Una pietra d’inciampo da oggi testimonia, a Lugo, la deportazione e l’uccisione di Ida Caffaz. Fu una dei 26 ebrei lughesi che vennero deportati nei campi di sterminio.
Ida venne prelevata con la forza dalla casa di corso Matteotti 103 davanti alla quale è stata posata la pietra in una cerimonia molto partecipata dalla cittadinanza, che ha vissuto momenti di emozione.
Uno di questi è stata la lettura da parte di Francesco Pirazzini, presidente della Consulta dei ragazzi e delle ragazze, della lettera che la senatrice a vita Liliana Segre, cittadina onoraria di Lugo, ha inviato al sindaco Davide Ranalli.
Ida Caffaz viaggiò infatti nello stesso convoglio di Liliana Segre in direzione Auschwitz.
La parlamentare europea Alessandra Moretti ha partecipato alla cerimonia e, poco prima della posa della pietra ha osservato: «Per non dimenticare, ma soprattutto per impedire che succeda di nuovo, sono convita sia importante chiamare le cose con il loro nome e sottolineare senza esitazioni le responsabilità. L’orrore dell’olocausto di cui anche Ida fu vittima, non avvenne per caso, non fu un fenomeno umano ineluttabile, e nemmeno l’esito di avvenimenti casuali. Al contrario, fu un disegno preciso, figlio di ideologie distruttive e di regimi criminali e sanguinari che hanno un nome: nazismo e fascismo».
Le responsabilità, l’indifferenza, le complicità anche di molti italiani nella deportazione di migliaia di ebrei, sono state al centro della riflessione avvenuta in sala Estense prima della posa della pietra alla quale sono intervenuti il prefetto Castrese De Rosa, il rabbino Luciano Caro, il presidente della Comunità ebraica di Ferrara Fortunato Arbib, oltre che lo stesso sindaco. La mattinata si è aperta con un video realizzato dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Ravenna per contestualizzare la storia di Ida Caffaz e delle deportazioni.
Al termine delle riflessioni, dalla sala Estense è partito un piccolo corteo verso corso Matteotti 103. A tutte le fasi della cerimonia ha partecipato il signor Egidio Caffaz, pronipote di Ida, che vive in provincia di Padova e ha voluto essere presente a questo omaggio alla memoria della prozia.
«Una pietra che diventa simbolo della storia della nostra città – spiega il sindaco Davide Ranalli – , che contiene la profonda indignazione che questa comunità deve continuare a provare di fronte a quella immane tragedia ma, allo stesso tempo, che include dentro di sé la carezza lieve della testimonianza inviataci da Liliana Segre. Abbiamo bisogno di anticorpi per evitare che questa storia si riaffacci».
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