Categories: Cronaca

Una panchina in ricordo di Adela Simona Andro (1973-2022)

È stata inaugurata nel pomeriggio di ieri la panchina in ricordo di Adela Simona Andro, infermiera ravennate uccisa dal marito. Un’installazione simbolica, presentata alla cittadinanza nel giorno dell’anniversario del femminicidio, avvenuto il 2 aprile del 2013, affinché la memoria aiuti a non dimenticare. La panchina, posizionata all’ingresso principale del CMP di Ravenna, è stata realizzata dalle studentesse e dagli studenti del Liceo Artistico Nervi-Severini, su iniziativa di Linea Rosa e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche locale.L’obiettivo, come sottolineato dalla presidente del Centro Antiviolenza di Ravenna Alessandra Bagnara, è ribadire che la lotta alla violenza sulle donne è un dovere che riguarda tutte e tutti: «Adela non si era mai rivolta a noi – spiega – ma ci siamo attivate quando purtroppo il tragico fatto era accaduto. Con noi lo hanno fatto anche tanti uomini, in particolare quelli detenuti nella casa circondariale dove lei esercitava la sua professione di infermiera, che si sono adoperati subito per fare una raccolta fondi a favore della figlia, vittima secondaria poiché orfana di femminicidio. L’iniziativa di oggi è una testimonianza concreta che questa catena di solidarietà e memoria, iniziata 9 anni fa e che continua a stringersi attorno al ricordo di Adela, è un impegno che ci coinvolge tutte e tutti, perché il contrasto alla violenza di genere è trasversale».Aggiunge Petia Di Lorenzo, vicepresidente OPI Ravenna: «L’Ordine che rappresento ha 3420 iscritti, di cui l’85% sono donne. Negli ultimi anni sono aumentate le violenze contro operatrici e operatori, tanto da dover istituire un corso di formazione per insegnare loro a prevenire, riconoscere e disinnescare l’aggressività e la violenza. Lo scorso 12 marzo si è celebrata la prima Giornata nazionale di educazione e  prevenzione contro la violenza nei confronti dei sanitari e socio-sanitari, proprio al fine di una loro maggior tutela. Tante e diverse forme di aggressività, verbali e fisiche, che maturano e si moltiplicano anche sui luoghi di lavoro e per le quali si dovrebbero prevedere pene più severe, tenendo sempre conto della questione di genere».Conclude Federica Moschini, assessora alle Politiche e Cultura di genere: «L’installazione delle panchine antiviolenza è sempre motivo di commozione e di dolore perché vuol dire che una donna è stata vittima della violenza di un uomo, ma anche di testimonianza e di monito affinché non accada ad altre donne ancora. Conservare la memoria di Adela Simona Andro, infermiera, uccisa nel 2013, oltre a corrispondere a un sentimento di empatia, è un dovere importante per esprimere solidarietà alla famiglia e far riflettere sulla violenza di genere, un fenomeno purtroppo in crescita, che va contrastato soprattutto attraverso una trasformazione culturale che può essere veicolata anche con gesti e iniziative all’apparenza semplici, ma in grado di stimolare sensibilità e rispetto».

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