La trasmissione cult “Zelig”, punto di riferimento della comicità italiana da quasi trent’anni, ‘sbarca’ a Ravenna con due serate di “Open Mic”, il format di show dal vivo che ha per protagonisti aspiranti artisti pronti a misurarsi in sala con il pubblico a ingresso libero. L’appuntamento è per venerdì 2 e sabato 3 febbraio, al locale Terminal di Fornace Zarattini. «I provini a porte chiuse sono ormai superati, non sono il modo più adatto per valutare il talento comico». E se lo dice Giancarlo Bozzo di “Zelig”, direttore artistico e tra i fondatori del programma, c’è di che credergli. Lui di talenti ne ha scoperti davvero tanti. Qualche nome? Checco Zalone, Mr Forrest, Aldo, Giovanni e Giacomo, Teresa Mannino, solo per citarne alcuni.
Bozzo, cosa vi ha spinto ad arrivare per la prima volta a Ravenna con la formula degli ‘Open Mic’?
«Negli ultimi anni abbiamo intensificato il rapporto con le scuole e i laboratori più interessanti del territorio, come l’Accademia multidisciplinare e l’Accademia Ridens di Ravenna. L’anno scorso, per motivi organizzativi, siamo riusciti a toccare solo Milano, Napoli, Palermo e Torino. Forti di quella felice esperienza, per il 2024, abbiamo deciso di moltiplicare le date, spingendoci un po’ in tutta Italia, per avere più possibilità di vedere se c’è qualche nuovo talento. Senza il laboratorio Zelig di Bari, tanto per fare un esempio, non avremmo mai scoperto Checco Zalone anni fa».
Più che selezioni uno spettacolo dal vivo. Cosa può aspettarsi il pubblico nelle due serate ravennati?
«Un bel momento conviviale e di divertimento. Da dopo il Covid, la gente è tornata ad apprezzare ancor di più lo show dal vivo, stanca di limitarsi a vedere video o di comunicare prevalentemente sui social. Il pubblico sarà protagonista perché, dopo aver visto l’esibizione dei 10 candidati, voterà i primi 4. Resteranno quindi 8 candidati al termine delle due serate, a cui se ne aggiungeranno altri due ripescati con le votazioni sul web».
Per qualcuno di loro si apriranno le porte di “Zelig”?
«Ci siamo accorti che erano una perdita di tempo, qualcosa di fuorviante, perché il comico si misura davanti a un pubblico vero, dalla capacità che ha di interagire e di gestire i tempi comici. Questo è il motivo per cui non accettiamo neanche candidature attraverso video, come vanno di moda ora. Ci sono molti ragazzi che funzionano sui social, finché si registrano, ma che fanno flop sul palco davanti alle persone in diretta».
Fra l’altro avete fatto anche lo spettacolo “Senza rete”, dando spazio ai comici del web che per la prima volta si sono esibiti dal vivo senza protezione…
«Esattamente. Era doveroso fare un tentativo, ma è subito risultata evidente la loro fatica. Hanno senza dubbio dimostrato la volontà di usare il palco, ma la loro difficoltà è andata di pari passo. Poi è chiaro che ci sono anche le eccezioni. Per esempio, Piuttosto Che, alias Pierluca Mariti, uno degli influencer e comici che negli ultimi anni si è fatto più notare su Instagram, si è dimostrato un fenomeno sul palco come sul web».
L’ultimo talento scoperto?
«Max Angioni. Appena l’ho visto sei anni fa, sono subito rimasto colpito. Perché poi è sempre così: la scoperta del talento è anche qualcosa di spontaneo… Anche lui fa parte della schiera dei bravi comici ovunque».
Quali sono le doti fondamentali di un vero comico?
«La prima, saper fare ridere. La seconda, saper far ridere in modo corretto, con buon senso e buon gusto».
I primi grandi nomi scoperti da “Zelig” che le vengono in mente?
«Ci provo ma ce ne sono tanti: Aldo, Giovanni e Giacomo che hanno aperto un’epoca, Checco Zalone con la sua nuova comicità, Mr Forrest artista geniale, Maurizio Lastrico e Antonio Ornano, capaci come pochi di lavorare in modo originale con la lingua italiana. Fra i giovani promettenti, il milanese Francesco Migliazza con la sua chitarrina e il napoletano Vincenzo Comunale. In forte crescita le donne che vogliono fare questo mestiere. Oltre a Teresa Mannino, Geppy Cucciari, Debora Villa, Luciana Littizzetto, ci sono Corinna Grandi, Federica Ferrero e Marta Zoboli».
Com’è oggi fare comicità nell’epoca del ‘politicamente corretto’?
«C’è senza dubbio una maggiore difficoltà. Ma la società va avanti e si affermano nuovi valori condivisi di cui tener conto. Però la comicità deve poter essere libera, senza barriere. Come fare quindi? Bisogna cercare di barcamenarsi e di non sbagliare eticamente. C’è però da dire che la creatività, più ci sono restrizioni e più si sviluppa… ».
Qual è invece il segreto del successo di ‘Zelig’ che resiste dal 1996?
«Non ci sono formule particolari. Cerchiamo semplicemente di fare bene il nostro lavoro, rispettando chi fa questo lavoro e il pubblico. Questo garantisce la durata e la qualità. Aggiungo poi che abbiamo avuto un dono: Claudio Bisio, perfetto nel ruolo di capocomico e spalla, che è sempre stato con noi».
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