Ravenna, come tutti sanno, è una città ricca di storia e leggende, dimora, nel tempo, di molte figure importanti: artisti, letterati, cavalieri, famiglie imperiali e nobili di ogni tipo. Fra i personaggi d’onore della città, un posto è certamente ricoperto da Guidarello Guidarelli, ravennate di nascita e cavaliere del Sacro Romano Impero dal 1468, che nella sua vita si batté fra le fila della città di Venezia e successivamente del papa Alessandro VI e del figlio illegittimo Cesare Borgia.
Un’esistenza certamente valorosa, ma è la sua morte l’elemento che introduce il Guidarello all’onore delle cronache del tempo, tanto da imprimere il suo ricordo nei secoli avvenire.
Nell’anno 1501 Guidarello Guidarelli, durante l’assedio di Cesare Borgia alla città di Faenza, perse la vita a Imola, assassinato, durante un ballo in maschera. Per molto tempo, la sua morte fu avvolta nel mistero ma, come ogni mistero che si rispetti, i pettegolezzi non si risparmiarono.
Una prima ipotesi metteva radici in una possibile vendetta da parte di Cesare Borgia, dopo aver scoperto che dal 1500 Guidarelli era tornato fra le fila della Serenissima, divenendo informatore della famosa Repubblica di Venezia. Ma il colpo di scena sulla morte del Guidarello arriva nel 1930 con Augusto Campana, che scopre, fra le cronache del tempo, dei documenti che testimoniano la morte del condottiero per mano di Virgilio Romano, per futili motivi.
«Miser Guidarelo da Ravena, soldato dignissimo del duca, abiando imprestato una sua camisa a la spagnola, belissima de lavori d’oro, a Virgilio Romano a Imola, per farsi mascara, e non je la volendo rendere e cruzatosi con lui, el ditto Virgilio lo tajò a pezzi e amazollo; el Duca fatollo pjare li fé tajare la testa.»
Cronache di Giuliano Fantaguzzi risalenti al 13 marzo 1501
Il semplice prestito di una camicia con ricami in oro, che non voleva essere restituita, portò a un duello che causò una brutta ferita al Guidarello, causandone la morte dopo alcuni giorni di agonia. Non ne uscì impunito Virgilio Romano, che fu decapitato per ordine di Cesare Borgia in persona per il crimine commesso.
Così si concluse la vita del valoroso condottiero, che come ultima volontà chiese di essere riportato a Ravenna, per essere sepolto nella chiesa di San Francesco, più precisamente nella cappella di San Liberio, detta anche del Crocifisso, assieme agli altri membri della famiglia Del Sale (la famiglia della moglie del Guidarello). Stanziò anche 600 ducati, per arricchire ed abbellire la cappella e la tomba dove sarebbe stato tumulato.
Ma la storia del Guidarello non si concluse qui, infatti, la famosa lastra tombale del Cavaliere, anch’essa dalla storia complessa e ricca di misteri, non riesce a riposare in pace. L’opera venne attribuita da Antonio Tarlazzi e Corrado Ricci a Tullio Lombardo, ed ebbe una lunga storia rocambolesca di continui spostamenti. Oggi finalmente riposa, al secondo piano del Museo d’arte della città di Ravenna.
Ma cosa ha questa lastra di così particolare? Ovviamente non può che essere per un mito nato intorno all’opera che non fa che rafforzare il suo valore artistico. Tutto ebbe inizio a seguito di un prestito al Petis Palais di Parigi, nel maggio del 1935 la lastra del Guidarello tornò danneggiata con una incrinatura del marmo in corrispondenza del piede destro. Inoltre, la statua presentava segni di imbrattatura, dovuti probabilmente ad un tentativo di crearne un calco.
Questo trattamento costrinse nel 1938 l’Accademia di Belle Arti di Ravenna a declinare fermamente ulteriori inviti di esposizione all’estero come quella già fissata a Budapest. L’allora direttore Vittorio Guaccimanni dichiarò, per placare le polemiche che l’opera era tornata sporco del rossetto delle tante parigine che avevano voluto sfiorare le sue labbra.
L’affermazione venne immediatamente sfruttata da riviste come “Oggi” dando vita a una leggenda secondo cui le donne che avrebbero baciato il Guidarello si sarebbero sposate entro l’anno, mentre le donne già sposate avrebbero partorito un figlio bello come il giovane guerriero.
Leggenda che si rafforzo con l’uscita nelle sale cinematografiche nel 1970 della “Ragazza di Latta” di Alessandro Aliprandi, girato in Romagna con protagonista Sydne Rome, immortalata dalla cinepresa mentre si china per baciare il valoroso cavaliere.
Il fervore nato intorno alla statua spinsero il museo a nascondere per un periodo l’opera per sfuggire alle groupie, relegandola nei seminterrati e sostituendolo con una copia, oggi l’opera è nuovamente al suo posto ma è vietato avvicinarsi alla lastra e toccarla.
La notorietà della lastra tombale del Guidarello, amata ed ammirata in tutto il mondo, con copie conservate anche a Londra New York, Boston e Buenos Aires, e della leggenda che la circonda, la rende destinataria di meravigliose lettere d’amore provenienti dai luoghi più disparati, spesso contenenti del denaro, con l’ordine di acquistare mazzi di rose rosse da deporre ai piedi della statua. Tali lettere vengono gestite da un apposito ufficio dell’Ente locale del Turismo di Ravenna
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