Consegnato il ritratto in mosaico di Kate Middleton da una fotografia di Paolo Roversi

Consegnato il ritratto in mosaico di Kate Middleton, da una fotografia di Paolo Roversi. Edoardo Missiroli e Marcello Landi raggiungono il Maestro nella sua residenza a Marina di Ravenna per fargli prendere visione del lavoro svolto dall’Associazione per la traduzione in mosaico di un suo scatto fotografico. Gli accordi con Paolo Roversi risalgono a settembre 2021 quando, in occasione del suo compleanno gli fu consegnata la tessera di Socio Onorario occasione nella quale ci disse di voler collaborare con noi. In seguito, uno scambio di idee e immagini, la scelta di una trasposizione da fotografia a mosaico, nonostante le difficoltà di tradurre l’abito in tulle, si focalizza su un ritratto di Kate Middleton formato piano americano.

Il mosaico, in smalto vetroso e smalto d’oro, è stato realizzato a più mani con tecnica bizantina ravennate dai maestri mosaicisti dell’Associazione Dis-ORDINE nella Galleria Laboratorio dell’Associazione tramite laboratori aperti al pubblico con la consulenza di Luciana Notturni e Marcello Landi, interventi di Daniela Caravita, Rita Benzoni e Elena Pagani, realizzazione di Marika Dall’Omo, Sofia Laghi, Marianna Luordo, Clarissa Nuzzi, Chiara Sansoni Supporto tecnico di Edoardo Missiroli e Roberto Ferruzzi e completato con l’inserimento di uno zaffiro ecologico offerto dalla sig.ra Stefania Sangiorgi della Gioielleria Preziosi SANGIORGI di Bizzuno, Lugo di Romagna (RA), posizionato in corrispondenza dello storico anello di fidanzamento delle principesse inglesi, unica nota di colore tra i toni seppiati della foto, in accordo con il Maestro Roversi che ringrazia e si complimenta per la riuscita dell’opera. Cercherà di mettersi in contatto con la principessa per prospettare eventuali sviluppi.

La carriera del noto fotografo Paolo Roversi

Paolo Roversi nato nel 1947, a vent’anni inizia a lavorare come fotoreporter per la Associated Press e alla fine degli Anni ‘60 apre a Ravenna il suo primo studio di grafica e fotografia assieme a Giancarlo Gramantieri, dedicandosi allo still-life e ai ritratti.

Nel 1973 si trasferisce a Parigi e comincia ad interessarsi di fotografia di moda. Nei primi anni di soggiorno a Parigi lavora ancora come fotoreporter per la Huppert Agency e nello stesso periodo inizia a conoscere il mondo della moda, dopo alcune significative esperienze si mette in proprio lavorando inizialmente per Elle e Depeche Mode. La sua prima pubblicazione importante è su Marie Claire, ma la consacrazione definitiva arriva nel 1980 quando firma la campagna pubblicitaria di Christian Dior. Segue un lavoro decennale con marchi come Comme des Garçons, Yohji Yamamoto, Romeo Gigli per i quali con i suoi scatti vellutati catturerà l’essenza delle modelle più belle e importanti del panorama internazionale della moda.

Roversi è stato il primo ad usare la Polaroid aprendo la strada a nuove sperimentazioni caratterizzate dall’uso di una luce intensa e incisiva, di grande efficacia espressiva. È il primo fotografo italiano che nel 2020 è chiamato a siglare un calendario Pirelli, la 47° edizione dedicata al sogno romantico di Giulietta.

Omaggiato nella sua città di origine con la mostra Paolo Roversi – Studio Luce organizzata al MAR, si conferma come una delle eccellenze ravennati che diffondono la luce di Ravenna nel mondo. Niente di meglio che un confronto con il mosaico, un mosaico dai toni delicati e dalle profonde trasparenze che parlano prevalentemente attraverso la luce.

Le radici della sua ricerca artistica affondano dunque nel vivo panorama culturale romano tra gli anni Cinquanta e Sessanta: un periodo incredibilmente ricco e fecondo in cui, insieme alla riscoperta dell’eredità dada e surrealista – legata anche all’uso del collage e dell’assemblage – molti artisti si sono aperti alla conoscenza delle ricerche internazionali dell’Informale, dell’Action Painting, del New Dada americano“Lavoro attraverso l’accumulo della materia, e alla sua distruzione…Sono storie di metamorfosi”, afferma Luisa Gardini. Già dal 1960 individua un altro elemento che diventerà tipico del suo lavoro: la scrittura-pittura, un segno che “falsifica lo scrivere”, come scrisse Scialoja: una scrittura che è immagine o “segno-disegno”, come lei la chiama. 

Nei primi anni duemila l’artista ha iniziato a lavorare con la ceramica(in collaborazione con la storica Bottega Gatti di Faenza), realizzando sculture dove si uniscono – secondo tutta la linea del suo lavoro – progettualità e azzardo, rigore concettuale e vitalità della materia. Luisa ha voluto visitare la Galleria/Laboratorio dell’Associazione Dis-ORDINE e si stanno ultimando gli importanti progetti in corso e si è resa disponibile a realizzare prossimamente un mosaico per il Museo a cielo aperto di via Portone.

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