13 Ott 2024 09:29 - Il bello del territorio
Galla Placidia: la bella e la bestia. Storia di una principessa in mano ad un barbaro
Il raconto della vita di una nobilissima che da Oriente seguì il corso del sole e fece di Ravenna una seconda Costantinopoli
di Redazione
A breve assisteremo alla distribuzione di una serie televisiva che affronta tematiche adolescenziali con salti temporali fino al tempo di Galla Placidia. La serie la cui trama viene definita “fantasy storico adolescenziale” attualizza i rapporti genitoriali senza indagare sugli aspetti storico-politici del personaggio.
La gioventù di Galla Placidia
Galla Placidia riassume il dramma del V secolo e la fine dell’impero che già stava cedendo pezzi ed era stato barbarizzato dall’interno. Nasce a Costantinopoli alla fine del IV secolo nella parte dell’Impero che contava, parlava greco ed era la figlia di Teodosio il Grande che da lì a poco farà la partizione in Oriente e Occidente, e di Galla, sua seconda moglie, a sua volta figlia dell’imperatore Valentiniano.
La giovane Elia Galla Placidia era due volte nobilissima e augusta, sia dalla parte paterna e materna, in lei si riuniva Milano e Costantinopoli, l’Est e L’Ovest, il greco e il latino, era la materializzazione di quell’impero greco-romano che aveva attraversato i secoli a partire dalle guerre macedoniche e siriache: lei stessa era una sintesi genetica della più antica globalizzazione storica.
I suoi due fratellastri, Arcadio e Onorio, figli di primo letto di Teodosio nel 395 si spartirono di fatto lo spazio dell’Impero con Arcadio a Costantinopoli, la nuova capitale, la nuova Roma e Onorio a Milano. Solo nel 402 per consiglio del tutore Stilicone, generalissimo vandalo, uomo fidato di Teodosio, trasferì la capitale nella lagunare Ravenna, per scopi difensivi ma anche di ravvicinamento all’Oriente in considerazione del porto di Augusto che destinava Ravenna a rappresentare lo scalo d’elezione per e dall’Oriente.
Stilicone e la congiura
Galla Placidia dopo la morte della madre appena ventenne nel 394 seguì il padre, insieme al fratello Onorio, a Milano e dopo la morte di Teodosio fu affidata alle cure di Serena, nipote dell’imperatore e moglie del generalissimo Stilicone. Serena, donna potentissima che resse l’impero senza mai apparire in prima persona aveva architettato la sua presa di potere manipolando i giovani regnanti: aveva sposato le sue figlie Termanzia e Maria in succesione con Onorio, imbelle e impotente e aveva fidanzato il figlio Eucherio con la giovane Galla.
Purtroppo il disegno non ebbe successo a causa della congiura che travolse Stilicone , il marito oggetto di vendetta da parte del partito antigermanico e la morte del generalissimo portò alla condanna anche di Serena e di Eucherio e probabilmente a firmare il suo strangolamento fu, anche se costretta, la nipote Galla, già nel 408.
La nobilissima Placidia già all’età di diciotto anni fu consapevole della crudeltà del potere e della debolezza di chi lo avrebbe detenuto, debole o forte che fosse. Si rese conto che gli imperatori erano stati esautorati dai loro generali barbarici e che gli eserciti tutti barbarici ubbidivano solo ai loro capi. Teodosio aveva chiuso un’epoca e con lui era tramontato il mito dell’Imperatore soldato.
Tanto più delicata sarebbe stata la posizione di una donna al potere in un impero che di romano aveva ben poco se non la velleità di pochi senatori con grandi risorse ma scarsa influenza politica e progettuale.
L’arrivo di Alarico
La messa a morte di Stilicone, unico in grado di fronteggiare il pericolo barbarico e di venire a patti con i Visigoti che oscillavano fra un tacita alleanza ed un’aperta ribellione, scatenò le pretese di Alarico, re dei Visigoti: non piu’ vigilato a vista dal generale vandalo, invase la penisola italica marciando su Roma, non vedendo accolte le sue richieste, e procedette ad un saccheggio, probabilmente negoziato con Onorio.
Nell’anno 410 che l’antichià vide come la fine apocalittica del mondo, la violazione della città eterna, Galla si trovava proprio a Roma e figurò fra il bottino del vincitori, il più prezioso degli ostaggi.
Maria Grazia Lenzi
Latina presso l’Ateneo bolognese nel 1985. Laureatasi anche in Lingue Moderne e Conservazione dei Beni culturali, oltre a inglese, francese e spagnolo, ha approfondito l’arabo con il corso triennale presso l’IsiAO, conseguendo il diploma nel 2009. Quasi contemporaneamente si è dedicata ad un corso di perfezionamento sull’organizzazione della città storica, del territorio e dei loro modelli di rappresentazione presso la Scuola Superiore di Bologna.