Dal prossimo 24 gennaio, i più schizzinosi avranno un motivo in più per fare attenzione a ciò che troveranno sugli scaffali dei supermercati: se nell’etichetta si trova la dicitura “polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus”, è bene sapere che l’Acheta altro non è che il famoso grillo.
Che gli asiatici siano sempre stati particolarmente amanti degli insetti è cosa nota e sul tema sono nate battute e anche un bel po’ di preconcetti e luoghi comuni, ma altrettanto nota è una certa diffidenza verso i medesimi da parte degli europei, in particolare degli italiani. Secondo un recente studio di Coldiretti/Ixè, il 54% degli italiani sono proprio contrari agli insetti a tavola, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16% e non risponde il 6%.
Allora perché era così ‘fondamentale’ che l’Unione Europea, approvasse la polvere di grillo? Ufficialmente si fa leva sugli studi di alcuni ricercatori: si tratterebbe del cibo del futuro in quanto potenzialmente sostenibile, ossia capace di nutrire la crescente popolazione del mondo senza intaccare troppo le risorse naturali e il clima. A tutto ciò si aggiungerebbe l’alto valore nutriente di tale cibo, con un elevato contenuto di grassi, proteine e fibre. Volendo essere diffidenti, la vera motivazione potrebbe essere di ordine opposto e meno prosaica: favorire l’interesse economico di alcune imprese, come la vietnamita Cricket One Co. Ltd. Proprio questa start-up aveva presentato la domanda e sarà l’unica a poter commercializzare la polvere di grillo nei prossimi cinque anni.
A ogni modo, la polvere di grillo potrà essere utilizzata per la produzione di pane e panini multicereali, cracker e grissini, barrette ai cereali, premiscele per prodotti da forno (secche), biscotti, prodotti a base di pasta, salse, prodotti trasformati a base di patate, siero di latte in polvere, prodotti sostitutivi della carne, minestre concentrate o in polvere, snack a base di farina di granturco, bevande tipo birra, prodotti a base di cioccolato, frutta a guscio e semi oleosi, snack diversi dalle patatine, preparati a base di carne. Un bel po’ di roba…
Unica ‘consolazione ‘per noi romagnoli? Manca la piadina, almeno per ora. Salviamone la tradizione. La sua unicità fatta di sapori e profumi che parlano del territorio. Poi ciascuno è libero, chiaramente, di portare in tavola e mangiare ciò che preferisce.
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