Dopo l’entrata in vigore del limite dei 30 km/h nella gran parte delle strade dei centri abitati di Bologna, si parla di istituire la zona 30 anche a Ravenna. Già Alberto Ferrero di Fratelli d’Italia si è detto scettico, ora a commentare l’iniziativa di Ravenna città 30 è Gianfranco Spadoni di Lista per Ravenna. Se da un lato ritiene che aumentare la sicurezza per pedoni e ciclisti sia giusto, non crede nell’estensione del limite in tutta la città. A un approccio repressivo di limiti e multe, ne preferisce uno collaborativo.
«Sulla scia dei provvedimenti presi dal Comune di Bologna – esordisce Spadoni – anche Ravenna si accinge ad affrontare la questione del limite di velocità fissata in 30 chilometri orari con una graduale estensione a varie zone cittadine. Si tratta di un’iniziativa non priva di un grosso interesse pubblico, ma che richiede una serie di approfondimenti e di considerazioni».
«Prima di tutto – continua Spadoni – l’obiettivo è quello di rendere più sicura la viabilità con una maggiore attenzione rivolta agli utenti deboli della strada come, ad esempio, i pedoni e le biciclette. Oltretutto in una città che statisticamente brilla per la frequenza di incidenti stradali. L’orientamento dell’amministrazione comunale pare essere quello di dare seguito a quella programmazione di limitazione della velocità già avviata a livello locale in alcune zone particolarmente critiche, nelle quali appaiono più che giustificati provvedimenti restrittivi».
«Mi riferisco in particolare alle zone a ridosso dei plessi scolastici in cui l’elevato traffico e l’inquinamento raggiungono quotidianamente livelli a dir poco allarmanti. Ben vengano dunque tali limitazioni peraltro previste già da anni da Leggi regionali e dello stato, come quella dell’11 settembre 2020 n.120 con circolare applicativa del Ministero dell’Interno».
«Tuttavia – continua il consigliere di Lista per Ravenna -, una possibile estensione a macchia d’olio, così come sta avvenendo a Bologna, mi crea qualche interrogativo. Ogni veicolo a tale velocità è semi fermo ed è destinato, obiettivamente, a creare ingorghi, lunghe file e ritardi inimmaginabili ai servizi del trasporto pubblico, com’ è stato peraltro evidenziato da un dirigente della stessa società. Inoltre, la situazione si trasforma in un’accanita caccia agli eccessi di velocità aggiungendo anche le zone velocità trenta all’ inflessibilità del vigile sempre così attento come nei casi degli autovelox».
«Per questo – conclude Spadoni – servirebbe un approccio preventivo, educativo e di collaborazione della Polizia urbana che in queste zone troviamo quasi sempre assente se non con atteggiamenti repressivi».
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