10 motivi per leggere “Giotto coraggio” di Paolo Casadio

Andrea e il piccolo Giotto ci sono mancati e siamo felici di ritrovarli nero su bianco. Sono finalmente tornati in libreria con “Giotto Coraggio”(Manni editori), venerdì 26 gennaio, grazie all’amore e alla passione di Paolo Casadio per la storia e la scrittura.

Li avevamo lasciati in “La quarta estate” (Piemme, 2015) nel loro viaggio alla volta del lago di Garda. Ѐ il settembre 1943: ciò che Andrea e il suo piccolo compagno di vita troveranno sulla riviera d’acqua dolce è la nuova Repubblica di Salò. Un’apparenza di tranquillità e placida estate nascondono i grandi cambiamenti che sconvolgono l’area: le ville e gli alberghi sono stati sequestrati per farne ospedali o residenze per le nuove autorità, italiane e tedesche, che raggiungono il lago. Anche la famiglia Zanardelli è stata espulsa, senza possibilità d’appello, dalla propria nobile dimora, trovando rifugio nella casa del custode e della moglie. Ma dove c’è il potere, c’è anche la resistenza, e certamente la famiglia di Andrea non resterà in disparte.

Una storia che merita di essere letta, sia da chi conosce già i protagonisti sia da chi per la prima volta entra nel mondo della dottoressa e del suo amato Giotto.E se dubbi incombono ancora sulla lettura di questo splendido romanzo storico ecco 10 motivi per leggerlo.

1 Un libro storico con idee moderne

Grande plauso a Casadio, che offre sempre al lettore splendide storie da gustare in una placida domenica pomeriggio sul divano o semplicemente in autobus andando a lavoro. Ma le sue parole e le sue idee non si fermano a questo. Con la sua abile penna l’autore affronta, in un contesto storico, importanti temidi attualità. Dal femminismo alla violenza sulle donne, dalla guerra all’eutanasia, Paolo Casadio sfiora problematiche sociali di grande rilevanza con naturalezza. Favorendo, grazie al suo pensiero personale celato nella storia, una riflessione.

Se la vita è un regalo divino e non un prestito, pensava, ne abbiamo la piena e totale disponibilità, incluso il diritto di scegliere quel momento e il come. Certo, ufficialmente era considerato un reato, ma aveva compreso presto di appartenere a un Paese ipocrita dove tutto si poteva fare purché non si sapesse.

“Giotto Coraggio” di Paolo Casadio

2 Lo studio e l’attenzione ai dettagli

La ricerca è accurata e minuziosa. Casadio è un uomo che sa far parlare gli archivi, i vecchi diari, gli articoli di giornale e tutta la carta che riesce a trovare: anche la lista della spesa di Mussolini potrebbe diventare un grande romanzo. In “Giotto coraggio” saltano all’occhio diversi personaggi storici realmente esistiti come Wolff o Rahn. Mirabile poi la precisione di date e contesto, grazie alle innumerevoli fonti consultate dall’autore e dichiarate alla fine del libro come: “La carta perdente” di Eitel Moellhausen e la mole documentale del periodo contenuta nei saggi storici di Bruno Festa. Che dire: 30 e lode per ‘analisi delle fonti’.

3 Lo stile: fluido e scorrevole

Leggero e semplice ma senza abbandonare l’uso attento di termini anche tecnici o figure retoriche. Il testo è perfettamente bilanciato fra dialogo e racconto. Enormemente apprezzati i capitoli brevi, che regalano ritmo alla lettura, rendendola scorrevole. Sembra quasi di divorarlo, senza farci caso si potrebbe leggere metà del libro in un pomeriggio.

4 Ode al dialetto e alla varietà linguistica

Dal bresciano al piemontese, dal tedesco al francese passando per l’immancabile e allegro romagnolo di Giotto, la lingua in questo testo fa la sua meravigliosa figura. Concluso il romanzo, Casadio non avrà più problemi a farsi intendere in diverse lingue. L’uso di molteplici parlate rende tutto più realistico, e anche formativo, ricordandoci, inoltre, l’importanza della tradizione popolare. Anche attraverso l’uso dei termini l’autore cerca di offrire un linguaggio curato nei particolari, sfruttando testi come: “Chèle dèla Riviera”, vocabolario della riviera bresciana curato da Maria Cecilia Merzadri e Luigi Campanini.

5 Fra ‘gravatte’ e ‘Scatole alate’: l’ironia del piccolo Giotto

La semplicità e la schiettezza di Giotto vi strapperà un sorriso. Il piccolo ‘spicasalti’, soprannome affibbiato al piccolo da Fanda, rallegrerà la lettura. Complici la sua innocenza, la sua ingenuità, il dialetto e i divertenti scambi di battute con la sua nuova famiglia. Sono risate assicurate.

«Ve’ che scapole alate che hai» scosse la testa Gildina. «Cos’ho, le ali?»
«See, il pütì con le ali» ridacchiò lei. «Sei magari un angilì? Svolazzi nel cielo? Dai, alza le braccia che ti prendo il petto!» In mutande, imbarazzato dalla sua nudità e da quelle mani che lo toccavano, misurandolo col metro floscio da sarta, Giotto obbediva in silenzio.
«Vedrai che bei vestitini…»
«È una malattia grave?» e il tono del bambino era preoccupato. «È una malattia cosa?»
«Avere le scatole alate». Gildina Rise. «No, non è una malattia. Sta’ tranquillo» «Mi fai anche la gravatta?» «Cravatta, vuoi dire». «Si dice gravatta» replicò sicuro Giotto. «E perché vuoi una gravatta?» s’incuriosì Gildina. «Per volare meglio, angilì?» «Perché ce l’hanno i signori». «Quindi vuoi diventare un signore». «No. Voglio avere la pancia come loro».

“Giotto Coraggio” di Paolo Casadio

Andrea lo strinse a sé. I polpastrelli macchiati di tintura incuriosirono il bambino.
«Osti, è sangue?»
«Disinfettante».
«Ha steso i zampetti?»
«Cosa vuoi dire?»
«Se n’è andato?»
«Se è morto, insomma?»
«Cos’ho detto?»
«Guarda che comincio anch’io a parlare, ma in dialetto bresciano. Et mìa capì?»
«Ma io non parlo in dialetto».
«Dire steso i zampetti sarebbe quindi italiano?»
«Certo. Il dialetto è da sgrózzi. Vuoi dire che sono sgrózzo?» e allargò le palpebre per sottolineare meglio la domanda.

“Giotto Coraggio” di Paolo Casadio

6 Giotto è coraggioso e molto di più

Giotto è un personaggio che non si può non amare: buffo e dolce. Incredibilmente curioso. Dopo la morte dei genitori è maturato in fretta. Dopo tanto navigare ha trovato in Andrea il suo porto sicuro e combatterà con le unghie e, letteralmente, con i denti per non perderlo. Cerca sempre di trovare il coraggio, e lo trova, raccogliendosi nella riflessione e nell’ironia. Ma Giotto è molto di più. Giotto è intelligente, impara tutto con rapidità, in pochi minuti memorizza le basi utili alla navigazione o per riprendere una scena con una cinepresa. Giotto ha una determinazione ferrea: se ha un obiettivo lo raggiunge, che si tratti di una foto con la ‘gravatta’ o di diventare regista, non meravigliatevi, riuscirà a ottenere quello che vuole. Ma soprattuto Giotto è un’anima dolce e sensibile che trova il bello nelle piccole cose del mondo che lo circonda. Lo dimostra dall’amore per le piccole creature, dalla meraviglia provata davanti a un gelato, dal sorprendente trasporto davanti a un film o dietro la macchina da presa.

Liberato il pulcino, Giotto aveva acchiappato un coniglietto, e poi un anatrino, e poi un gattino, e Andrea non poté ignorare l’entusiasmo che gli animaletti destavano in lui. Era curiosità, attrazione: ma dolce, delicata, priva delle sgarberie rozze di molti maschietti. Notava nei gesti la mitezza verso quelle piccole creature, il rispetto, e queste parevano intuirlo ricambiando con la mansuetudine, senza rivoltarsi o tentar di fuggire alla disperata.

“Giotto Coraggio” di Paolo Casadio

7 La forza delle donne

Andrea ha sempre dimostrato di essere forte: donna medico, trova delle reticenze da parte di pazienti e non. Indipendente e fiera, non si abbassa agli stereotipi sociali del tempo (e forse non solo di quel tempo). Decide di portare avanti la sua passione per la medicina, ignorando le voci con grande eleganza, allo stesso modo con il quale schiva le battute sulla sua scelta di vita solitaria. Dall’etica di ferro e dal buon cuore la dottoressa Zanardelli non lascia soffrire nessuno, anche se la cosa può creargli dei guai. Combatte per Giotto. Si sono trovati e non possono lasciarsi, a dispetto di tutte le regole del tempo che non permettevano a coppie non sposate di adottare. Le voci della gente possono colpire duro, ma non abbattere, e Andrea sa sopportare molto di più, come solo zia Prassede può comprendere.

8 L’umanità oltre le barriere

La barriera fra buoni e cattivi può essere sottile, la vita reale è molto più complessa di così. Casadio lo sa bene, e riesce mirabilmente a trasmetterlo attraverso la moltitudine di personaggi che affollano le pagine di “Giotto Coraggio”. Il gerarca nazista ama il bello e quando vuole sa avere un cuore buono, aiutando Andrea in un momento di difficoltà. Il bene fatto può tornare indietro quando meno te lo aspetti, e un piccolo gesto d’aiuto, in momenti così difficili, può salvare tante vite.

9 Personaggi e storie secondarie

Il testo è ricco di personaggi e storie secondarie che si intrecciano. Italiani, tedeschi, inglesi scorrono fra le pagine di “Giotto coraggio”: c’è il dott. Tammitz che nutre enorme ammirazione nei confronti della dottoressa Zanardelli, il temerario Don Jeffe, le pettegole cugine Ognibene, Momò e la moglie Fanda e Rezio e Gildina in attesa di notizie dal figlio disperso in Albania, Lujo Caracciola con la macchina da presa e il figlio Bruno lontano. L’ambasciatore Rahn e la moglie Martha, l’ingegner Birilli e e Alcido. Una moltitudine di personaggi che raccontano la loro vita, i loro tormenti, i loro sogni e che accompagnano il lettore per tutta la storia.

10 Gagio coraggio

Ultimo, ma non per questo meno importante, il piccolo Gagio. Come si fa a non amare un gattino cieco? Ovviamente è impossibile. Come con Andrea, Giotto e Gagio si sono trovati e non si sono più separati: un corpo e un’anima, un sostegno per il piccolo Romagnolo nei momenti difficili. Ma anche Gagio è molto di più. La sua sensibilità traspare dall’affetto nei confronti dell’amato padroncino, con la capacità di comprendere quando e come poteva aver bisogno di lui. Ma il ‘piccolo gatto italiano’ sa anche farsi valere, e prendendo esempio dal suo padrone, dimostra il suo coraggio, e ci rende orgogliosi, regalandoci, allo stesso tempo, una scena di grande ilarità:

Nella cuccia dove riposava in attesa del padroncino, Gagio si gonfiò a palla, la coda a parer il pennacchio della lucerna dei carabinieri. Facile dire che cosa spaventò il felino: il comportamento aggressivo dei militari, qualche odore sgradevole, di sicuro non i rumori, il vociare violento e gutturale. Soffiando a mantice in promesse d’attacco saltò agile sul coperchio della macchina per cucire, la coda agitarsi in una virgola nervosa, poi minacciò unghiate a ripetizione all’ufficiale che lo sfotteva canticchiando: «Kleine italienische Katze…», piccolo gatto italiano.
Quasi avesse compreso il senso dello sfottio, con un balzo risentito il piccolo gatto italiano s’attaccò alla giacca inerpicandosi lesto fino alla testa del malcapitato, gli abbrancò il collo e affondò i denti nel lobo dell’orecchio con precisione chirurgica. Il berretto con il teschio e le tibie incrociate cadde, Gagio saltò a terra, zigzagò imprendibile tra gli stivali e fuggì in giardino, verso il muro di confine con l’ambasciata.

“Giotto Coraggio” di Paolo Casadio

Non si può far altro che promuovere a pieni voti questo splendido libro di Paolo Casadio. “Giotto Coraggio” fa sorridere e regala anche qualche lacrima, amplia le conoscenze storiche grazie a fonti attendibili e trasporta il lettore indietro nel tempo, ma senza mai allontanarlo da riflessioni di grande attualità e di cui, in questo periodo, abbiamo bisogno più che mai.

Correte a leggerlo! Non ve ne pentirete!

Cresciuta a pane e libri porto il mio amore per la lettura su carta. Parlo di opere letterarie da scoprire e di cultura in ogni sua forma. Riduco a 10 ogni vostra domanda o curiosità. Per Più notizie mi occupo delle rubriche letterarie e delle bellezze del territorio.

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