Cau di Ravenna, già 20 persone in mattinata. Una media di 4 all’ora

Katia Prati, responsabile organizzativo infermieristico, riassume i casi in cui è bene presentarsi nella nuova struttura territoriale. Quali le strumentazioni disponibili? «Il Poct per esami di laboratorio rapidi, l’elettrocardiogramma ed esami radiologico con refertazione da remoto».

Oggi è stato ufficialmente aperto il Centro di Assistenza Urgenza Cau di Ravenna al Cmp in via Fiume Montone Abbandonato. Intorno alle 13, quindi a cinque ore di distanza dall’apertura, si erano già presentate 20 persone, con una media di 4 all’ora, com’è nelle aspettative per questo tipo di struttura. Fra di loro, c’è chi è arrivato per togliere il gesso, chi per farsi misurare la pressione perché lamentava una variazione sospetta, chi per un dolore all’orecchio. Nel giro di un’oretta sono potute uscire e rientrare a casa, senza dunque dover fare interminabili file. 

Scopo del Cau: alleggerire il Pronto soccorso dei ‘codici bianchi e verdi’

D’altra parte l’obiettivo del Cau è proprio quello di alleggerire il Pronto soccorso dell’ospedale S. Maria delle Croci, di continuo sotto stress anche per la carenza cronica di personale, togliendo i cosiddetti ‘codici bianchi e verdi’, quelli a più bassa intensità. I dati al riguardo parlano da soli. Nel 2022 gli accessi con questi codici a bassa intensità sono stati il 67% degli accessi ai servizi di Pronto soccorso aziendali (310.874). Una quota che è coerente con l’andamento del quadriennio precedente. Di questi, solo il 4,7% (14.909) ha richiesto il ricovero. Nel 2023, periodo da gennaio a novembre, gli accessi per codice bianco e verde sono stati 304.781, il 67% del totale degli accessi, mentre quelli finiti con ricovero 14.567, il 4,6%. Per il presidio di Ravenna, gli accessi nel 2023 (gennaio-novembre), sono stati 79.381, di cui 44.836, il 565 con codice colore bianco e verde. Il ricovero si è registrato in 1.429 casi, pari al 3,2%. 

Katia Prati spiega quando presentarsi al Cau e quali sono le strumentazioni

Ora la sfida è far familiarizzare i cittadini col Cau, un acronimo un po’ difficile da ricordare perché non proprio melodico, in modo da sapere quando preferirlo al Pronto soccorso e viceversa. «Al Cau si viene per un problema lieve – spiega Katia Prati, responsabile organizzativo infermieristico –. Qualche esempio? Un male all’orecchio, un problema agli occhi, un fastidio dermatologico, dolori articolari o piccoli traumatismi. Le opportunità del Cau sono quelle di avere delle strumentazioni come il Poct, uno strumento che fa esami di laboratorio rapidi, l’elettrocardiogramma collegato direttamente in remoto per la refertazione con la Cardiologia, nonché esami radiologici, anche in questo caso eseguiti al Cau ma refertati presso la Radiologia centrale di Ravenna». 

Quando invece non bisogna assolutamente presentarsi al Cau ma al Pronto soccorso? «Quando si ha un dolore toracico, una difficoltà respiratoria, un dolore addominale importante o problemi neurologici come un mal di testa inusuale», conclude Prati nel tentativo di riassumere e semplificare i principali sintomi-problemi. L’elenco completo è comunque ben esposto sia all’esterno della struttura, vicino all’ingresso, che di fronte all’accoglienza interna dove c’è una saletta di attesa. I sintomi-problemi sono scritti anche nelle principali lingue internazionali: oltre all’italiano, l’inglese, il cinese e l’arabo. Sarà comunque sempre cura del personale infermieristico dell’accoglienza, dopo un breve colloquio, a valutare l’utilizzo idoneo nel Cau ed eventualmente a indirizzare al Pronto soccorso con accompagnamento. 

Una stima dei numeri del Cau di Ravenna e gli obiettivi

Il Cau di Ravenna è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 20, quindi 12 ore, 7 giorni su 7. Ogni turno sarà coperto da un medico, due infermieri e un tecnico di radiologia. Se sarà confermata la media oraria di accessi già riscontrata altrove, che è di 4 persone, ogni giorno in struttura si presenteranno almeno 50 persone. Un numero destinato a crescere nel fine settimana, il sabato e la domenica, per via della sospensione del servizio di guardia medica all’interno del presidio ospedaliero. «Ci attesteremo facilmente sui 60-65 accessi – afferma Roberta Mazzonidirettore del Distretto di Ravenna –. Un numero che corrisponde alla capacità di assorbimento da parte della struttura che è stata creata. Una grande sfida per la sanità. Dopo l’esperimento di Cervia, che ha fatto da apripista nella nostra provincia, ora è la volta di Ravenna, poi arriveremo anche a Lugo, Faenza, Castel Bolognese e Conselice, per un totale di 6 Cau a livello provinciale. Si tratta di importanti strutture territoriali che avranno necessariamente un legame con il Pronto soccorso e con il percorso di approfondimento diagnostico».

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