«L’emergenza caldo impatta fortemente sulle condizioni di salute e di sicurezza di lavoratori e lavoratrici, alcuni comparti sono esposti a un rischio maggiore (ad esempio cantieri edili e agricoltura) ma è un problema diffuso che investe anche molti altri settori manifatturieri», commenta Cgil Ravenna.
«Un’ordinanza della Regione Emilia Romagna vieta il lavoro all’aperto nel settore agricolo, florovivaistico e nei cantieri edili dalle 12.30 alle 16 con rischio climatico alto, ma questa ordinanza non comprende molte attività produttive che si trovano ad affrontare situazioni lavorative estremamente complicate, dovute anche agli effetti del cambiamento climatico che ormai non si può più considerare imprevedibile o eccezionale. Ormai è strutturale e come tale deve essere oggetto puntuale di una attenta valutazione dei rischi lavorativi».
«Servono, quindi, idonee misure tecniche e organizzative tali da rendere i luoghi di lavoro, all’esterno o al chiuso, compatibili con il lavoro in sicurezza di lavoratori e lavoratrici. Quando questo non è possibile devono essere attivati strumenti come la cassa integrazione, ancora poco utilizzata dove prevista e che andrebbe estesa a tutti i settori a rischio di temperature elevate».
«Molte le segnalazioni che giungono dai luoghi di lavoro di situazioni critiche alle quali proviamo a dare risposta, anche affrontando il tema dell’organizzazione del lavoro (tra cui orari di lavoro, turni, pause) che deve essere oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali per mettere in campo interventi immediatamente operativi e, in prospettiva, strutturati».
«La Cgil di Ravenna – consapevole di trovarsi di fronte ad un’emergenza preoccupante e di non facile gestione, anche per la mancanza di un protocollo nazionale che includa misure e interventi vincolanti per tutti i settori produttivi – è impegnata nei luoghi di lavoro e a fornire supporto a delegati e delegate, lavoratori e lavoratrici».
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