Giuseppe Cruciani: «Il politicamente corretto uccide la libertà d’espressione»

Il giornalista e conduttore radiofonico più irriverente presenta il suo ultimo libro “Via Crux” a Ravenna, in un incontro a cura di Tessere del Novecento. «“La Zanzara”? Diciotto anni di successi. La radio è la mia casa»

Arriva a Ravenna il conduttore radiofonico, giornalista e opinionista Giuseppe Cruciani, che da sempre si contraddistingue per i suoi toni satirici e controversi, oltre che irriverenti. Diventato popolare soprattutto per il programma radiofonico “La Zanzara”, in onda su Radio 24, da lui ideato e condotto insieme a David Parenzo, è anche autore di diversi libri, fra cui “Questo ponte s’ha da fare. Lo stretto di Messina e le opere incompiute che bloccano l’Italia”, “Gli amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?”, “Nudi. Il sesso degli italiani” e “Coppie. Storie di desiderio e trasgressione”.

L’ultimo, uscito in estate, si intitola “Via Crux. Contro il politicamente corretto” (Cairo Editore) e sarà presentato domenica 20 ottobre alle 18, al Salone dei Mosaici di Ravenna. L’incontro è organizzato dall’associazione culturale Tessere del Novecento con a seguire una cena con l’autore già ‘sold out’ da giorni.

Cruciani, come le piace definire il suo “Via Crux”?

«Una sintesi del pensiero dell’uomo comune che si ribella al fatto che alcune cose non si possono più dire».

Questo è un libro diverso dagli altri: qual è la sua genesi?

«Il libro in realtà nasce attorno a un copione teatrale. Prima ho scritto il testo dello spettacolo “Via Crux”, con cui in pratica ho debuttato a teatro nei mesi scorsi, poi l’ho ampliato e l’ho trasformato in un libro. Lo stile utilizzato è volutamente colloquiale e spontaneo, che è un po’ il mio tratto distintivo da sempre, non è complicato».

Identico il contenuto del libro e del one-man-show, in cui va a ruota libera, senza sconti e senza risparmiare nessuno…

«Sì. Parlo delle contraddizioni del nostro tempo, delle iperboli del perbenismo e degli accanimenti contro i protagonisti del giorno, esplorando le viscere del pensiero dell’uomo medio. Vegani, omofobi, terrapiattisti, in una parola: italiani».

Può fare qualche esempio delle cose più politically correct che detesta?

«Una è quella di considerare le persone sulla base delle preferenze sessuali, la catalogazione Lgbtq+ è un’aberrazione e lo dico da libertario perché personalmente non faccio distinzione tra bisessuale, trisessuale e via dicendo, valuto le persone per quello che sono e pensano. Un’altra è legata alla ridicola battaglia femminile in Occidente, all’insensata richiesta delle quote rosa o dei nomi al femminile, a chi arriva persino a catalogare il bacio del principe a Biancaneve come non consensuale. Me la prendo con quella che è a tutti gli effetti una deriva americana che, con vent’anni di ritardo, è arrivata anche in Italia. Oggi, nelle università degli Stati Uniti, è particolarmente in voga l’ideologia Woke che porta poi alla cancellazione della cultura, ossia alla censura di termini, pensieri, opere, perché ritenuti inaccettabili. Ecco con “Via Crux” mi oppongo a tutto questo».

E cosa rivendica?

«La libertà d’espressione in tutte le sue forme. Il politicamente corretto purtroppo uccide l’individuo, la soggettività, ci vuole rendere tutti uguali e un pensiero diverso è visto come offensivo. Il fatto che qualcuno possa sentirsi offeso non è un motivo per vietare una parola, l’idea di limitare il linguaggio è totalitaria. Sono contrario al linguaggio inclusivo perché, se si inizia a imporlo, niente sarà mai abbastanza inclusivo».

La grande svolta nella sua carriera è stata con il programma radiofonico “La Zanzara”, che ha letteralmente catturato gli ascoltatori. Qual è il segreto di un successo che dura dal 2006?

«Il fatto di mescolare intrattenimento, divertimento, informazione, opinioni. Si parte sempre dell’attualità, cercando però di adottare un taglio che consente alla trasmissione di essere ugualmente ascoltabile anche un mese dopo. Negli ultimi anni è stata certamente importante l’apertura ai più giovani grazie al web. Filo conduttore è sempre la libertà d’espressione, il che prevede inevitabilmente attacchi, turpiloqui, a volte anche scivolate, come se fossimo al bar. Le nostre sono spesso discussioni feroci, perché non ci nascondiamo, non siamo ipocriti. Tra gli ultimi temi trattati quelli su fascismo, immigrazione e utero in affitto».

Ripensandoci a mente più fredda, c’è un caso in cui pensa di avere un po’ esagerato?

«Non posso che citare la vicenda Barilla di dieci anni fa, finita nei manuali di comunicazione in America. Abbiamo difeso Guido Barilla quando dichiarò che non avrebbe mai realizzato una pubblicità con una famiglia omosessuale. Poi però si pentì e così noi apparimmo come dei mostri che potevano rovinare un’azienda».

Com’è il suo rapporto con David Parenzo che conduce “La Zanzara” insieme a lei dal 2010?

«Fra alti e bassi, è la mia relazione più duratura con un’altra persona. Ci lega una grande stima intellettuale e professionale. Abbiamo una buona sintonia, anche se a volte può capitare di pensarla diversamente come durante il Covid quando io ero più libertario e free vax e lui più pro vaccino».

Lei è spesso ospite in tv del gruppo Mediaset nelle vesti di opinionista. A quale trasmissione è più legato?

«Mi trovo molto bene in “Dritto e rovescio” condotto da Paolo Del Debbio. Mi piace quel contesto: si parla in modo chiaro e senza fronzoli sui principali temi d’attualità. Con Nicola Porro poi curo la rubrica del lunedì in coda a “Quarta Repubblica”, in cui parliamo in modo scanzonato dei fatti della settimana, togliendoci la giacca».

Radio, tv e adesso anche teatro. Qual è la sua dimensione preferita?

«La radio è indubbiamente la mia terra, il mio giardino, la mia casa, anche se ormai va anche in tv grazie al web, per cui i confini sono sempre più labili tra i vari mezzi. Ciò che li differenzia è solo il posto in cui nasce un certo prodotto. La vera novità per me è il teatro, un esperimento che mi sta emozionando moltissimo. Costa fatica perché, mentre la radio è gratis, bisogna convincere il pubblico a pagare il biglietto e non si può permettere il lusso di sbagliare».

Un sogno nel cassetto?

«Non ne ho mai avuti. Vivo nel presente, per cui il sogno per me è quello che uno realizza in un certo momento».

Riprende l’attività culturale di Tessere del Novecento

Con la presentazione del libro “Via Crux” di Giuseppe Cruciani, domenica 20 ottobre riprende ufficialmente l’attività culturale di Tessere del Novecento. Seguiranno in novembre l’incontro con Luca Gallesi, autore di “Ezra Pound a Pisa. Un poeta in prigione”, e in novembre una conferenza su Filippo Tommaso Marinetti a 80 anni dalla morte, a cura della nipote Francesca Barbi Marinetti. Gli appuntamenti sono riservati ai soci dell’associazione che entra nel settimo anno di attività al Salone dei Mosaici.

Info: info@tesseredel900.it

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