Ogni giorno si aggiungono nuovi tasselli nella maxi inchiesta a carico di Gianluca Pini, 50 anni, ex parlamentare per tre legislature dal 2006 al 2018, eletto in Romagna con la Lega, per oltre un decennio segretario nazionale della Romagna, attualmente amministratore di una società di import-export nonché titolare di diversi ristoranti a Forlì.
Mentre il filone sul traffico di droga è stato demandato alla competenza della Procura di Piacenza e quello sulle mascherine (truffa, frode commerciale, falso in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e auto riciclaggio) alla competenza della Procura di Forlì, quello su corruzione, interferenze illecite sulla vita privata e traffico di influenze illecite è stato demandato alla competenza della Direzione Distrettuale Antimafia e alla Procura di Bologna. Quest’ultima, al momento, non ha emesso provvedimenti cautelari. Si tratta di un filone di indagine particolarmente sensibile, perché interessa l’intreccio di rapporti, contestati come illeciti, definito il “Sistema clientelare Pini”, che tocca importanti istituzioni: dalla Prefettura di Forlì a quella di Ravenna fino alla Procura della Repubblica di Ravenna.
Nello scambio di favori, che attestano rapporti di evidente intimità, più volte emerge il nome dell’allora Procuratore Capo della Repubblica di Ravenna, Alessandro Mancini. Come documentato da numerose chat, Mancini sarebbe stato caldamente interessato da Pini, con successo, nel trasferimento alla Polizia Giudiziaria della Procura di Ravenna del carabiniere Daniele Pino, che avrebbe poi scambiato il favore consentendo a Pini l’accesso ai sistemi informatici in dotazione della PG (art. 615 c.p., interferenza illecita nella vita privata). Nello scambio di favori con il funzionario della prefettura di Ravenna, Sergio Covato, fa capolino finanche il nome del fratello di Alessandro, Dario Mancini, all’epoca Direttore Generale della Banca Agricola Commerciale di San Marino, presso cui la figlia di Covato aveva fatto richiesta di assunzione, caldeggiata da Pini.
Nei servizi di Più Notizie dei giorni scorsi, già è stato messo in evidenza quanto Pini si fosse prodigato per favorire la nomina di Alessandro Mancini alla Procura Generale dell’Aquila. Incarico da cui poi Mancini è stato rimosso dal Consiglio Superiore della Magistratura, per incompatibilità ambientale e funzionale, a seguito di un’approfondita istruttoria della prima commissione, nella quale, il relatore Nino di Matteo, denunciò severamente la natura dei rapporti tra Pini e Mancini. Ora c’è da seguire con attenzione gli sviluppi delle indagini della DDA e della Procura di Bologna: certamente l’emergere di rapporti personali intimi e piuttosto compromettenti tra un uomo politico, dedito a tessere una tela di relazioni pericolose, e rappresentanti delle istituzioni, non può che inquietare l’opinione pubblica e minare la fiducia fortemente correlata alla terzietà, obbiettività e serenità di giudizio dei rappresentanti delle istituzioni.
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