«La deliberazione n. 24 del 2024 propone al Consiglio comunale di approvare le tariffe della tassa rifiuti (TARI) del 2024 per un montante, a carico della cittadinanza, pari a 35,80 milioni di euro, rispetto ai 32,89 del 2023. Un aumento dell’8,8%, assolutamente ingiusto a parità di servizio reso». Questo il commento Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna sulla questione dell’aumento Tari.
«A Ravenna la TARI subisce in tal modo un incremento di 7,42 milioni, pari a circa il 25% negli ultimi quattro anni. Un periodo in cui la comunità ravennate è stata gravata dalle crisi economiche e sociali provocate dalla pandemia e dall’alluvione, senza che le famiglie abbiano mediamente avuto un aumento palpabile dei loro redditi. D’altra parte, il servizio della raccolta rifiuti è, per giudizio unanime, peggiorato, benché il porta a porta abbia addossato maggiori oneri operativi e nuovi sacrifici all’utenza, sia domestica che aziendale».
«Dagli scarni elementi di valutazione contenuti nella presente deliberazione, risulta che i 606 mila euro degli sconti tariffari con cui vengono “premiate” le famiglie e le imprese per il virtuoso conferimento dei loro rifiuti, vantaggioso per il gestore, Hera spa, sono addebitati a tutti i contribuenti. Allo stesso modo, pur senza darne evidenza nella deliberazione, sono stati caricati sui contribuenti 574 mila euro da versare alla società privata Municipia per la sola riscossione della TARI», fa notare Ancisi.
«Questa funzione – continua – potrebbe essere molto meno costosa, tra l’altro non richiedendo il pagamento dell’IVA, se amministrata direttamente dal servizio Finanziario del Comune avvalendosi di Ravenna Entrate, società posseduta interamente da Ravenna Holding, sua cosiddetta cassaforte, che già gestisce e riscuote tutte le altre entrate tributarie dell’ente. Altrettanto all’insaputa del Consiglio comunale, la somma delle bollette non pagate, definite “insolute”, pari a 800 mila euro, sono poste nel montante TARI, caso unico in cui i contribuenti italiani, pagando una propria tassa, devono farsi carico di quanto la stessa non sia pagata dagli altri».
«Il servizio di gestione dei rifiuti urbani è esercitato da ATERSIR, Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna, partecipata obbligatoriamente da tutti i comuni e le province della regione, che ha approvato appena lo scorso 17 aprile il Piano Economico Finanziario (PEF) della TARI per l’anno 2024, da cui discende la presente deliberazione».
«Pur essendo ATERSIR caratterizzata come una forma partecipativa del territorio, la presente deliberazione non dà alcun conto analitico di come essa sia giunta a definire il costo complessivo della TARI 2024, se non per il seguente scarno quadro sintetico: costo complessivo PEF 35.358.625 euro; stima scontistica domestico + 502.776 euro; stima scontistica non domestico + 103.309 euro; contributo del Ministero dell’Istruzione e del Merito per le scuole – 85.224 euro; fondo incentivante della legge regionale n. 16 del 2015 – 75.564 euro = MONTANTE (base di calcolo delle tariffe TARI) 35.803.922 euro».
«Il sistema delle imprese (Confcommercio, Confesercenti, CNA, Confartigianato) ha contestato questo quadro, ad esempio affermando che “un aumento così oneroso per le aziende e le famiglie per quest’anno non ce l’aspettavamo, senza un aumento della qualità del servizio” (Mauro Mambelli, presidente di Confcommercio), lamentando inoltre come il provvedimento sia stato calato dall’alto, senza alcun confronto con nessuno. Tale confronto si rende urgentemente necessario, coinvolgendo anche i sindacati che tutelano le famiglie, per i riflessi della TARI 2024, che si temono negativi, sull’applicazione della “tariffa puntuale” prevista nel 2025, secondo cui ogni contribuente pagherebbe la TARI in base alla quantità dei propri rifiuti indifferenziati gettati nella spazzatura».
Ancisi chiede al Sindaco sospendere l’applicazione della presente deliberazione, auspicando da parte di ARTESIR una riduzione significativa del montante posto a base delle tariffe TARI per il 2024 a seguito di un confronto da svolgere con le associazioni rappresentative delle imprese e dei consumatori.
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