Giacomo Lavatura commenta la tragedia di via Dradi a Ravenna: «La sanità ha bisogno di nuove regole»

Giacomo Lavatura, cugino di Giulia: «Abbiate pietà, ci sono storie di famiglie e di persone che non sono comprensibili agli estranei»

A riprendere le parole della zia, Rosetta Lavatura, intervistata “Ore 14” della Rai è il nipote Giacomo Lavatura, cugino di Giulia; la donna che si è lanciata con la figlia e il cane dal nono piano di via Dradi, adesso sotto accusa per omicidio e uccisione di animali. L’uomo ha espresso la sua frustrazione sui social per gli attacchi che ha ricevuto la famiglia a seguito degli eventi di due giorni fa:

«Un disturbo mentale non è né una colpa né tantomeno una scelta. È una malattia, un dramma, una condizione labirintica devastante. Chi soffre di queste malattie vive una condizione inimmaginabile di sofferenza interiore ma spesso anche fisica, che trascina nell’abisso tutto il nucleo famigliare che lo circonda. Abbiate pietà, ci sono storie di famiglie e di persone che non sono comprensibili agli estranei. Se non si vive direttamente e profondamente a contatto con queste malattie è praticamente impossibile capirne la drammaticità e soprattutto l’intensità con la quale devastano chi le colpisce».

Il signor Lavatura spiega le difficoltà nella gestione di queste situazioni, la scelta di agire o non agire criticabile in base ai diversi punti di vista, e proprio per questo da non giudicare senza conoscere. Rivolge una critica e un appello al sistema sanitario: «La sanità ha bisogno di nuove regole, scrivetele ed abbiate la coscienza di assegnare ai Dirigenti Sanitari il potere di agire! Questa sarebbe civiltà, questo sarebbe il bene comune. Questa sarebbe umanità nei confronti di chi soffre e di chi gli sta vicino. Il vostro parere su chi sia vittima e chi carnefice, adesso, non conta davvero nulla, almeno per quello credo che la magistratura farà il proprio lavoro. Lavoro che invece aimé la sanità e le istituzioni locali non sono riuscite a fare per salvare povere anime indifese. Questo è atroce».

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