Un dialogo fra arte e teatro a Sabe per l’arte di Ravenna per lo spettacolo “Il Soccombente”

i dettagli sulla serata

Arte e teatro, un felice connubio da sempre. Grande interesse ha suscitato l’incontro di ieri sera con la pluripremiata compagnia Lombardi-Tiezzi alla Fondazione Sabe per l’arte di Ravenna. A poche ore dalla seconda rappresentazione al Teatro Alighieri di Ravenna, è stata l’occasione di entrare nel vivo de “Il Soccombente” nell’ambito de La Stagione dei Teatri. Lo spettacolo è tratto da un’ideale trilogia sulle arti che Thomas Bernhard scrisse tra il 1983 e il 1985 e rappresenta una riflessione sul mistero della musica e della genialità in scena.
 
 
Ad aprire il dialogo tra le arti, anche grazie agli spunti della giornalista Federica Ferruzzi per Ravenna Teatro, Sandro Lombardi, attore e scrittore noto per essere uno dei fondatori della compagnia Il Carrozzone, poi divenuta Magazzini Criminali, e in seguito per aver fondato l’omonima compagnia insieme al regista Federico Tiezzi. «Non è la prima volta che ci misuriamo con Bernhard – racconta –. Se molte compagnie teatrali si sono misurate con i suoi testi, credo sia perché Bernhard è uno di quegli autori talmente intrisi di teatralità che qualsiasi cosa da lui scritta è teatralizzabile. Dopo “Il Soccombente” dedicato alla musica e dopo “Antichi maestri” incentrato sull’arte figurativa, probabilmente sarà inevitabile proseguire con “A colpi d’ascia” sull’arte drammatica».
 
 
L’attore Martino D’Amico ha poi ricordato la sua folgorazione per l’autore austriaco Bernhard. «Amo molto il suo linguaggio – spiega – . Nei suoi testi, il linguaggio diventa anche contenuto ed esprime instabilità, in quanto le cose possono sempre prendere tante direzioni diverse. È una sfida straordinaria, un ‘giocattolo’ con cui ci si può divertire all’infinito. In tre anni di “Antichi maestri”, abbiamo sempre dimostrato una grande freschezza di esecuzione. Il suo linguaggio ha reso ancora più esperienziale ogni recita fatta». Sulla stessa lunghezza d’onda e l’attrice Francesca Gabucci: «È un regalo enorme stare in scena con Marco e Martino. Impariamo ogni giorno cosa è Bernhard, autore complesso, misterioso, in cui i personaggi tirano sempre fuori un lato nuovo». Ed è lo stesso Lombardi a svelarne il motivo. «Ogni personaggio – precisa – è una cosa e il suo opposto. Le persone si amano e si odiano al contempo. Bernhard ha la capacità e la volontà di raccontare la vita senza infingimenti, nella sua tragicità, comprese le contraddizioni. Il suo è stato un cambio netto di direzione rispetto alla letteratura europea dell’epoca in cui i personaggi sono coerenti con se stessi dall’inizio alla fine».
 
 
Si apre poi la riflessione sulla genialità. «Il cuore di questo testo – aggiunge Lombardi – è il dolore provocato dalla consapevolezza che un amico è infinitamente più grande. Ma per riconoscere questa maggiore grandezza, ed è qui il paradosso, bisogna essere dei grandi a propria volta. Un esempio su tutti? Michelangelo è stato il più grande artista del Cinquecento, e tuttora è insuperato per la ricchezza della sua produzione. L’unico che ha sofferto la condizione di inferiorità è stato Jacopo da Pontormo che, dopo Michelangelo, è stato il più grande pittore del Cinquecento.
 
 
In ultimo, gli artisti della compagnia Lombardi-Tiezzi hanno ricordato l’esperienza vissuta durante la pandemia. «Durante il Covid mi sono chiesto se il teatro sarebbe sopravvissuto – ricorda Lombardi –. Abbiamo ricominciato timidamente con i posti contingentati al Piccolo Teatro di Milano, poi è stata una rinascita, come quando di guarisce da una malattia. Speriamo che la guerra o la politica non ci uccidano ora». «Il Covid mi ha ricordato quanto è bello questo lavoro – afferma D’Amico –. Il teatro resta l’unico luogo in cui si può sentire dal vivo una voce umana, dove nulla è registrato, e per crescere insieme nella società e in mezzo agli altri».
 
 
A salutare l’incontro, Norberto Bezzi, titolare insieme alla moglie artista Mirella Saluzzo, della Fondazione Sabe per l’arte dove è in corso la mostra personale “Equilibri instabili” di Giuliana Balice. «L’evento rientra pienamente nei nostri obiettivi: contribuire alla diffusione della cultura in città. Noi lo facciamo con la nostra specializzazione, la scultura, ma portando avanti con interesse anche la contaminazione delle arti».

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