“Come nasce il sogno d’amore” di Lea Melandri

Un testo del 1988 che tenta di annullare la svalutazione che l'amore ha subito nel tempo analizzando autori come Sibilla Aleramo e Carlo Michelstaedter.

Esce oggi nelle librerie “Come nasce il sogno d’amore” (Fernandel Editore), opera di Lea Melandri, femminista degli anni ‘70, nata a Fusignano ma successivamente trasferitasi a Milano, che grazie ai suoi lavori e al suo impegno attivo ha contribuito a porre le basi per l’affermazione del sesso femminile nella nostra società.

Il testo è stato pubblicato per la prima volta nel 1988, e oggi è stato scelto come titolo apri-pista per la nuova collana “Le tre ghinee. Teorie e pratiche femministe di ieri e di oggi” dedicati alle donne e al femminismo.

Tema cardine dell’opera è l’amore, lo scopo è tentare di annullare la svalutazione che questo ha subito nel tempo, cercando di donargli nuovamente il valore che non gli era stato adeguatamente attribuito durante la lotta femminista degli anni ‘70. 

Lea Melandri inizia il libro raccontando una sua personale esperienza: la fine di una relazione. Con “I racconti del gelo” descrive sotto forma di diario l’abbandono e la ricerca di sé stessa, riflettendo sulla meschina condizione della donna.

«Ci siamo avvicinati così tanto che le nostre radici si sono confuse. Quando hai temuto di non poterti più sradicare, tu hai tagliato l’albero intero, con la sicurezza che hanno gli uomini di potersi trapiantare altrove. Io sono rimasta impigliata, radice di un’altra radice, a sognare un albero che non c’era più».

Lea Melandri

La Melandri prosegue analizzando il pensiero di Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio, vissuta fra ‘800 e ‘900. Sibilla fu una delle prime femministe a rifiutare pubblicamente il ruolo tradizionale di donna. Le sue opere, come “Una Donna”, “I diari”, “Amo dunque sono”, furono fondamentali per dare vita ai dibattiti sulla condizione del sesso femminile nella società. 

«Il pudore si addice “naturalmente” alle donne come a un sacerdote la responsabilità del suo tempio e del dio che vi abita. L’uomo sente la sacralità del corpo femminile, ma anche la voglia di aggredirlo. È disposto a venerarlo, finché esso gli si oppone con la forza e con l’astuzia, pronto al disprezzo, quando ritiene di averlo vinto.»

Lea Melandri

Alcune di loro hanno poi deciso di mettersi in In questo testo l’autrice parla di Sibilla, della sua triste condizione di donna attraverso l’analisi dei testi stessi dell’Aleramo, del suo desiderio di appartenenza ad un altro essere, dei suoi tentativi di unire l’elemento maschile e femminile attraverso la nascita e attraverso le relazioni; suo destino, tuttavia, è restare delusa, ed è proprio per questo che l’autrice inizia a parlare delle donne e alle donne.

«Sibilla non può ricercare semplicemente il suo piacere personale, la sua libertà di vivere con chi vuole e dove vuole. Per aspirare alla libertà e alla felicità, deve caricarsi del peso di un dolore universale, delle altre donne e dell’umanità intera, deve inventarsi una missione e un’eternità, perché non si veda che ciò che desidera potrebbe essere calato nel tempo»

Lea Melandri

Al pensiero di Carlo Michelstaedter è dedicata la terza e ultima parte del libro. Michelstaedter è un giovane filosofo morto suicida nel 1910 dopo aver realizzato una tesi sulla dipendenza affettiva.

«L’amore cresce sul bisogno e sull’uso che le persone fanno l’una dell’altra per garantirsi la sopravvivenza. Il velo che impedisce di vedere l’immagine reale di chi ci sta di fronte, come la superficie dello specchio che riflette un volto e ne nasconde altri, legittima il possesso e l’appartenenza, la disponibilità a farsi materia di vita per l’esistenza altrui e a regolarsi allo stesso modo per la propria. Una violenza che prende le forme di un dolce annegamento, decreta la morte dell’uno a favore dell’altro.»

Lea Melandri

Una critica alla società del 1988, tuttavia perfettamente adattabile anche alla nostra. Una società che vede il sesso femminile e il sesso maschile in costante contrapposizione come due “specie” diverse che non sono riuscite ad appianare le loro differenze, come spiega d’altronde Alberto Asor Rosa in appendice.

«Il “sogno d’amore” comporta invece che, se da una parte ci siano donne totalmente reintegrate nelle loro identità, altrettanto avvenga dalla parte degli uomini. Non è così. E questo è un bel problema: anche per i sogni delle donne.».

Alberto Asor Rosa

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