Cava di Monte Tondo: approvato il Piae. Le estrazioni andranno avanti

Il 24 novembre il Consiglio provinciale di Ravenna ha adottato la Variante generale al Piano infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) con valenza di Piano Comunale delle Attività Estrattive (PAE) per la Cava di Monte Tondo. Il piano consente l’estrazione di tutto il materiale che era ambientalmente e giuridicamente possibile: in questa fase la cava avrà ancora un periodo di vita e garantirà ancora i 130 posti di lavoro.

Innanzitutto, il polo estrattivo della Cava di Monte Tondo, gestito dall’azienda St. Gobain e ubicato nei comuni di Casola Valsenio e Riolo Terme, rappresenta una realtà economica, produttiva e occupazionale di rilevanza a livello locale e per l’Emilia-Romagna ed è individuata come area per l’estrazione del gesso con valenza regionale.

Allo stesso tempo, l’area si trova all’interno di un sito, il Parco della Vena dei Gessi, che presenta valenze ambientali e paesaggistiche uniche nel suo genere e di straordinario rilievo, avvalorate di recente anche dal riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità Unesco.

La Variante del Polo estrattivo Cava di Monte Tondo del PIAE ha lo scopo di quantificare le disponibilità residue e il fabbisogno del materiale oggetto di estrazione per l’intero arco temporale 2021-2031 di validità del PIAE; verificare la compatibilità ambientale dell’attività estrattiva sulla base delle normative vigenti; definire criteri per la sistemazione finale della cava.

Le parole di De Pascale sulla Cava di Monte Tondo

«La variante che abbiamo adottato – commenta il presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale – tratta un tema delicatissimo, poiché attorno a questa cava di gesso gravitano un centinaio di posti di lavoro, in un luogo fragile, di montagna, colpito ulteriormente dalle frane delle due alluvioni di maggio. È un territorio unico nel suo genere con un patrimonio naturalistico ambientale e paesaggistico di prim’ordine e uno dei fenomeni carsici più importanti del mondo. La tutela dell’occupazione e del paesaggio sono due priorità assolute. Con questo atto, la Provincia di Ravenna consente l’estrazione di tutto il materiale che era ambientalmente e giuridicamente possibile all’intero del perimetro pre-autorizzato, per dare alla cava in questa fase ancora un periodo di vita e per poter così mantenere l’occupazione».

«Parallelamente è essenziale – sottolinea de Pascale – aprire subito un tavolo con tutti gli attori coinvolti, il Governo con il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, la Regione Emilia-Romagna e gli enti locali, coinvolgendo anche le imprese e i lavoratori. Ciò che deve essere chiaro è che non può accadere che si perdano i posti di lavoro, e questo avviene certamente se si sminuisce e se si ostacola il percorso di collaborazione e dialogo tra tutti gli attori coinvolti».

«Ora è fondamentale – conclude De Pascale – in questa fase avere un po’ di tempo per poter assumere gli orientamenti giusti, da un lato, con il Governo, per capire se esistono margini ulteriori rispettosi dell’ambiente e del paesaggio per l’attività estrattiva e dall’altro, con piani di riconversione reali per affrontare il tema dell’occupazione con responsabilità e serietà. La velocità e la solerzia con cui si è proceduto ad approvare questo atto è frutto di un prezioso lavoro di squadra da parte di una pluralità di enti: la Regione Emilia-Romagna, il Parco della vena del Gesso, la Provincia di Ravenna, i Comuni di Casola Valsenio, Riolo Terme, l’Unione dei Comuni della Romagna faentina che ringrazio».

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