi. E intanto dagli Stati Uniti erano arrivati il rock, il jazz, il funk…nuovi strumenti e nuovi modi di fare musica che cominciarono a cambiare le regole del gioco.
Quasi quarant’anni più tardi, il produttore inglese Nick Gold della World Circuit Records e il chitarrista americano Ry Cooder furono costretti ad abbandonare il progetto che doveva coinvolgere musicisti del Mali e di Cuba (progetto che poi avrebbe trovato sfogo nell’AfroCubism di Ochoa e Diabaté), perché i primi non erano riusciti ad ottenere il visto d’ingresso. Risultato? Con la complicità di Juan de Marco González, decisero di puntare tutto su un gruppo di all-star della musica cubana: tra aprile e marzo 1996 registrarono tre album a L’Avana. Uno di questi era Buena Vista Social Club, che divenne anche il nome dell’ensemble di veterani del son, bolero, danzón, criola, descharga, guajira…gli stili tradizionali che rappresentavano la ricchezza e varietà della musica di quei decenni svaniti. L’album fu un successo assoluto, il film documentario presentato da Wim Wenders nel 1999 fu candidato agli Oscar e l’uno e l’altro riaccesero l’interesse per la tradizione cubana.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: da 20 a 25 Euro (ridotto da 18 a 22 Euro)
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