Al Teatro Alighieri arriva “Lo sciamano di ghiaccio”: all’ascolto degli Inuit

Tusaqtuut, “ascoltare”, è il nome che gli Inuit danno al periodo fra metà ottobre e metà novembre, perché quando il mare è ghiacciato è possibile viaggiare in slitta e scambiare notizie con gli altri insediamenti. Nell’anno in cui la sua XXXV edizione riflette sull’impatto dell’uomo sul pianeta, Ravenna Festival si mette all’ascolto: domenica 16 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, debutta “Lo sciamano di ghiaccio“, nuovo lavoro di teatro multimediale dedicato agli Inuit: oggi non più di 120 mila individui la cui esistenza e le cui tradizioni sono minacciate dai cambiamenti climatici e dalle aggressive politiche estrattive di Stati Uniti e Canada. 

Con la drammaturgia di Guido Barbieri, la regia e il dispositivo visivo di Fabio Cherstich, le immagini e i video di Piergiorgio Casotti, le composizioni originali di Massimo Pupillo e la drammaturgia musicale di Oscar Pizzo, “Lo sciamano di ghiaccio” è un racconto di luce e tenebra, che ci trasporta in una Groenlandia dove stili di vita arcaici convivono con la modernità urbana.

In scena, accanto a Pizzo e Pupillo – rispettivamente alla tastiera e al basso elettrico e live electronics – c’è Manuel Zurria ai flauti; il progetto conta inoltre sulla collaborazione con la cantante inuit Karina Moeller. In prima assoluta a Ravenna, lo spettacolo è una coproduzione del Festival con il Festival Aperto di Reggio Emilia e Transart Festival di Bolzano e sarà in diretta streaming su ravennafestival.live.

“Lo sciamano di ghiaccio”

«I racconti hanno la facoltà di rendere possibile l’emergere di una comunità, perché richiedono di restare in ascolto – sottolinea Oscar Pizzo – Lo sciamano di ghiaccio fa parte di un lungo percorso di ‘racconti’ che, insieme a Guido Barbieri, ho compiuto verso luoghi, persone e storie che caratterizzano il mondo di oggi, spesso dimenticate o poco conosciute. L’Uganda dei bambini soldato, il Pakistan dell’emigrazione clandestina, la Palestina, quanto mai attuale, gli Stati Uniti paese delle contraddizioni, l’Amazzonia dimenticata degli Indios».

«La definizione di questi lavori è docu-drama: si tratta di raccontare storie attraverso la musica contemporanea e un lavoro in presenza, per entrare in diretto contatto con le persone che di quei luoghi hanno fatto la storia. Sono mondi affascinanti e unici, ma anche difficili, con problemi a volte insormontabili, ma che sempre sprigionano nuove domande e offrono risposte spesso distanti dalla nostra società».

«Il nostro lavoro si basa su binomi contraddittori – racconta Fabio Cherstich – la Groenlandia è una terra di opposti e contrasti: dalla luce al buio, dal bianco e nero al colore, dal passato al presente, dall’esterno all’interno, dal piccolo al grande. Prendendo spunto da queste dualità, ho iniziato a costruire una narrazione visiva attraverso l’alternanza di video girati insieme a Pier Giorgio Casotti, un vero esperto delle terre della Groenlandia e compagno di viaggio imprescindibile e ispirato».

«La musica di Massimo Pupillo, le immagini video e la voce di Karina Moeller guideranno il pubblico in un’indagine visiva che mira non a fornire risposte, ma a condividere con il pubblico, attraverso la forza delle immagini, la potenza della natura e della tradizione di questa terra che sta attraversando una trasformazione sconvolgente, alla quale ci troviamo ad assistere impotenti da lontano», conclude.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org. Biglietti spettacolo: posto unico numerato 25 Euro (ridotto 22) I giovani al Festival: under 18 5 Euro; Carta Giovani Nazionale (18-35 anni): sconto 50%.

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