Dai cavallucci alle tartarughe marine, il centro ricerche Cestha compie dieci anni

Nato in una piccola stanza della sede della proloco di Casalborsetti nel 2014, con un progetto di tutela dei cavallucci marini, che ne disegnano anche il logo, Cestha è oggi un’eccellenza della ricerca marina nazionale, con decine di progetti realizzati.

Il centro ricerche compie dieci anni di attività. Dieci anni contraddistinti da numerosi traguardi, che hanno portato l’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Marina di Ravenna ad essere un punto di riferimento tutto ravennate per lo sviluppo di progetti di innovazione blu.

Tante le iniziative di valore realizzare in questo periodo, dai progetti di ripopolamento delle seppie, alle attività didattiche nelle scuole, fino ad arrivare alle scoperte scientifiche sui siti di riproduzione degli squali grigi al largo della costa Emiliano Romagnola. Per arrivare alla tutela delle tartarughe marine, con la costruzione presso il vecchio mercato del pesce di un centro recupero per questi animali tra i più grandi d’Europa. 

«Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo di una sinergia con la città – le dichiarazioni della biologa marina Sara Segati, fondatrice della struttura – moltissime sono le realtà private e pubbliche che ci hanno concesso la possibilità di sviluppare le nostre idee, poi divenute progetti di successo e la nostra riconoscenza va a tutti loro. Le celebrazioni le avvieremo a partire dai mesi primaverili e stiamo strutturando un fitto programma di iniziative per ricambiare con la cittadinanza e quindi con la località di Marina di Ravenna e con la città di Ravenna il supporto e la stima ricevuta in tutti questi anni».

Il processo di crescita del Cestha non si ferma a quanto realizzato finora ma proseguirà con una serie di progetti ambiziosi, con il fine ultimo di identificare Marina di Ravenna come un polo all’avanguardia dell’economia blu e creare un circuito virtuoso di prospettive lavorative per giovani ricercatori. 

Leggi anche: D’Acunto (Cestha) sul granchio blu: «I primi esemplari 10 anni fa, ma l’espansione è recente»

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