Verlicchi (La Pigna): «Cooperative e Pd, porte girevoli. Si entra da una parte, si esce dall’altra. Ma sempre a sinistra»

A puntare il dito sui legami sempre più stringenti tra politica e sistema delle cooperative è la consigliera comunale Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna, Città-Forese-Lidi a Ravenna. Proprio oggi, mercoledì 3 luglio, è uscito in edicola il nuovo numero del settimanale “Panorama”, che si intitola “Quelle coop Pigliatutto”.

Verlicchi, è di questi giorni la polemica sulla crisi della storica Cofari – Cooperativa Facchini Riuniti di cui si è brevemente discusso anche nel consiglio comunale di ieri a seguito della presentazione dei question time di Alberto Ancarani di Forza Italia e di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna. Lei che idea si è fatta?

«La situazione era nota a tutti. Per parte nostra non potevamo certo entrare nelle questioni di un privato, ma l’amministrazione comunale ha dimostrato una chiara volontà di nascondere le vicende finché possibile perché aveva già preso la decisione di non intervenire. L’assessora Annagiulia Randi ha tenuto a ribadire che la situazione riguarda solo il rapporto tra la direzione Cofari e i suoi soci, ma in passato l’amministrazione ha sempre cercato di mettere al tavolo i portatori d’interesse quando sono coinvolti lavoratori del territorio».

Come valuta attualmente il rapporto tra mondo della cooperazione e politica?
«Il modello cooperativo, che è sempre stato ‘rosso’ in una realtà come la nostra, è oggi totalmente infedele ai principi originari. Detto in altre parole, il legame tra cooperative e centrosinistra è sempre più stretto, esasperato, al punto che si può parlare di porte girevoli che fanno comodo a tutti: si entra da una parte, si esce dall’altra. Ma sempre a sinistra, che sia a livello locale, regionale o nazionale. Solo per citare un ultimo esempio, la nuova sindaca di Lugo (ndr, Elena Zannoni) è un esponente apicale del mondo cooperativa».

Come ha ricordato a “Panorama”, il caso più eclatante di interferenze è quello che riguarda Legacoop e Federcoop sul progetto europeo “Dare”. Può spiegare meglio?

«Legacoop Romagna ha vinto un bando dell’amministrazione comunale a guida Pd da 242 milioni di euro, e ne sono già stati incassati 193mila. E ci è riuscita pur non avendone i requisiti, perché non è una ‘persona giuridica’ come richiesto espressamente dal bando, ma solo un’associazione, nemmeno riconosciuta. A firmare il contratto per l’erogazione dei primi soldi è stato il sindaco de Pascale, che fra l’altro risulta dipendente in aspettativa dal 1° gennaio 2020 di Federcoop Romagna».

A cosa servono i fondi ottenuti del piano “Dare”?

«A coprire non solo le spese relative all’esecuzione del progetto, ma anche i costi del personale di Legacoop Romagna in cui risulta pure un suo funzionario, membro della segreteria comunale e dell’assemblea provinciale del Pd, che da giornalista pubblicista ha assunto l’incarico di project manager».

Un altro esempio simbolico dello stretto legame tra cooperative, partito democratico e pubblica amministrazione è per voi la società Arco Lavori, cooperativa consortile che opera nel mercato delle costruzioni impiantistiche ed edili in genere…

«Sì, è la società a cui sono stati affidati i lavori di realizzazione della nuova piscina comunale di Ravenna, un investimento di oltre 22 milioni di euro. Arco Lavori, ovviamente aderente sia a Legacoop Romagna che a Federcoop Romagna, ha finanziato il sindaco de Pascale nel corso delle due campagne elettorali nel 2016 e 2021. Nulla di male, naturalmente. Ma negli anni Arco Lavori ha beneficiato di vari affidamenti diretti da parte dell’amministrazione comunale, come appunto il via libera per proposta di project financing per la ristrutturazione e l’ampliamento della piscina comunale. Peccato che il benestare sia arrivato 90 giorni dopo il termine fissato dalla normativa dal momento della presentazione del progetto. In più il progetto sarebbe molto diverso rispetto alla versione originaria, con un notevole incremento dei costi a carico del Comune, passati da 5 a 7 milioni di euro. In modo del tutto discutibile, la giunta ha deciso di usare i fondi Pnrr, di cui ha la delega proprio il sindaco, per risparmiare sulle risorse municipali già stanziate».

Questo è il motivo per cui avete deciso di presentare un’articolata denuncia alla Procura di Ravenna e a quella Europea di Bologna, oltre che all’Autorità nazionale anticorruzione?

«Sì. Nell’esposto, abbiamo anche citato il caso dell’appalto per il restyling del Palazzetto dello Sport, vinto dal raggruppamento di imprese Research e Passarelli Spa. A un certo punto il Comune ha imposto la sostituzione della Passarelli Spa, esecutrice dei lavori, colpita da interdittiva antimafia così come la Research, nonostante la società avesse ottenuto l’amministrazione giudiziale, che le consentiva di proseguire i lavori di cantiere. Su chi è ricaduta la scelta alla fine? Sul consorzio Cear, aderente a Legacoop Romagna e Federcoop Romagna».

Sempre più insistenti sono le voci di un passaggio di de Pascale alla Regione, al posto del governatore Stefano Bonaccini, eletto al Parlamento Europeo. Cosa ne pensate di questa eventualità?

«Al momento sembra in pole position, perché si porterebbe dietro il mondo offshore e dell’energia che danno una bella spinta… Saremmo contenti, perché si toglierebbe dalle scatole e potremmo limitare i danni a Ravenna. Per contro però i suoi danni saranno ancora più grandi perché su scala regionale. Dal punto di vista formale è poco rispettoso che si candidi senza neanche dimettersi».

Qualora de Pascale si candidasse alle Regionali e vincesse, cosa accadrebbe a Ravenna? Sareste pronti per un’alternativa politica? «Si aprirebbe uno spiraglio per dare battaglia con un fronte unico. Lo scenario è oggi molto diverso da quello del 2016 e 2021, perché c’è una fitta collaborazione tra le varie liste civiche, finalmente si è cementata la convinzione di essere uniti per vincere e costruire un programma politico unico da poter realizzare. Questa è una buona base di partenza».


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