Dal 1 aprile partirà
la raccolta firme per le proposte di leggi regionali di iniziativa popolare, a
tutela dell’ambiente, promosse dalla Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna e
Legambiente Emilia-Romagna.Quattro i temi su cui le due realtà si sono concentrate per elaborare le loro proposte di legge, che si rifanno ad ambiti di intervento fondamentali per la
transizione ecologica che il nostro Paese deve affrontare:
- acqua e rifiuti in primis, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini alle scelte che riguardano il servizio idrico e quello dei rifiuti e proporne la ripubblicizzazione;
- l’energia, nell’intento di spingere con forza la produzione da fonti rinnovabili e costruire un modello di distribuzione accessibile e democratico;
- i rifiuti, al fine di ridurne la loro produzione, aumentare la quota destinata al riciclo e, allo stesso tempo, uscire dall’incenerimento;
- il consumo di suolo, per favorire la riqualificazione e la rigenerazione urbana e contribuire ad arrestarlo attraverso queste pratiche.
Le proposte di legge mantengono un profilo netto e forte sui temi affrontati nonostante l’intervento della Consulta statutaria regionale, organismo che giudica l’ammissibilità dei contenuti delle proposte di legge di iniziativa popolare regionale, che ha usato una logica restrittiva nell’esame dei testi inizialmente presentati.«Le ragioni che ci hanno spinto a quest’iniziativa sono sostanzialmente due: la prima è relativa ai contenuti avanzati nelle proposte, che segnano una svolta importante sulle questioni individuate. Esse rappresentano altrettanti punti fondamentali per affrontare la transizione ecologica, la
difesa dei beni comuni, il contrasto al
cambiamento climatico e alla
devastazione ambientale, la
tutela della salute dei cittadini, la promozione del
lavoro di qualità, e reclamano un cambiamento di fondo del modello sociale e produttivo che è dominante anche nella nostra regione. La seconda è che le scelte che sta compiendo anche l’Amministrazione regionale sui temi suddetti vanno in un’altra direzione rispetto a quanto da noi indicato e vanno quindi modificate. Nonostante i propositi contenuti nel Patto per il lavoro e il clima definito alla fine del 2020, infatti, le politiche regionali sono orientate da una logica per cui l’importante è che ci sia una forte crescita quantitativa del PIL, senza verificare cosa ciò comporti per il benessere dei cittadini e per la salvaguardia delle risorse naturali ed ambientali. Si continua a pensare allo sviluppo fondato sulle grandi opere, a partire da quelle autostradali, riproponendo un modello di mobilità basato sui veicoli privati e ignorando ciò che questa scelta comporta in termini di consumo di suolo. Infine, si prosegue con le privatizzazioni di servizi pubblici, come quello idrico e della gestione dei rifiuti, che garantiscono la gestione di beni comuni fondamentali e si ripropone un’idea di produzione e distribuzione centralizzata e verticistica dell’energia, che ha come conseguenza quella di privilegiare le fonti fossili rispetto a quelle rinnovabili» – dichiara
RECA.«Per l’insieme di queste ragioni, le nostre 4 proposte di legge intendono proporre una discussione a tutta la società e la politica regionale affinché si arrivi ad un reale cambio di passo: la crisi ecologica, economica e sociale è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti. – afferma
Legambiente – Abbiamo scelto uno strumento, quello delle proposte di legge di iniziativa popolare, che parte dal coinvolgimento delle persone e che costituisce un esercizio importante di democrazia: solo attraverso la partecipazione dei cittadini si possono invertire le tendenze in corso e produrre scelte positive per la società regionale».Le due realtà ambientaliste si sono date l’obiettivo di raccogliere nei prossimi 6 mesi più delle
5000 firme necessarie perché le leggi di iniziativa popolare approdino all’Assemblea legislativa regionale. Si comincerà già da questo fine settimana, con i primi banchetti organizzati nelle città di
Ferrara,
Ravenna, Piacenza, Modena.