Giuseppe Bellosi è uno scrittore e un poeta, ma anche etnologo e glottologo, che ha scavato per anni nella lingua e nel folclore romagnolo, per dare nuovamente vita ad alcune tradizioni e per imprimerle nero su bianco al fine di mantenerne viva la memoria.
Bellosi nasce a Maiano Nuovo di Fusignano nel 1954, dove vive ancora oggi. Fin da giovanissimo ha mostrato un grande interesse nei confronti delle tradizioni locali, così inizia subito a raccogliere riferimenti bibliografici relativi a folclore, letteratura e dialetto e si cimenta in interviste alla popolazione.
Già a vent’anni inizia ad effettuare verifiche in loco sul perdurare delle tradizioni locali, e condivide questa esperienza con il fotografo Giovanni Zaffagnini. Questo lavoro di ricerca sul campo dà vita a un vero e proprio patrimonio di interviste video e fotografie che sono alla base dei suoi successivi studi etnografici e non solo. Ad oggi parte del materiale è stato messo a disposizione dalla Fondazione Casa di Oriani, che le sta rendendo disponibili online sul sito del Centro per il dialetto romagnolo.
Nel 2000 vince il premio Guidarello per i suoi studi sulla poesia dialettale romagnola nella categoria “Giornalismo d’autore – Romagna”. Per la sua grande esperienza nel campo, all’inizio degli anni Ottanta, Bellosi è chiamato a far parte di una commissione istituita dall’Associazione Amici dell’Arte di Cervia, con lo scopo di definire un’ortografia comune per i dialetti romagnoli che in seguito sono stati adottati per numerose pubblicazioni.
Oltre alla sua proficua carriera fra gli scrittori ravennati, Bellosi porta avanti fino al 2019 l’incarico di direttore della Biblioteca civica di Fusignano e fa parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna negli anni compresi fra il 1992-1995 e il 2015-2018.
Le prime pubblicazioni dello scrittore sono dedicate alla poesia, in alcuni casi anche con lo pseudonimo Jusëf d’Piacöt). Nel 1973 pubblica “D’int al tër” (Walberti, 1973), seguito da “Al foi di bdol” (Walberti, 1974), “I segn. Puisei in rumagnol” con incisioni di M. Lapucci (Edizioni del Girasole, 1980), “E’ paradis”, con traduzione di Loris Rambelli (Moby Dick, 1992), “L’inveran” (Associazione culturale Il Bradipo, 1993), “Bur”, traduzione e note di L. Rambelli (Venezia, Marsilio, 2000), “Requiem”, traduzione di L. Rambelli, con xilografie di Umberto Giovannini (Opificio della Rosa, 2013).
Molto ricca è anche la sua produzione nel campo della saggistica. I suoi primi lavori sono dedicati al dialetto con “Cento anni di poesia dialettale romagnola” (Grafiche Galeati, 1976) e “Romagna civiltà” (Grafiche Galeati, 1977), “Le parlate dell’Emilia e della Romagna” (Edizioni del Riccio, 1979) in collaborazione con G. Quondamatteo, “L’altra lingua” (Longo, 1980) con M. Savini, “Tera bianca, sment negra. Dialetti, folklore e letteratura dialettale di Romagna nella Biblioteca di Carlo Piancastelli” (Longo, 2000), per poi passare a canti polari e indovinelli come nel caso di “Sotto mentite spoglie. Indovinelli romagnoli del XVIII e XIX secolo” (Maggioli, 1988) con T. Magrini o a un viaggio nel periodo della guerra con “Verificato per censura. Lettere e cartoline di soldati romagnoli nella prima guerra mondiale” (Il Ponte vecchio, 2002) con M. Savini.
Per l’analisi delle tradizioni locali, Bellosi ha trovato un amico fidato nel collega Eraldo Baldini con cui pubblica : “Halloween: nei giorni che i morti ritornano”, (Einaudi, 2006), “Tenebroso Natale”, (Laterza, 2012), “Calendario e tradizioni in Romagna”, (Il Ponte Vecchio, 2016), “Misteri e curiosità della Bassa Romagna”, (Il Ponte Vecchio, 2017) e per celebrare Dante in occasione del Settecentenario “Dante in Romagna: mito, leggende, aneddoti, tradizioni popolari e letteratura dialettale” (Il Ponte Vecchio, 2020).
La storia della Romagna trova largo spazio nel profilo Facebook di Giuseppe Bellosi, nuove ricerche, nuove pubblicazioni e tanti eventi danno la possibilità di mantenersi sempre aggioranti sui lavori dell’autore e non solo.
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