«La mia passione è nata fin da adolescente perché facendo skate mi sono sempre trovato in luoghi abbandonati, in luoghi che normalmente le persone non frequentavano. Capitava che chi era con me avesse la bomboletta e facesse qualche disegno quindi il vivere l’arte urbana l’ho sempre sentito una cosa molto vicina.
L’idea di fare il festival è scattata quando nel 2012 andai a Grottaglie al Fame Festival, che è stato uno dei festival più importanti al mondo, cui partecipavano Blu, Ericalicane, Bastardilla e tantissimi altri artisti. Lì mi è venuta la voglia di. organizzare un evento a Ravenna in collaborazione con persone competenti del settore tra cui una storica dell’arte e un altro artista».La street art come strumento sociale può esemplificare la creazione della Cittadella della street art?
«La street art sicuramente è uno strumento a livello visivo e a livello anche sociale molto importante. Io dico sempre quando racconto un muro che la parte più importante dell’opera non è la parte finale quanto piuttosto la sua creazione, stare sotto il muro e vivere il muro, perché lì sotto ci possono essere veramente tantissime storie da raccontare ed è un qualcosa che non ti dimentichi. A livello sociale è davvero importante vivere proprio il muro ed è per questo che io in prima persona quando c’è il festival mi prendo una pausa dal lavoro e mi dedico totalmente agli artisti e a quello che succede intorno. Per quanto riguarda la Cittadella è stato importante perché sono dei condomini di proprietà del Comune di Ravenna, sono delle case popolari dove ci sono diverse situazioni familiari e il fatto di coinvolgerli per questo progetto ha fatto sì che in questi due anni che abbiamo lavorato lì si rafforzasse il rapporto tra noi e loro. È stato quindi un impegno sia a livello grafico sia a livello sociale, ma che mi ha arricchito e dato molte soddisfazioni».Il Dante di Kobra è l’opera più fotografata in città. Ci racconti come è nata l’idea?
«Il muro di Kobra fu una sfida perché noi con il festival principalmente realizzavamo opere in case popolari e quindi in zone limitrofe al centro come ad esempio lo stadio con l’ITIS o la zona della Darsena e il quartiere dietro la stazione ferroviaria. Il fatto di operare in centro storico e quindi di utilizzare questa tecnica in questo caso l’arte urbana per rappresentare il volto del sommo poeta lo trovavo interessante e fortunatamente l’ho collegato al progetto sul volto di Dante del 2016. È stato complicato perché è la scelta del muro doveva essere non vicino ai monumenti Unesco e a chiese e non doveva essere un muro di importanza di un edificio che poteva essere tutelato dalla Soprintendenza. Sono quindi riuscito a trovare il muro di recinzione della scuola Mordani che faceva proprio al caso di questo intervento. Kobra fu scelto come artista per rappresentare la figura dantesca perché era collegato al progetto sul volto di Dante».A Dante è dedicato anche il tuo più recente progetto che ha riscosso un grande successo. Ce ne parli?
«Dante Plus ha avuto un grandissimo successo sia per Ravenna sia con l’a bellissima installazione di Alessandro Tricarico che probabilmente entrerà nellala storia come l’opera dantesca più grande di tutti i tempi sia perché quella giornata del 9 di luglio ha regalato alla città un’opera ma anche un evento veramente importante. Dante Plus in realtà a superato i confini dell’Italia, è andata in America, Giappone, Russia, in Africa. Ha veramente spopolato l’anno scorso te tuttora ci sono delle città che la stanno ospitando. La mostra è anche visibile con un virtual tour sul sito danteplus.com dove si può visitare la galleria della Biblioteca Oriani. Provo grande soddisfazione perché è un progetto nato Ravenna per Ravenna che in realtà è riuscito ad andare in tutto il mondo».[vc_single_image image=”4775″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Come vedi il futuro della street art nel nostro territorio e in particolare a Ravenna?
«La città di Ravenna attraverso la sua Amministrazione, in particolare l’Assessorato alle Politiche Giovanili, ha sempre sostenuto il festival e spero proprio che continui a farlo. Mi piacerebbe che ci fossero più contaminazioni spontanee all’interno del centro storico, ma anche della periferia e che passino più artisti possibili a lasciare la loro impronta alla città. Mi piacerebbe anche che il festival Subsidenze crescesse e diventasse un festival internazionale con l’adeguato budget per fare questo tipo di intervento».
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