06 Mar 2024 11:56 - In evidenza
La 28enne ravennate Micol Ballerin: «Ho visitato 86 Paesi. Dove mi sento a casa? In Asia centrale»
Per lavoro porta i turisti australiani in Italia. La sua passione sono i Paesi post sovietici, dove in futuro vorrebbe accompagnare i suoi follower. Tra pochi giorni, però, si trasferirà in Australia per amore.
di Lucia Bonatesta
A 28 anni ha visitato 86 Paesi del mondo e vissuto in 6, ma sogna di vederli tutti: sono 195. È una Tour Leader per un’agenzia viaggi internazionale, cioè accompagna turisti stranieri durante i loro viaggi alla scoperta del Belpaese; ma vorrebbe aprire una sua azienda per portare gli italiani nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, di cui è una grande appassionata. Sul suo profilo Instagram campeggiano palazzi brutalisti, natura, edifici abbandonati e racconti delle sue avventure: sempre con uno sguardo attento a storia, curiosità e cultura locale. Conosciamo meglio la viaggiatrice ravennate Micol Ballerin.
Ballerin, lei ha visitato 86 Paesi, qual è il più strano?
«Una delle mie passioni sono le repubbliche non del tutto riconosciute del mondo. Ad esempio uno dei miei posti preferiti è la Transnistria, che per farla breve è una regione della Moldavia. Sostanzialmente ha la sua moneta (di plastica), il suo passaporto e lì si vive come se ci fosse ancora l’Unione Sovietica: non è riconosciuta da nessuno nel mondo, però è stato interessantissimo visitarla. Molti non sanno nemmeno della sua esistenza. Credo sia bello vedere che vita fanno persone di cui non si sente mai parlare».
Com’è che ha iniziato a viaggiare così tanto? Che cosa l’ha attirata?
«Viaggiare molto è sempre stato il mio sogno, fin da piccola passavo il tempo a osservare cartine geografiche, girare il mappamondo, eccetera. Poi, appena ho compiuto 18 anni ho iniziato. I miei genitori mi regalarono un viaggio studio in Canada e poi, con l’università, ho iniziato a fare l’Erasmus. Ne ho fatto uno di sei mesi in Lituania, che è quello che ha fatto scoccare la mia passione per i paesi post-sovietici. Poi sono andata in Nuova Zelanda. Ecco come tutto è cominciato».
E quando arriva in un Paese sconosciuto o ‘meno battuto’, che cosa fa per entrare in contatto con la cultura locale o conoscere persone?
«Secondo me è importante magari andare a cercare posti in cui i locali passano tempo. Poi c’è da dire che nei Paesi post sovietici ho cercato di imparare un po’ la lingua. Ovviamente è una lingua difficilissima quindi non potrei mai dire che la so parlare, però almeno un minimo riesco a farmi capire. Per me è utile prendere mezzi pubblici, andare a mangiare dove mangiano le persone del posto, visitare il mercato, in modo da avere una visione più completa. Oppure si possono usare anche piattaforme come ad esempio Couchsurfing o Hostelworld, che ora ha una chat dove si possono conoscere persone. Sono secondo me applicazioni molto utili per conoscere persone del posto».
Lei viaggia spesso sola e si può dire che ormai è un’esperta del settore. Che consiglio darebbe a una persona che vuole fare il suo primo viaggio in solitudine?
«Il mio consiglio è di andare per gradi: ad esempio fare qualche giorno in Italia oppure in qualche capitale europea classica; poi magari spingersi oltre. Non partirei da un continente diverso dal proprio, o da un Paese con una barriera linguistica importante. Penso che se si parte con un posto più semplice, poi si acquisisce sicurezza ed è più semplice anche andare in luoghi meno conosciuti. Non inizierei da un Paese che mi spaventa, ecco».
A proposito, qual è la situazione più difficile in cui si è trovata?
«Anni fa, quando ero agli inizi, mi pare che avessi 21 anni, sono andata a fare un viaggio in Macedonia del Nord e in Kosovo. Purtroppo però al ritorno dal Kosovo, al confine con la Macedonia, le autorità mi hanno rubato il passaporto e c’è stata una grande investigazione sul motivo per cui l’abbiano fatto. È stato un momento terribile perché sono rimasta bloccata in uno stanzino sul confine, senza nessun documento di identità. Per fortuna poi un poliziotto macedone – si chiamava Boris – mi ha preso a cuore e mi ha nascosto su un autobus e aiutata ad arrivare all’ambasciata italiana in Macedonia. Alla fine si è scoperto che c’era una ragazza che mi assomigliava e le volevano dare il mio passaporto per riuscire a lasciare il Kosovo ed entrare e nell’Unione Europea. E insomma è stato un momento terribile; oggi quando ci penso ci rido su, ma sul momento è stato angosciante».
Invece ho letto che la sua capitale preferita è Kiev; come ha vissuto l’invasione russa?
«Ho molti amici che vivono a Kiev, perciò l’invasione mi ha toccato personalmente, molto più che una notizia letta sul giornale. Non sono ancora tornata, anche se so di persone che l’hanno fatto. Supporto l’Ucraina in questa guerra, allo stesso tempo però credo che ci sia molta disinformazione sulla Russia. Molte persone confondono l’entità politica con i suoi abitanti. Ogni volta che sono andata in Russia mi sono sempre trovata molto bene con le persone del posto e le ho sempre trovate estremamente ospitali, curiose. E soprattutto con un grande amore per gli italiani: conoscono tutte le canzoni di Celentano, di Albano».
L’invasione dell’Ucraina ha influenzato anche il suo lavoro?
«Sì, nel 2021 avevo iniziato a creare una compagnia mia: l’idea era quella di portare gli italiani, partendo da chi mi segue su Instagram, a visitare i Paesi dell’Est Europa. Era un’idea tutta improntata sull’ex Urss, principalmente in Ucraina, Caucaso e Asia Centrale. Ci ho messo circa 7-8 mesi per strutturarmi e poi è iniziata l’invasione russa in Ucraina. Non era più il momento per quel tipo di viaggio, quindi ho messo tutto in stand-by. Avevo fatto due tour di prova a Chernobyl e Kiev, ma mi sono dovuta fermare. Mi piacerebbe riprovarci quando la situazione si sarà calmata».
E oggi che cosa fa?
«Da due anni lavoro per un’azienda australiana e faccio la Tour Leader, cioè porto i turisti stranieri in giro per l’Italia. Significa che mi prendo cura delle prenotazioni, degli hotel, dei trasporti e passo tutto il giorno con loro. È un lavoro che si concentra nell’alta stagione che va da aprile a inizio novembre. Di sicuro se vorrò aprire un’attività mia, quest’esperienza mi sarà servita: sto imparando molto cose dei gruppi che prima, viaggiando da sola, non avevo capito».
Ha qualche progetto per il prossimo futuro? Qualche viaggio in programma?
«Lunedì prossimo parto per l’Australia, mi trasferirò lì con il mio ragazzo. Sarà l’87esimo Paese. Ho già pianificato delle idee di viaggio che vorrei fare una volta là. Mi piacerebbe visitare vari Paesi del Pacifico, come ad esempio Samoa, Vanuatu, Fiji. E poi mi piacerebbe fare un viaggio con la barca dalla capitale dell’Indonesia, Jakarta, fino a un paese che si chiama East Timor».
Ballerin, lei è sempre in viaggio. Quali sono i posti dove si sente a casa?
«Penso che il posto in cui mi sono sentita più a casa sia stata l’Asia centrale. Ho passato molto tempo in Kyrgyzstan, ci ho vissuto sei mesi e in quel luogo ho conosciuto il mio ragazzo. Ogni volta che vado in ognuno di quei paesi l’ospitalità è incredibile, mi fanno sempre sentire come se fossi a casa, nonostante siano completamente diversi dall’Italia».
Tre Paesi che consiglia di visitare assolutamente e uno che l’ha delusa?
«Vista la mia passione, i miei posti preferiti sono Kyrgyzstan, Georgia e Ucraina. Però uscendo dalla sfera post sovietica consiglio la Nuova Zelanda, oppure mi è piaciuta molto la Thailandia per i paesaggi e la cultura. Consiglio anche Cuba. Un Paese che mi ha deluso, non saprei, però diciamo che non sono fan della Scandinavia: è troppo ordinata per i miei gusti».