Katia Prati: «Cau di Ravenna? Picchi da 100 persone il sabato. Ci siamo accorti di una donna con infarto»

Gli accessi complessivi nelle prime due settimane sono stati 937. «Dall’apertura fino a tutto febbraio – spiega la responsabile organizzativa Direzione infermieristica – manterremo 2 medici, anziché uno come da direttive, e 2 infermieri, poi vedremo»

Ammontano a 937 gli accessi complessivi nelle prime due settimane di apertura del Cau – Centro di Assistenza Urgenza di Ravenna, al Cmp di via Fiume Montone Abbandonato. Dalla sua inaugurazione ufficiale lo scorso 22 gennaio sino a ieri, lunedì 5 febbraio, la media è stata di quasi 70 accessi al giorno, con un picco fino a più di 100 nelle giornate del sabato in virtù dell’assorbimento del servizio di guardia medica in precedenza attivo all’ospedale S. Maria delle Croci. A parlarne è Katia Prati, responsabile organizzativa Direzione infermieristica.

Sinora quali sono stati i motivi principali per cui le persone si sono rivolte al Cau? 

«Una bella fetta, circa 200, sono venute per dolori vari di tipo osteo-articolari. Circa un centinaio anche gli accessi per sintomi legati ai malanni di stagione, come febbre, mal di gola, tosse e infezioni alle vie respiratorie non risolte nel giro di pochi giorni. Poi ci sono stati tanti pazienti con problematiche di tipo dermatologico, oculistico e otorinolaringoiatrico. Circa un’ottantina le richieste di certificati e prescrizioni varie».

Vi è capitato di registrare accessi impropri da parte di chi avrebbe invece dovuto rivolgersi al Pronto soccorso perché affetto da patologie più gravi?

«Sì, circa un centinaio. Queste persone sono state immediatamente reindirizzate al Pronto soccorso. Il caso più critico è stato quello di una donna di 47 anni arrivata al Cau con un dolore alla spalla, che è poi risultato sintomo di un infarto dall’elettrocardiogramma. Il personale medico-infermieristico ha subito identificato il problema e la paziente è stata portata via con il servizio 118».

Capire se la persona si rivolge correttamente al Cau è la fase più delicata dato che il rischio sarebbe quello di sottovalutare un caso che richiede maggiore attenzione… 

«Esattamente. Il personale è molto attento in fase di accoglienza e, se si sospetta un accesso improprio per patologia più grave che necessita del Pronto soccorso, il paziente non viene messo nella lista che segue l’ordine di arrivo, ma subito preso in carico ed eventualmente trasferito».

Cosa può dire invece dei tempi di attesa al Cau in questi primi 14 giorni? 

«Per la visita medica ogni persona ha aspettato in media 46 minuti. Il tempo di attesa complessivo invece, ossia dall’ingresso all’uscita del paziente, è stato di circa un’ora e mezzo. Chiaramente chi si presenta per una prescrizione va via in genere dopo 10 minuti, mentre chi necessita anche di un trattamento circa 2 ore».

Secondo i primi dati resi noti dalla Regione Emilia Romagna, l’apertura dei Cau avrebbe ridotto del 6% gli accessi al Pronto soccorso con ‘codice bianco e verde’. Avete già riscontri di questo tipo a Ravenna? 

«In realtà, è ancora presto per fare un primo bilancio, bisogna aspettare almeno il primo mese. Ci sarà poi da valutare, anche in rapporto all’anno scorso, il picco dell’influenza che quest’anno per esempio è stato anticipato rispetto al solito. A ogni modo, una tendenza al calo c’è già e lascia ben sperare».

In queste giornate di rodaggio, quali difficoltà avete incontrato? 

«La prima settimana soprattutto è stato necessario ‘oliare’ i percorsi con le visite specialistiche. Abbiamo anche organizzato un incontro con lo scopo di facilitare i pazienti che devono poter uscire dal Cau già con la richiesta urgente di visita specialistica, se il medico lo ritiene necessario, senza dover passare dal Cup».

Visto l’alto numero di accessi già registrato, il personale è sufficiente per farvi fronte? 

«A livello organizzativo ci siamo attenuti agli standard del DM 77 e su quanto stabilito con delibera regionale che tiene conto degli afflussi di codici bianchi e verdi dell’anno precedente, e quindi alla presenza di un medico e 2 infermieri. Tenendo però conto della nuova apertura e della necessità di supportare medici non abituati a questo tipo di attività, dall’apertura e per tutto il mese di febbraio avremo sempre 2 medici e 2 infermieri. Poi valuteremo»

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