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“Uno, nessuno e centomila volti” – Ravenna Alla Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani”, fino al 25 settembre Apertura il lunedì, martedì, mercoledì dalle 10 alle 13, il giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, venerdì e sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 23 e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20
La mostra collettiva “Uno, nessuno e centomila volti” riunisce un gruppo di circa 60 artisti, diversissimi gli uni dagli altri che, dall’illustrazione al fumetto e alla street art renderanno omaggio a Dante Alighieri proponendo ognuno la propria versione del volto del Poeta. Fra gli artisti in esposizione troviamo Filippo La Vaccara che presenta il suo nuovo cortometraggio utilizzando due grandi teste di cartapesta che rappresentano Dante e Beatrice, interpretati dagli stessi curatori del progetto, Arianna Zama e Gioele Melandri. SeaCreative esporrà la sua opera Il Viaggio, dove Dante e Beatrice sono due palloncini molto delicati pronti a spiccare il volo assieme. Lorenzo Scarpellini installerà un minotauro della grandezza di un uomo seduto incatenato, di fragile cartapesta e sommesso, quasi riverente. Krisis realizzerà varie tavole ispirate alla storia del Poeta in relazione a quella di Ravenna, con evidenti citazioni ad eventi realmente accaduti. Roberto Beragnoli attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico, “istruisce” l’intelligenza con centinaia di immagini che raffigurano il Poeta, ricreandone altre cento che diventano commistioni di quelle precedenti. Per tutta la durata della mostra, nei giardini della sede, saranno presenti due opere: il Dante realizzato dall’artista Luca Tarlazzi stampato in resina dall’azienda WASP e l’opera monumentale “D’ante D’entro” di Giordano Bezzi, ideatore de Il cammino di Dante, che attraverso lamiere piegate, reti di ferro e alloro ritrae il volto del Sommo Poeta da una prospettiva interiore.[vc_single_image image=”15968″ img_size=”full” add_caption=”yes”]“Alla Natura. L’azione artistica come ultimo tiro magico e salvifico” – Russi Palazzo San Giacomo fino al 25 settembre Apertura tutti i giovedì, venerdì e sabatoContinua la mostra “Alla Natura. L’azione artistica come ultimo tiro magico e salvifico” di cui è stato appena presentato il catalogo. Una vera e propria narrazione visiva attuale e moderna che si pone l’obiettivo di raccontare gli avvenimenti che tuttora, e sempre di più, attanagliano le nostre vite. “Non avendo particolari speranze nei confronti della politica, idealmente ci affidiamo a quella che, paradossalmente, potrebbe essere l’unica cosa che ci salverà: una magia”, scrive la curatrice Alessandra Carini. Un ultimo gesto disperato che contiene dentro di sé la speranza più genuina e primordiale. Gli artisti in mostra sono: Andreco, Borondo, Daniele Cabri, DEM, Oscar Dominguez, Gola Hundum, Monika Grycko, Chiara Lecca, Margherita Paoletti e Joseph Beuys.[vc_single_image image=”17347″ img_size=”full” add_caption=”yes”]
Continua con incredibile successo la nuova mostra organizzata dal MIC di Faenza in collaborazione con i musei giapponesi di Kyoto e Mino è dedicata a Nino Caruso artista eclettico, scrittore, ceramista e designer scomparso nel 2017. La mostra, a cura di Claudia Casali, Tomohiro Daicho e il supporto dell’Archivio Nino Caruso prevede circa 100 opere per documentare i 50 anni dell’attività dell’artista che grazie alla sua sperimentazione, la sua ricerca artistica e i suoi studi sull’arte ceramica lo hanno reso famoso a livello nazionale e internazionale. Ogni venerdì di giugno alle 18, è in programma una visita guidata con aperitivo (inclusa nel prezzo del biglietto)[vc_single_image image=”12128″ img_size=”full”]
Una nuova mostra al MUSA – Museo del sale di Cervia, curata dal museo e dedicata a un mestiere antico da salvaguardare. Si tratta dell’arte della costruzione delle barche in legno per la quale Cervia vanta una tradizione secolare. Attualmente a Cervia è il Cantiere De Cesari che continua questa tradizione e continua a far fronte all’incalzare del tempo e delle tecnologie grazie ai saperi di un’arte antica quanto moderna, perché Pier Paolo De Cesari ha saputo coniugare l’antica tradizione con l’assoluta modernità.[vc_single_image image=”17314″ img_size=”full” add_caption=”yes”]
La mostra sull’opera di Lia Proti si inserisce nel progetto che lo spazio espositivo Pallavicini22 Art Gallery dedica alla promozione dei giovani talenti. L’esposizione, curata da Euroa Casadei e Roberto Pagnani, con testo critico di quest’ultimo in catalogo, vede esposti disegni su rotoli di carta verticali in cui si delineano figure ancestrali, corpi in divenire e in metamorfosi, organismi che si moltiplicano per divisione cellulare. Grandi occhi, bulbi e teste aggrappate ad un corpo primitivo tramite fasci di carne e muscoli. Quasi prove di ingegneria genetica o di esperimenti di creature ibride umane. Partendo dallo studio incentrato sulla figura umana e in particolare al volto, PROT si è rivolta ad indagare, sotto forma di immagine, il rapporto tra l’energia creatrice e la matrice spirituale che dà origine ai corpi fisici.[vc_single_image image=”16177″ img_size=”full”]
Una mostra che indaga il tema del sogno in oltre un secolo d’arte. La mostra è organizzata in tre sezioni: la prima, quella dei notturni, esamina il paesaggio notturno non solo in senso fisico, ma anche in senso figurato, con paesaggi e suggestioni della notte visti con gli occhi di artisti di diverse generazioni e diverse interpretazioni; la seconda, che dà il titolo alla mostra, “Sogno o son desto?”, parla di sogni ad occhi aperti, di visioni strane, allucinanti; l’ultima sezione, “Il sogno dell’antico, l’immaginario contemporaneo”, unisce artisti che reinterpretano il passato attraverso linguaggi anche molto diversi, e alcuni altri presi dall’immaginario del nostro tempo.[vc_single_image image=”16883″ img_size=”full” add_caption=”yes”]
Una mostra collettiva, curata dal pittore Onorio Bravi (che è anche fra gli artisti in mostra), che intende aprire una stagione espositiva al teatro Le Dune, per far conoscere artisti romagnoli in un ambito espositivo insolito ma decisamente suggestivo. Ci sono opere di 19 artisti, viventi e non, come ad esempio il celebre fotografo Ulisse Bezzi, o Bruno Mercatali, affiancati da artisti giovani ed emergenti.[vc_single_image image=”16424″ img_size=”full”]
Continua l’esposizione “Fragments”di Maurizio Donzelli protagonista di un nuovo omaggio alla città ravennate, per il ciclo “Ascoltare Bellezza”. L’opera, chiamata Fragments e creata da Maurizio Donzelli (Brescia, 1958) si pone in dialogo con il grande pavimento musivo della sala del Mosaico della biblioteca Classense di Ravenna e origina un inedito percorso che invita lo spettatore alla scoperta di inattese relazioni tra il prezioso lavoro del VI secolo ed il delicato arazzo creato da Donzelli per questo momento di saluto della stagione estiva. L’opera è pensata come un passaggio, un attraversamento, una soglia aperta verso un pensare intrecciato con linguaggi e forme fatti di tempi e geografie differenti. Un delicato rimando che si sviluppa come un ricamo lungo la Sala, chiedendo allo spettatore di trovare, a partire dalle attitudini visuali, relazioni e confronti tra il passato e il linguaggio contemporaneo dell’artista, che si nutre delle stratificazioni del tempo.[vc_single_image image=”16740″ img_size=”full” add_caption=”yes”]
In esposizione 40 opere che l’albergatore e artista degli anni Sessanta ha lasciato in eredità ai figli Monica, Cesare e Barbara, dopo la sua prematura scomparsa. Riguardano un periodo compreso fra il 1952 e il 1969, nel quale Collina ha vissuto un periodo di straordinaria maturazione, passando dal figurativo alle installazioni.[vc_single_image image=”17508″ img_size=”full”]
“Il Convento sconosciuto” – Bagnacavallo Alla Manica Lunga dell’ex convento di San Francesco dal 4 agosto al 4 settembre Apertura dal giovedì alla domenica dalle 18 alle 23, con ingresso dall’Albergo Antico Convento San Francesco di via Cadorna 10
Si tratta di una mostra fotografica allestita con le immagini di Paolo Ruffini dedicate al convento bagnacavallese, scattate tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento. In tutto una trentina di foto che documentano l’epoca dell’abbandono e l’inizio dei primi lavori di restauro di alcune sue parti fondamentali.[vc_single_image image=”17269″ img_size=”full”]