Paolo Errico sul condominio Torre Zucchi in Darsena: «Un disastro. Chiediamo giustizia»

Il condominio Torre Zucchi di via D’Alaggio a Ravenna è l’immagine di tutto ciò che poteva essere in Darsena e non è stato. Un’ambiziosa torre alta 40 metri, firmata da un architetto di fama come Cino Zucchi, con al suo interno 72 alloggi di edilizia residenziale pubblica a prezzi ridotti e 12 in edilizia libera. Doveva essere esempio di riqualificazione urbana e la prima di tante altre costruzioni sull’acqua, e invece è diventata simbolo della peggiore edilizia.

Malgrado la piacevole estetica, con le vetrate che si riflettono sul Candiano nelle belle giornate di sole, dentro nasconde problemi a non finire: appartamenti e spazi in comune pieni di infiltrazioni, crepe e muffe, pezzi di intonaco e infissi che si staccano e cadono di continuo, garage e cantine ripetutamente allagati appena piove. A parlarne, deluso ed esasperato, è Paolo Errico, proprietario di un quadrilocale dove vive insieme alla famiglia. In mano ha una lettera di diffida che ha ricevuto nei giorni scorsi dal Comune di Ravenna.

Errico, cosa l’ha spinta a denunciare il grave stato di degrado del condominio?

«Proprio questa lettera che è arrivata dopo anni e anni di battaglie anche legali, finite nel nulla. Questa rappresenta l’ennesimo sopruso perché, non solo nessuno ci ha mai aiutato a far fronte a tutti i problemi legati alla mal costruzione, ma si è anche cercato di farci sentire in colpa, come se fossimo noi condomini in qualche responsabili di tutte le magagne».

Parliamo della diffida: di cosa si tratta nello specifico?

«Il Comune impone a me e agli altri condomini ‘inadempienti’ la sostituzione degli impianti gas metano con piani a induzione in cucina, per il “ripristino delle condizioni di sicurezza e messa a norma ai sensi del D.M. 37/08”. E se non lo facciamo nei tempi indicati dalla diffida, rischiamo che le utenze ci vengano staccate. Tutto questo perché è stata rilevata l’ennesima difformità della palazzina».

Lei e gli altri condomini cosa avete intenzione di fare?

«Alla fine faremo la sostituzione, nessuno ovviamente ha intenzione di rischiare di saltare in aria. D’altra parte l’80% dei condomini si è già adeguato da tempo. Purtroppo con il recente cambio di amministratori, si è persa l’opportunità di fare qualcosa in più sul piano legale, tutti insieme. C’erano tutti gli estremi per procedere sul piano penale ma non è stato fatto».

Una vera e propria odissea, una palazzina nata male dall’inizio?

«Sì, succede così quando si costruisce male. Avvilisce ammetterlo ma l’edificio ha ottenuto l’agibilità senza che qualcuno abbia effettuato i necessari controlli in termini di sicurezza, igiene, salute e risparmio energetico. Malgrado la firma di Zucchi sul progetto, il condominio è stato realizzato con materiali scadenti, in economia. Dopo una decina d’anni, credo sia arrivato il momento di chiamare le cose con il loro nome. L’operazione è nata solo per ‘salvare’ l’Iter. Il Comune sapeva, poteva fare qualcosa ma non l’ha mai fatto. Altrimenti non ci arriverebbero diffide per colpe che non abbiamo».

La pensano come lei anche gli altri condomini?

«In cuor loro sì, i disagi li abbiamo vissuti tutti. Ma l’80% di loro, fra cui esponenti del mondo cooperativo come me, delle forze dell’ordine o della politica, ha preferito il silenzio, per quieto vivere».

E lei cosa chiede insieme al 20% dei proprietari più agguerriti?

«Vogliamo che venga fatta giustizia, che chi è responsabile di questo scempio paghi, anche se in ritardo. E soprattutto vogliamo che esempio di cattiva edilizia come questo non accadano più. Come dicevo faccio parte del mondo della cooperazione e non ha mai nascosto di caldeggiare idee di sinistra, ma non riesco proprio ad accettare questo modo di comportarsi».

C’è almeno una cosa che salverebbe di Torre Zucchi?

«Sì, il panorama che vedo dal mio balcone, soprattutto al tramonto, da una parte l’acqua dall’altra il centro storico della città. Ma solo perché sono fortunato ad abitare ai piani alti. Va molto peggio agli appartamenti dei primi piani, in particolare a quelli che si affacciano sull’ex bitumificio Sic, ex Cmc che è pieno di acqua stagnante, infestato di erbacce e insetti molesti».

Lei è stato tra i primi ad acquistare sulla carta. Cosa l’aveva spinta a credere nel progetto?

«A pensarci adesso, fa sorridere amaro: pensavo di aver fatto l’affare immobiliare della vita. Chi non sogna un bell’appartamento con vista sull’acqua, moderno, tecnologico, in un quartiere considerato in forte espansione?».

L’appartamento si è rivelato almeno risparmioso come nelle promesse?

«Forse non sono stato chiaro. Nulla è stato come doveva essere. Sì, il condominio ha pannelli solari, auto-produzione di energia e amenità varie, ma le spese condominiali sono spesso superiori ai 6mila euro l’anno. Una cifra piuttosto alta per un appartamento di 100 metri quadrati. Ci sono condomini che si sono trovati in difficoltà anche da questo punto di vista, visto che non tutti negli anni hanno avuto la possibilità di migliorare la loro condizione lavorativa».

Leggi anche: Darsena Ravenna: nell’ex Cmc nuovi palazzi e supermercati. Il piano urbanistico


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