Sono 7.873 le imprese femminili in provincia di Ravenna. 32 in più rispetto al 2022

Per lo più nei servizi (36,7%), nel commercio (23,9%) e nel turismo (13,3%) presenza inferiore a quella maschile nel primario industria, logistica ed edilizia.

Elette dalla Giunta della Camera di commercio, per il triennio 2024-2026, le nuove componenti il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Ferrara e Ravenna. Il presidente Guberti e il vice presidente Govoni hanno espresso alle presidenti uscenti, Antonella Bandoli e Gisella Ferri, la loro più viva gratitudine per l’impegno, il contributo di idee e l’intelligenza relazionale profusi, in una logica di collegialità, a sostegno delle attività, dei programmi e dei progetti promossi in questi anni dai Comitati.

Scopo del Comitato, quello di sviluppare iniziative ed avanzare proposte per favorire la parità di genere, concretizzare e tradurre in progetti ed azioni le aspettative e le necessità delle donne imprenditrici ed aspiranti imprenditrici, costruire un legame più forte tra esse e le Istituzioni dei due territori. Tanti i progetti realizzati dai Comitati delle Camere di commercio diFerrara e Ravenna nei tre anni appena trascorsi: dalla facilitazione all’accesso al credito alla formazione personalizzata, dall’informazione sulle opportunità diinvestimento alla concessione di contributi a fondo perduto per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese ed il consolidamento di quelle esistenti. 

«Imprese femminili – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna, Giorgio Guberti – che emergono in settori innovativi e che sono all’avanguardia per sostenibilità e qualità del lavoro. Donne protagoniste nei vari ambiti dell’arte e della cultura, grazie al talento e alla creatività. Dispongono di saperi e linguaggi nuovi, di strumenti di comunicazione e di espressione di straordinaria potenza, vogliono investire la loro originalità e, con piena ragione, chiedono spazio. Uno spazio che non sempre, come sappiamo, viene loro riconosciuto. Il Consiglio camerale, – conclude il presidente – nel rafforzare le funzioni del Comitato, ha ritenuto, da un lato, di assicurare la rappresentanza equilibrata dei territori coinvolti nei processi di accorpamento e, dall’altro, di valorizzare il ruolo delle Organizzazioni imprenditoriali a supporto delle imprese».

Le imprese femminili in provincia di Ravenna

In provincia di Ravenna erano 7.873 (il 21,3% del totale), le imprese femminili alla fine del 2023, quota più elevata della media regionale (21,1%) e dipoco inferiore a quella nazionale (22,2%). 32 unità in più rispetto al 2022, con una concentrazione stabile nel tempo, per lo più nei Servizi (36,7%), nel Commercio (23,9%) e nel Turismo (13,3%), che vede positiva la performance della maggior parte dei settori di attività. Cervia (23%) e Ravenna (22,8%) i Comuni con il più alto tasso di femminilizzazione, il più basso nel comune di Bagnara di Romagna (16%). È quanto emerge dall’indagine condotta dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio sui dati del Registro delle Imprese.

Le imprese femminili giovanili e straniere

L’andamento è determinato in particolare dalla movimentazione delle imprese femminili giovanili e straniere. A fine 2023 le imprese femminili a cui è possibile attribuire i caratteri di under 35 erano 686, pari all’8,7% delle imprese in rosa ravennati. Una quota ancora ridotta (nel 2022 erano l’8,6%) ma più elevata rispetto allo stesso indicatore riferito alle non femminili (6,2%), a conferma che il tessuto produttivo femminile resta mediamente “più giovane” di quello maschile. Sono concentrate per lo più nel commercio (24,6%) e nei servizi alle persone (18,1%) e la consistenza, in termini di variazione percentuale, delle attività di giovani donne evidenzia una tendenza positiva (al netto delle cancellazioni d’ufficio) che conduce ad un +1,2%, contro la tendenza invece negativa in Emilia-Romagna e mediamente in Italia (rispettivamente, -3,3% e -4,3%, rispetto al 2022).

Alla stessa data, le imprese femminili straniere sono risultate 1.088, pari al 13,8% del totale delle imprese rosa ravennati (l’incidenza per le non femminili si ferma al 12%). Sono diffuse, in particolare, nel commercio (29,7%), alloggio-ristorazione (17,2%) e servizi alle persone (15,7%); rispetto al 2022 hanno fatto registrare un forte incremento tendenziale (+7,5%) ed è stata la crescita delle imprese femminili straniere a determinare grandissima parte dell’evoluzione positiva complessiva delle imprese femminili. Le imprese femminili gestite da donne nate all’estero, in 12 anni sono risultate sempre in aumento, con una variazione percentuale più intensa (+93,7%) rispetto alle straniere non femminili (+32%). E anche nel 2023, al netto delle chiusure d’ufficio, le iscrizioni sono state superiori alle cessazioni.

Nuove imprese femminili in crescita nei settori performanti

Al lordo delle operazioni di chiusura d’ufficio, le aziende ravennati partecipate in prevalenza da donne sono risultate 32 in più rispetto al 2022 (+0,4%, a fronte del +0,3% registrato dal sistema imprenditoriale collettivo, in termini divariazione percentuale), in controtendenza con i valori registrati mediamente in Emilia-Romagna (-1%) ed in Italia (-0,7%). 

Nel complesso, le imprese femminili registrate a Ravenna si concentrano al loro interno nel commercio (23,9 imprese femminili su 100 operano nel commercio, a fronte di 18,3 su 100 di quelle “non femminili”), nel settore dei servizi (36,7% per le femminili e 22% per quelle “maschili”) e nel turismo (13,3% contro 7,7%); meno nel settore primario (11,8% contro 18,1%), nell’industria (6,6% contro 8,5%), nella logistica (1% contro 3,6%) ed in misura molto minore nell’edilizia (3,2% contro 17,8%). 

Le forme giuridiche

L’aumento costante delle imprese costituite in forma di società di capitale, ha interessato anche le imprese femminili (+2,2%); in crescita pure le ditte individuali (+0,9%), che si confermano la forma giuridica più diffusa fra le imprese capitanate da donne: il 62%, infatti, sono imprese individuali, il 16,7% società di persone ed il 19,5% società di capitali. Trend negativo, invece, per le società di persona (-3,4%) e per le restanti altre forme giuridiche.

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