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Ortazzo-Ortazzino: possibili trattative in corso. Preoccupazioni per la zona C

Continuano le polemiche su Ortazzo-Ortazzino, dopo l’acquisto delle due aree da parte dell’Ente Parco del delta del Po e la successiva riqualificazione della zona C come zona B, l’esodo dell’area non sembra concluso. L’Associazione WWF Ravenna, Circolo Legambiente Delta del Po, Italia Nostra sezione di Ravenna, OIPA sezione di Ravenna, condividono una nota stampa per dopo le comunicazioni de “Il Resto del Carlino” di oggi, su alcune “trattative” in corso tra il Parco del Delta del Po e l’attuale proprietà, riconducibile ad un colosso immobiliare estero (CPI Property Group/CPI Real Estate Italy, nella sua emanazione creata per l’occasione, la “Giugno s.r.l”) ma con un referente locale (tale Bertaccini, che risulterebbe anche a capo dell’Unione dei Comitati alluvionati di Ravenna e premium sponsor, sempre tramite la CPI, del Ravenna Calcio).

Situazione a rischio

«Da quel che si legge – dichiara il gruppo degli scriventi – lasciata indisturbata a svolgere i propri affari immobiliari, l’attuale proprietà privata sarebbe pronta a concludere una doppia transazione molto vantaggiosa: da un canto “rifila” al Parco del Delta i terreni improduttivi, la palude dell’Ortazzo e le zone dell’Ortazzino – i luoghi che il Parco ed il Comune non vollero acquisire a fine 2022 nel momento in cui potevano far valere senza ostacoli il diritto di prelazione ed annettere al patrimonio pubblico alla cifra ridicola di 10 cent al mq l’intero comparto – dall’altro potrebbe rivendere ad un prezzo pressoché raddoppiato la zona C, quella a vincoli ambientali minori, ad un nuovo investitore privato (Gobbino s.r.l.), facente capo al noto ed importante gruppo imprenditoriale Mazzoni, che opera in moltissimi settori nel ferrarese.»

«A nulla valgono i proclami, persino urlati ed irritati, che sulla zona C non si possa al momento cementificare nulla -continua il gruppo – intanto l’area, sui cui sono possibili attività agricole di manutenzione e di servizio a tali attività, viene sottratta al patrimonio pubblico a cui invece era destinata, dal Parco stesso almeno dal 2012 e dal Comune (che aveva già stanziato i fondi poi misteriosamente stralciati dai bilanci); poi, una volta confermata la proprietà privata, chissà. Mutando gli scenari politici il Sindaco può garantire che i vincoli ambientali siano scritti sulla pietra?»

Il silenzio dei coinvolti

«In tutto questo, il Parco del Delta non emette alcun cenno risoluto rispetto a quanto, invece, potrebbe stroncare qualsiasi ipotetica speculazione in corso –spiegano – a danno dell’ambiente e del patrimonio pubblico: né ha fatto valere la prelazione entro i tempi per la vendita tra CPI/Giugno e Gobbino/Mazzoni, ma si è arrampicato (con oltre 12 mila euro spesi per consulenza legale) nel tentativo di far valere il diritto di riscatto, cercando di dimostrare che le comunicazioni della prima compravendita da parte dell’Immobiliare Lido di Classe, che possedeva il comparto Ortazzo-Ortazzino dagli anni 70 e poi ha rivenduto a CPI, furono carenti. Né, d’altro canto, il Parco non dice una sola parola sulla possibilità, sancita anche dall’autorevole parere ISPRA, di cambiare rapidamente la classificazione della zona C a zona B.

Nonostante le sollecitazioni, nonostante gli atti votati all’unanimità in Consiglio comunale, nonostante le risposte dell’assessorato regionale, il nulla. Sembra quasi che gli eventi stiano procedendo, come accaduto finora, per far saltare tutte le scadenze e giungere tranquillamente a marzo, quando la compravendita tra Giugno e Gobbino descritta dal preliminare già sottoscritto, potrebbe diventare definitiva. E nel frattempo, si mettono le mani avanti parlando di minacciosi “risarcimenti danni” che spetterebbero alle società interessate se non dovessero arrivare a concludere i lucrativi affari previsti. Lo scandalo è intollerabile e non trova alcuna ragionevole spiegazione. – concludono – Ma per quanto ci riguarda non finisce certamente qui».

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