Riapre il ristorante Kolibrì di Savarna dopo quasi due anni. Nuovo staff, stessa filosofia

Riapre al pubblico venerdì 1 marzo il ristorante Kolibrì di Savarna, con lo slogan “Siamo tornati alle vecchie tradizioni… con un rinnovato staff”. Parole non casuali visto che proprio le difficoltà a trovare personale, oltre a quelle legate alla pandemia e al rincaro dei prezzi, avevano spinto il proprietario Maurizio Buscherini a chiudere il 4 aprile 2022. In realtà doveva essere una breve sosta, per lasciar scorrere l’estate e ripartire in autunno.

«Non pensavamo di restare chiusi quasi due anni – racconta il titolare dell’attività – ma mancavano le giuste condizioni per ricominciare. Per portare avanti il nostro progetto, con la consueta qualità del servizio, non avevamo il giusto numero di cuochi e di persone in sala». Secondo Buscherini, a incidere in quel particolare momento, era il fatto che molti – nel settore – preferivano fare la stagione estiva e poi tirare avanti con la disoccupazione, ‘lavoretti’ saltuari e il reddito di cittadinanza che di recente ha avuto una forte stretta.

«Il discorso è alquanto complesso – precisa –. A ogni modo, il clima è un po’ cambiato e ora c’è più disponibilità di personale e un bel movimento nei locali che fa bene a tutti. Siamo riusciti a mettere in piedi una squadra di tutto rispetto, con circa una decina di persone. La metà di loro sono veterani, come il nostro pizzaiolo e il nostro primo cuoco, mentre abbiamo nuovi ingressi per l’altra metà. A pieno regime lavoravamo con quattro cuochi, ora ne abbiamo tre ma comunque bene. Siamo soddisfatti».

Invariata la filosofia del Kolibrì, con 160-180 posti a sedere, che ha la particolarità di offrire pesce, carne e pizza. Una scelta, non da tutti, ma che in passato ha dato buoni risultati. Si punta soprattutto su prodotti locali, con salumi del territorio, pesce di valle, primi della tradizione fatti in casa come i ravioli alle ortiche. Una curiosità? Il ristorante di Savarna continuerà a proporre, oltre al pesce azzurro e all’anguilla, i ranocchi che ormai non si trovano più da nessuna parte.

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