Ci sono dei confini che in politica non andrebbero mai oltrepassati. Sono quelli della correttezza istituzionale, del rispetto dei ruoli ma, soprattutto, dell’educazione spicciola.
Così, se un giornalista nel rendere conto di una riunione istituzionale in Comune scrive qualcosa che può non piacere, ma lo fa, come ha fatto, in maniera garbata e professionale, non può essere accusato pubblicamente di scrivere “certe stronzate”, di avere “merda nella penna” e di “far schifo”. Purtroppo, invece, è quello che è accaduto nella nostra Ravenna dove un illustre rappresentante dell’opposizione, peraltro candidato sindaco alle ultime amministrative, ha rivolto questi epiteti alla collega Chiara Bissi del Corriere di Romagna, cui va tutta la solidarietà della redazione di Più Notizie.
che dovrebbero essere sempre franchi ma leali e corretti tra politica e informazione.
Un fatto grave che ha scatenato immediate reazioni da parte di tutte le persone di buonsenso oltre che dei vertici emiliano romagnoli del sindacato dei giornalisti che in una nota ufficiale stigmatizzano come «ancora una volta la politica minaccia e insulta una giornalista per avere raccontato i fatti». Nota che si conclude con un invito «al sindaco, Michele de Pascale, a prendere posizione, perché proprio in provincia di Ravenna, a Conselice, esiste l’unico monumento italiano alla libertà di stampa e un osservatorio nazionale sulle minacce ai giornalisti: non vorremmo che alla lista di episodi da condannare e da combattere si aggiungesse anche quanto sta avvenendo nel suo Palazzo comunale». Una brutta vicenda, dunque, che incrina i rapporti,Solo che la brutta vicenda non è finita qui. Perché a metterci un carico è intervenuta una parte dell’opposizione a Palazzo Merlato che parla di «inaccettabile strumentalizzazione da parte del Sindaco De Pascale quanto mai solerte nell’intervenire sulla questione assieme al capogruppo del PD».
Perché lo abbia fatto fatichiamo a comprenderlo. Ma poiché ha ritenuto di farlo non possiamo che dire che ha fatto male, molto male! Fare politica attiva non è obbligatorio. Ma se si decide di farla, e restiamo convinti che farla sia comunque un bene e l’essenza della democrazia, allora bisogna rispettarne i fondamentali.
Giovanni Malagodi, un grande politico e un grande liberale, diceva che: «Se si vuol fare politica, bisogna imparare a ingoiare un rospo al giorno». Se non si è capaci, si può sempre fare qualcos’altro.
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