Si intitola “La musica dipinta”, la mostra che rende omaggio a Romano Mussolini, affermato jazzista e noto pittore, all’Hotel Villa del Mare Spa Resort sul Lungomare Deledda 84 a Cervia, per tutto il mese di luglio. Il vernissage è previsto domani, sabato 1 luglio alle 19, alla presenza della figlia, Alessandra Mussolini, attualmente europarlamentare nel gruppo del Partito Popolare Europeo per il suo terzo mandato non consecutivo. Per l’occasione il musicista Matteo Scaioli si esibirà con la sua Màquina Parlante, incantando i presenti con le sue riproduzioni di brani composti e suonati dallo stesso Romano co i suoi grammofoni a manovella. «Si tratta della prima volta in Italia di una mostra in omaggio a Romano Mussolini, scomparso diciotto anni fa», ci tiene a precisare il curatore Franco Moschi, grazie alla collaborazione con Lorenzo Nardi e alla disponibilità dell’imprenditore Claudio Amadori, patron dell’hotel. Moschi è infatti un noto collezionista e, nel corso degli anni, ha costruito il più grande archivio privato sul fascismo.
«Romano per me è stato come un padre – racconta –. A legarci è anche una parentela perché la mia bisnonna era sorella di Rachele che mi regalò i primi libri… Ci vedevamo spesso a Predappio e a Villa Carpena, quasi ogni settimana. Per molto tempo ho fatto il rappresentante e spesso lo raggiungevo la sera in un suo concerto. Ho conosciuto il suo mondo, il Romano uomo e l’artista, mi ha dato e insegnato molto, ed è arrivato il momento giusto per raccontarlo. Così, quando mi è venuta l’idea, ne ho subito parlato con la figlia Alessandra che ne è stata contenta. La scelta di Cervia è legata all’estate, non c’è miglior località per cornice. Il titolo della mostra è volutamente semplice ma efficace, perché con due parole ho legato le sue due passioni di una vita, la musica e la pittura». La mostra include un vasto repertorio di fotografie, documenti, locandine, dischi e dipinti, per offrire una significativa rappresentazione di quello che su Romano Mussolini.
Quartogenito di Benito e Rachele, nato a Carpena il 26 settembre 1927, inizia l’attività musicale a 18 anni. «Il nome sicuramente influenzò il giudizio su di me, perché tutti volevamo conoscermi, sentirmi suonare, parlarmi. Se però non avessi avuto delle qualità, certamente non sarei stato apprezzato dal pubblico, e i grandi del jazz non avrebbero mai suonato con me», ricorda in una sua biografia del 2001. Il più grande complimento gli fu fatto da Leonard Feather, considerato uno dei più grandi critici di jazz del mondo: “Romano, tu hai colto in pieno il senso del blues che è la matrice di tutto il jazz”.
Nella primavera del 1947, Romano incontra Ugo Calise con cui forma un quartetto affiatato. Dopo pochi mesi avviene il loro battesimo davanti al pubblico. Nell’epoca in cui i grandi del jazz mondiale venivano a esibirsi in Italia, Romano riesce a conoscere Luis Armstrong, Duke Ellington ed Ella Fitzgerald. Nel corso della sua brillante carriera, suona con tutti i maestri del jazz quali Gil Cuppini, Glauco Masetti, Franco Cerri, Lelio Luttazzi, Oscar Valdambrini, Carlo Loffredo, Chet Baker, Gorni Kramer, Gianni Basso, Nunzio Rotondo, Lino Patruno, Tullio De Piscopo, Guido Pistocchi, Cicci Pellegrino e tanti altri. «Quando Romano si metteva alla tastiera – ricorda Moschi -, per iniziare uno dei tuoi tantissimi concerti, era sua abitudine socchiudere gli occhi, abbozzare un timido sorriso e, come per magia, con le sue note inebriava di vere emozioni il pubblico e lui stesso».
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